33 "EPISODIO D'AMORE", Geolier

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Presente
Ciro

Sto ancora sul divano, le mani in faccia, cercando di capire che cazzo sia appena successo.

Siria è uscita, mezza ubriaca e incazzata, e io sto qui, con il suo calore ancora addosso e la testa che mi scoppia.

"Ch sfaccimm staij facenn, Ciro?" mi ripeto mentre fisso il soffitto.

Dovevo fermarmi prima, cazzo!

Dovevo ricordarmi chi è lei, cosa mi ha fatto.

Ma no, è bastato un attimo, e ho perso la testa come un ragazzino.

Siria.

Siria, la stronza che mi ha venduto.

Non me lo dimentico, non posso.

Eppure, ogni volta che la vedo, è come se... cazzo, è come se non riuscissi a fare a meno di lei.

Mi alzo dal divano, i nervi a fior di pelle.

Sfilo una sigaretta dalla tasca, me la metto tra le labbra e l'accendo.

La prima tirata mi brucia la gola, ma non abbastanza da calmare il casino che ho in testa.

La mia mente torna a quella notte di merda.

Sirene, luci blu che tagliano la strada, il rumore delle manette che mi stringono i polsi.

E lei.

Lei che mi guarda da lontano, senza dire una parola, senza fare un cazzo.

Era lei a darmi via, a chiamare la polizia.

All'inizio non ci volevo credere.

Pensavo fosse un errore, che qualcuno l'avesse incastrata.

Ma no, la verità era molto più semplice.

Mi aveva tradito.

Per salvare il suo culo, aveva consegnato me.

Siria, la persona di cui mi fidavo di più, quella che non credevo mai capace di una cosa simile.

Faccio un'altra tirata, più lunga stavolta.

Il fumo si mescola alla rabbia che mi sale dentro.

Quando stava sopra di me, il suo corpo così vicino... cazzo, volevo scoparla.

Volevo dimenticare tutto e lasciarmi andare.

Ma no.

Non posso dimenticare.

Non dopo tutto quello che mi ha fatto passare.

Cinque anni della mia vita buttati per colpa sua.

Cammino avanti e indietro nella stanza, la sigaretta quasi consumata tra le dita, il fumo che mi esce dalle labbra in nuvole dense.

Il desiderio è ancora lì, che mi brucia nelle vene, ma insieme a quello c'è la rabbia.

Una rabbia che non riesco a scrollarmi di dosso.

La odio, ma allo stesso tempo la voglio.

Che razza di maledizione è questa?

Mi torna in mente com'era prima.

La Siria di una volta.

Quella che non aveva paura di sporcarsi le mani, quella che correva con me, che rideva di tutto.

Eravamo una squadra.

Eravamo complici.

E poi? Poi mi ha tradito.

Stringo la sigaretta tra i denti, tirando più forte, il fumo che riempie i polmoni e mi annega nei pensieri.

Come cazzo ha potuto?

Come ha potuto farmi questo?

Non c'è niente di più schifoso di chi ti volta le spalle.

Le ultime boccate della sigaretta sanno di cenere, ma non la butto.

Il fumo mi dà almeno l'illusione di avere il controllo.

Stasera, mentre ridevamo, mentre si buttava addosso a me... per un attimo ho dimenticato tutto.

Era come se fossimo tornati indietro, come se non ci fosse stato quel maledetto tradimento.

Ma poi mi ricordo chi è, e tutto torna a bruciarmi in petto.

«M faje asci pazz, Siria,» le ho detto.

E cazzo, lo pensavo davvero.

Ma non nel modo che pensa lei.

Butto la sigaretta sul pavimento e la schiaccio con rabbia.

Non posso credere che, dopo tutto questo tempo, ancora mi incasino così per lei.

La verità? Non posso perdonarla.

Non dovrei nemmeno desiderarla.

Ma ogni volta che siamo vicini, il passato sembra lontano, come se non esistesse più.

E rimane solo questa cosa tra noi, questo fottuto fuoco che non si spegne.

Domani sarà di nuovo tutto come prima.

Lei tornerà a odiarmi, a farsi gli affari suoi, e io resterò qua, con lo stesso fottuto vuoto che mi porto dentro da anni.

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