11 "Odij E Ammor", VMonster

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Presente
Siria

Ho deciso che è arrivato il momento di reagire. Ogni giorno, mentre lo vedo continuare a rovinarmi la vita, mi accorgo che non posso più restare passiva.

I suoi attacchi sono diventati insopportabili, e non posso permettere che continui a dominare la mia vita con la sua arroganza.

Da quando ci siamo scontrati nel cortile dell'università, mi sono impegnata a fondo per indagare sulle sue abitudini e scoprire i suoi punti deboli. Ho passato ore a studiare dove si ritrova, chi frequenta e quali sono le sue debolezze. E stasera, ho deciso che è giunto il momento di agire.

Ho scoperto che Ciro e i suoi amici si ritrovano spesso in un bar malfamato, noto per essere un ritrovo di vecchie conoscenze di Ciro. Questo posto è il suo territorio, e colpirlo qui sarebbe un segnale forte.

Stasera, mi apposto nei pressi del bar. È un luogo che ha sempre emanato una sensazione di sgradevole familiarità. Le luci al neon lampeggiano nervosamente sopra l'insegna sbiadita, e l'aria è intrisa di fumi e odori di cibo fritto.

Mi sento un po' fuori luogo, ma so che devo farlo. Questa è la mia occasione per dimostrare che non sono più una vittima, che posso affrontarlo a viso aperto.

Osservo l'ingresso del bar, cercando di vedere se Ciro è già arrivato. Mi sembra di avere un po' di tempo, così mi metto in un angolo, vicino alla porta, e osservo i movimenti di chi entra e esce.

La mia mente è in fermento: i preparativi, le foto compromettenti che ho trovato, la strategia. Tutto sembra così lontano ora che sono qui, ma sono determinata.

Finalmente lo vedo. Ciro entra nel bar, accompagnato da un paio di amici. Sono tutti visibilmente rilassati, come se quel posto fosse una loro seconda casa. Il mio cuore accelera, ma cerco di mantenere la calma. Se c'è un momento in cui posso colpirlo, è adesso.

Inspiro profondamente e faccio il mio ingresso nel bar. Il rumore e l'atmosfera sgradevole mi avvolgono immediatamente. Gli avventori si voltano a guardarmi, notando il mio arrivo.

Non ho bisogno di farmi notare da nessuno in particolare, ma so che tutti conoscono la storia tra me e Ciro. Gli amici di Ciro mi fissano, e posso percepire l'attesa. Si aspettano che io abbia paura e che me ne vada. Ma non è così che voglio che si svolga la situazione.

Mi dirigo verso il tavolo dove Ciro sta seduto, il suo sorrisetto di superiorità è quasi palpabile.

Lui alza lo sguardo quando mi avvicino. Sento i suoi occhi penetranti su di me e cerco di non far trasparire il mio nervosismo. Le sue espressioni mi fanno capire quanto sia sicuro di sé, quanto pensi di avere il controllo della situazione. Non mi lascio intimidire.

Arrivata al tavolo, senza dire una parola, gli getto una busta chiusa. Ciro sembra sorpreso, ma il suo sorriso non si spegne.

Prende la busta e la osserva per un momento, curioso e irritato. La scarta con calma e inizia a guardare le foto all'interno. Vedo il suo sguardo cambiare mentre riconosce i volti e le situazioni. Il suo sorriso scompare lentamente, sostituito da una crescente preoccupazione.

«Cre cca?» spiega visibilmente irritato.

Non rispondo immediatamente. Gli lascio il tempo di realizzare il contenuto delle foto, di assorbire l'impatto di ciò che sta vedendo. Finalmente, solleva lo sguardo verso di me, i suoi occhi pieni di una nuova forma di inquietudine.

«Aro le pigliat sti fot, Siria?»

Sorrido con freddezza, la mia voce è calma e decisa. «Volevo solo che tu capissi cosa può succedere quando si gioca con il fuoco. Queste foto rappresentano solo l'inizio, Ciro. Ho trovato molto di più su di te.»

Ciro tenta di mantenere una facciata di indifferenza, ma la sua mano trema leggermente mentre posa le foto sul tavolo.

«M vuo fa mettr appaur?»

Improvvisamente, Ciro si alza in piedi e, con una rapidità che non mi aspettavo, mi afferra per il collo.

Sento il suo respiro caldo contro il mio viso, e il suo sguardo è furioso. «Tagg arricurda cu chi staij parlann? Miet't natavot contr a me e nun c penz doij vot primm e t sparà ngap.»

Con una mano, indica la Glock che ha infilata nei jeans scuri. La vista dell'arma aumenta la mia ansia, ma non mi lascio sopraffare. Mi sforzo di mantenere la calma e di non trasmettere paura. «Nun teng paur e te.»

Ciro stringe la presa sul mio collo per un momento, il suo viso così vicino al mio da rendere il suo sguardo penetrante quasi insopportabile.

Poi, con uno scatto, mi spinge indietro e si siede di nuovo al tavolo. Il suo volto è contorto in un'espressione di rabbia e frustrazione.

«Dovresti invece.»

Senza perdere tempo, mi avvicino al tavolo e, con un tono deciso, aggiungo: «Se continui a rovinarmi la vita, sarò lieta di fare altrettanto.»

La tensione è palpabile mentre lo fisso dritto negli occhi. Il bar sembra essere diventato un palco per il nostro scontro.

Ciro sembra incapace di rispondere, il suo orgoglio è stato colpito e la sua sicurezza vacilla.

«A principessin r'o cazz.»

Prima di uscire, con passo deciso, sento lo sguardo di tutti nel bar su di me. Non solo ho colpito Ciro, ma ho anche creato un clima di sospetto intorno a lui.

Le sue conoscenze inizieranno a dubitare della sua integrità e le sue alleanze potrebbero cominciare a sgretolarsi. Questo atto di vendetta psicologica è più devastante di qualsiasi confronto fisico.

Mentre mi allontano dal bar, la notte è fredda e tranquilla. Ogni passo che faccio sembra più leggero, eppure dentro di me c'è una tempesta di emozioni.

Ho fatto la mia mossa, e ora aspetto di vedere come Ciro risponderà.

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