40 "TE NE VAJE",VMonster

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5 anni prima
Siria

Mentre ci avvicinavamo alla porta di casa, Ciro si fermò un attimo, visibilmente nervoso.

Le sue mani si muovevano incessantemente, e il suo sguardo era fisso sul pavimento.

«Siria, m sto cacann nu poc sott» confessò, il suo tono basso e sincero. «Comm facc a piacè a mammt?»

Posai una mano sulla sua spalla, cercando di rassicurarlo. «Cì, tranquillo. Sii te stesso e andrai benissimo, ne sono sicura.»

«O sacc, ma...» Si interruppe, esitando.

«Nessun "ma", Ciro! E se non le piaci so cazz re suoij non tuoi. Ok? Io sto con te»

Ciro annuì, ma l'ansia era ancora evidente nel suo sguardo. Con un respiro profondo, ci dirigemmo verso l'ingresso, pronti ad affrontare la cena.

Quando finalmente ci sedemmo a tavola, l'unico profumino che sentivo era quello dei crumble cookies che avevo cucinato per Ciro.

Mia madre servì il cibo e, con un sorriso, disse: «Spero che ti piaccia, Ciro. Buon appetito a tutti.»

Ciro, assaporando un boccone, si illuminò. «Mhm mammami, nun avev maij mangiat accussi buon.»

Mia madre, visibilmente compiaciuta, annuì. «Mi fa piacere. Siria, ti piace?»

Annuii «Tantissimo, mà.»

L'atmosfera sembrava distesa, ma Antonio, seduto al lato, non tardò a rovinare il momento. «È bello tornare a casa, dopo una giornata pesante di lavoro, e trovare il piatto a tavola, vero Ciro?»

Ciro si rigidì, la sua espressione cambiò. «Assolutamente.»

Antonio, con sguardo serio rispose: «Spero che hai chiari gli obiettivi per il tuo futuro: trovare un buon lavoro onesto, e avere una bella donna affianco che ti aspetti la sera a casa.»

«Foss nu bell sogn, con Siria affianco però.» disse Ciro.

Antonio sospirò, scuotendo la testa. «Cirù, Siria è una brava ragazza, lo sai questo? È brava a scuola, vuole laurearsi in futuro...»

Ciro cambiò espressione «E cu chest c vuo ricr?»

Antonio rise con disprezzo. «Non vorrai mica trascinarla sulla cattiva strada?»

Ciro, cercando di mantenere la calma, rispose: «Nun o facess maij e lei lo sa.»

Antonio continuò a provocarlo. «Io penso che lei possa essere influenzata dai tuoi comportamenti e dalla vita che fai, anche senza rendersene conto.»

«Antonio, basta!» La voce di mia madre, si alzò dalla tavola, tentando di calmare le acque prima che la situazione degenerasse.

Posò il cucchiaio sul piatto con un rumore deciso e si rivolse ad Antonio, lo sguardo duro.

«Non è il momento di discutere di queste cose, lasciamoli in pace per una sera.»

Antonio, però, ignorò l'avvertimento. «Lasciarli in pace? E quando dovremmo parlarne? Quando sarà troppo tardi?»

Ciro abbassò lo sguardo, il pugno che stringeva la forchetta tremava leggermente.

Tentava di non reagire, di non dar corda alle provocazioni, ma Antonio lo stava spingendo sempre più oltre. «Ij facc a vita mij, Siria fa la sua. È libera di decidere e io non la trascinerò in niente.»

Antonio lo fissò, lo sguardo colmo di una cattiveria sottile, velenosa. «Ah, tu saij cre a libertà, Ciro? Tu, che vivi sempre col rischio di finire in galera o peggio, morto in qualche vicoletto? La libertà, p'te è na parola vuot.»

Ciro sollevò lo sguardo lentamente, il viso ormai teso come una corda sul punto di spezzarsi. «Ch sfaccimm n saij tu ra vita mij?»

«So più di quanto pensi.» Antonio inclinò la testa, la sua voce divenne più fredda, quasi glaciale. «Sacc ca ta faij cu gent e merd, ca t miett in situazioni e merd. E saij ch succer, Ciro, quand e cos vann mal? A famiglia toij e, pur Siria, pagheranno per le tue scelte.»

«Antonio, ti prego, basta...» intervenni, il viso pallido, gli occhi che lo imploravano di fermarsi.

Ma Antonio non sembrava intenzionato a cedere.

«Staij pazziann a fa o criminal, ma sta vita ti porterà via tutto. E in parte, suppongo, che già sia stato così, non è vero?»

mia madre si alzò in piedi, tentando nuovamente di zittirlo. «Antonio, mó bast! Stai esagerando!»

Ma Antonio non si fermò. «Sei già con un piede nella fossa, Ciro. E nun m n fott nient e te ma nun pnzà ca t facc trascinà a Siria appriess a te.»

A quel punto, la tensione nella stanza era palpabile.

Ciro, visibilmente frustrato, si alzò, riferendosi a me «Agg vist o distintiv primm, nun me itt ca chistu scem facess a guardij!» sbottò, la sua voce carica di disprezzo.

Antonio si fece serio, avvicinandosi. «Tu e la gente come te, Ciro, nun sapit comm funzion o munn.»

Ciro, ormai sul punto di esplodere, fissò Antonio con intensità. «A me m'fanno schifo e guardij!» esclamò, mentre l'aria si faceva pesante attorno a noi.

Mia madre si voltò verso di me, mentre cercavo di fermare Ciro. «Cì, aspetta!» lo chiamai.

Lui si voltò e corse verso l'uscita «Statt cu l'infam comme te, Siria.» disse, sbattendo la porta.

«Lascialo da solo,» disse mia madre con un tono fermo, ma un velo di tristezza attraversava il suo viso.

Le lacrime salivano agli occhi mentre mi giravo verso di lei. «Che cazzo avete fatto...»

«Siria...gli passerà»» rispose mia madre, ma il suo viso era attraversato da un'espressione di preoccupazione.

Antonio, infuriato, indossò rapidamente il giubbino, pronto a inseguire Ciro. «M n'aggia i»

Senza pensarci due volte, mi alzai in piedi, bloccandolo. «Nun t permettr e t movr. Non gli farai nulla!»

Antonio annuì, ma la sua espressione era carica di disprezzo. Si girò, chiudendosi nel bagno, lasciando l'atmosfera carica di tensione e incertezza.

Rimasi in silenzio, con il cuore in tumulto.

Non sapevo come avremmo potuto superare questa situazione, ma la mia mente era fissa su Ciro, preoccupata per la sua sicurezza e per come avremmo potuto ricomporre i pezzi di questa cena disastrosa.

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