15 "Muore pe' mme (Remix)", Rico Fermiano

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Presente
Siria

Finalmente arrivo a casa di Carmela, e un senso di sollievo mi avvolge immediatamente.
La familiarità di questo posto mi accoglie, come una seconda pelle.

Carmela, con il suo sorriso amichevole e accogliente, si precipita verso di me appena entro.

«Siria, come stai?» esclama, abbracciandomi con calore.

Il profumo di caffè appena fatto e di pasticcini si mescola all'aria, rendendo l'ambiente ancora più accogliente.

«Decisamente stanca!» rispondo, restituendo l'abbraccio e lasciando che il peso della giornata si dissolva.

Mi sento come se avessi trovato un rifugio sicuro dopo una lunga marcia.

Mentre entriamo in casa, il calore della cucina mi avvolge. I mobili in legno scuro e le pareti color crema, con le loro foto di famiglia e i piccoli dettagli decorativi, mi fanno sentire a casa.

«Quella è nuova?»commento, osservando la foto incorniciata di lei da bambina con i tacchi di sua madre.

«Non guardarla! L'ha messa lì mia madre.» risponde Carmela divertita, mentre ci dirigiamo verso la cucina.

Mi invita a sedermi al tavolo e comincia a preparare il caffè, chiacchierando mentre lo fa.

«Allora, come va l'università?» mi chiede, mentre io mi sistemo sulla sedia e appoggio la borsa accanto a me.

C'è una nota di genuino interesse nella sua voce, e mi fa piacere poter parlare con qualcuno che mi conosce bene.

«Oh, è un caos come al solito,» dico ridendo, «Ma riesco a gestirlo. Menumal ca teng na paus.»

Carmela sorride e annuisce. «Lo so, lo so. A volte serve proprio staccare un po'. Edoardo è in giro, penz ca ven ambress.»

Mi rilasso mentre il caffè inizia a riempire la cucina con il suo aroma avvolgente. La conversazione scorre naturalmente, e non c'è mai un silenzio imbarazzante.

«Hai sentito più a Vincenzo dopo, beh, quello che è successo?» mi chiede Carmela, cambiando argomento mentre mi serve una tazza di caffè.

«No, non ancora. Pensi che dovrei chiamarlo?»rispondo, accettando la tazza con gratitudine.

La sento ancora calda tra le mani, e la sensazione è confortante.

«Sai, non penso che lui abbia sospettato della guerra che vi stavate facendo tu e Ciro.» Dice mentre sorseggia il caffè.

«Quindi, credi che per lui sia stata solo una scopata?» deglutisco.

Carmela mi guarda comprensiva «Siria, mi auguro che non sia così.»

Il suono del campanello rompe l'atmosfera tranquilla della nostra chiacchierata. Mi alzo e mi dirigo verso la porta.

Mentre mi avvicino, il mio cuore accelera, non tanto per il pensiero di chi possa essere, ovvero Edoardo, bensì da chi è con lui.

Infatti, parlo del diavolo e spuntano le corna.

Apro la porta e, davanti a me, si trova Ciro, con Edoardo al suo fianco. Il cuore mi salta un battito.

È sempre più bello e i suoi occhi sono pieni di una scintilla carica di sfida.

«Siria.» Edoardo con un cenno del capo mi saluta ed entra in casa.

«Ciao, Edo.» rispondo.

«Stranamente aro stong ij staij tu, o sbaglio?» dice Ciro, la voce calda e vellutata, mentre mi fissa con un'espressione che oscilla tra il divertito e il provocatorio. «Sembra ca o faij appost.»

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