22 "Pe t'avè", Ntò

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5 anni prima
Siria

Ero distesa nel letto, avvolta da un dolore che mi sembrava impossibile da placare.

Il film che scorreva sullo schermo raccontava una storia d'amore perfetta, proprio ciò che io e Ciro non eravamo stati.

Le lacrime scivolavano silenziose, mescolandosi ai colpi di scena del film, mentre mi aggrappavo al cuscino, cercando di reprimere i singhiozzi.

Era notte fonda, e la casa era immersa in un silenzio opprimente.

Mia madre era uscita con il suo compagno, lasciandomi sola con i miei pensieri e la solitudine. Ogni tanto, il rumore del film riempiva il vuoto, ma il dolore che sentivo dentro era ben più forte.

Improvvisamente, un colpo secco alla porta mi aveva scossa. Il rumore mi aveva fatto sobbalzare.

Guardai l'orologio e vidi che era tardi. Mi alzai dal letto con fatica, le gambe deboli, e mi avvicinai alla porta, il cuore che batteva forte.

Chi poteva essere a quell'ora?

Il secondo colpo fu più deciso, e sentii una voce provenire dall'altra parte della porta. Era Ciro.

«Piccrè, arap! So Cir.»

La voce era carica di urgenza e preoccupazione, e non potevo ignorare il dolore e la disperazione che la accompagnavano.

Sentii il mio cuore accelerare, mentre mi affrettavo ad aprire la porta.

Quando finalmente la aprii, mi trovai davanti Ciro.

La sua espressione era una miscela di frustrazione e tristezza, il volto pallido e il respiro affannoso.

Era visibilmente scosso, e i suoi occhi, che normalmente mi facevano sentire al sicuro, ora erano colmi di una tensione palpabile.

«Cì che ci fai qua?» La mia voce era quasi un sussurro, e non riuscivo a nascondere la sorpresa e la confusione.

«Siria, nun cia facc chiu» disse, la voce rotta dall'emozione. «Agg pnzat a chell ca è succies, nun pozz sta senz e te.»

Il suo sguardo sincero e vulnerabile mi colpì.

Non sapevo se ero pronta a ricominciare, ma la sua presenza mi faceva sentire meno sola, anche se non ero sicura se fosse una buona cosa.

«Ciro, non dovresti essere qui,» dissi, con la voce tremante. «Abbiamo bisogno di tempo, di spazio.»

Lui annuì, ma il suo sguardo rimase fisso su di me, come se volesse leggere dentro di me.

«Lo so, Siria. Ma nun cia facc, mi manchi tutto il tempo.»

Sentii il peso delle sue parole e il dolore della nostra separazione.

Le lacrime cominciarono a scendere di nuovo, e non potei fare altro che abbracciarlo, cercando conforto nella sua presenza, mentre il passato e il futuro sembravano mescolarsi in una confusione di sentimenti.

Il dolore che sentivo era il suo. «Cì, non posso vederti così.»

Il suo respiro caldo mi accarezzava la pelle, mi allontanai leggermente per guardarlo negli occhi, cercando una conferma della sua sincerità, e vidi una miscela di speranza e disperazione che mi travolse.

«Ciro, la pausa è per il nostro bene, lo sai questo?»

«Lo so,» interruppe, il suo volto più vicino al mio. «Ma nun po frni accussi, ij t'amm chiu ra vita mij. Prometto di diventare un uomo migliore per te.»

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