29 "Stasera", Nicola Siciliano

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Presente
Siria

Uscendo dal bar, l'aria di Napoli è frizzante, quasi pungente.

Camminiamo in silenzio, io e Ciro, il peso delle parole non dette tra di noi.

Ogni tanto, mi lancia sguardi furtivi, ma non riesco a ignorare l'astio che permane l'aria. «Mi dispiace per il preservativo nel cruscotto.» dice con un tono che sa di provocazione.

«Ah davvero?» rispondo, mantenendo la guardia alta. «Io non credo.»

«M piac quand t apprsient addu me tutt arraggiat.» La sua voce è tagliente, un modo per colpire dove fa male.

«Pur a me piacerà» dico, irritata «riempirti la faccia di schiaffi.»

Arriviamo di fronte a casa di Ciro, e lui si ferma, le spalle tese.

«Taggia fa vre na cos.» dice, senza preamboli.

Lo seguo dentro, il cuore che batte forte.

La casa è vuota, i ricordi di Don Salvatore fluttuano nell'aria.

«Spero che tu non stia cercando di farti perdonare con i bei ricordi.» dico, ma lui ignora il mio sarcasmo.

«Uard» dice, aprendo un mobile e tirando fuori un piccolo vasetto. «Queste sono le ceneri di mio padre.»

Il suo tono è grave, e la mia irritazione svanisce un attimo. «Non ci sono stati funerali,»continua, lo sguardo fisso nel vuoto. «Ero l'unico presente quando l'hanno messo nella bara.»

Sento il peso delle sue parole. «Ciro, mi dispiace,» dico, cercando di toccare la sua spalla, ma lui si allontana.

«Non voglio la tua pietà,» ringhia, ma l'emozione nella sua voce tradisce la sua vulnerabilità. «So rimast sul. L'unico ancora in vita della famiglia Ricci.»

Le sue parole colpiscono duro. «Non sei solo, Ciro. Hai ancora... me, in un certo senso» provo a dire, ma so che suona falso.

«Nun teng bisogn e te, primm faciv part ra famigl ma ora...» inizia.

«Cí, possiamo solo onorare tuo padre in questo momento?» dico, provando a spostare la conversazione verso un terreno più neutro.

«Onorarlo? Comm facimm?» risponde, la voce che si alza. «Nun vulev manc o funeral.»

«Con una lettera magari.» rispondo.

«Na lettr nun mo port natavot aret.» ribatte.

«Certo che no. È un modo per esprimere ciò che provi. È morto da pochi giorni, e non hai avuto modo di dirgli niente,» dico, cercando di farlo riflettere.

Ciro sbuffa, il suo sguardo scettico. «E c caggia ricr? Nun sacc manc scrivr.»

«Posso aiutarti,» dico, mentre lo spingo verso la cucina. «Insieme possiamo farlo.»

Ciro si guarda intorno e prende un foglio di carta sgualcito e una penna.

«Siria, ma ossaije già ca nun sacc scrivr» risponde, con un sorriso amaro. «È na figur e merd.»

«Smettila di pensarla così,» lo incoraggio. «Non è un tema scolastico. È una lettera.»

«Embe c'essa scrivr?»

«Prova a scrivere quello che senti,» dico, «Inizia con "Ciao papà"»

Ciro afferra la penna, riluttante. «"Ciao papà?" E po?»

«Parla di lui, di come ti manca, di quello che hai vissuto insieme,» dico, incoraggiandolo.

Con un sospiro, inizia a scrivere, le parole che escono a fatica. «Ciao papà, mi manchi... Non riesco a credere che te ne sei andato.» Dopo un momento, continua: «Ogni giorno senza di te è più difficile. Ricordo quando mi portavi a comprare le sigarette e mi insegnavi a guidare senza avere ancora la patente.»

Si ferma, scrutando il foglio. «Ua sij babb stess ca ricess ca nun song chiu omm p ste scimità ca m staij facenn scrivr.»

«Ciro, vir ca staij scrivenn tutt cos tu. Non dare la colpa a me.» dico, leggendo le sue frasi.

Poi dico :«"È più difficile", la E deve avere l'accento.»

Ciro annuisce, ma il suo sguardo è ancora incerto. «Poi continuo con:«Non ti preoccupare, ti vendicherò. Onererò il nome dei Ricci fino alla morte.»

«Perfetto,» rispondo. «Ecco, bravo.»

Dopo un po', Ciro legge la lettera ad alta voce, la sua voce tremante ma sicura:

"Ciao papà, mi manchi... Non riesco a credere che te ne sei andato. Ogni giorno senza di te è più difficile. Ricordo quando mi portavi a comprare le sigarette e mi insegnavi a guidare senza avere ancora la patente. Non ti preoccupare, ti vendicherò. Onererò il nome dei Ricci fino alla morte.
Qui le cose vanno di merda senza di te, ma tengo duro. Mi hai insegnato a non mollare mai, e non lo farò. Anche se non ci sei, so che mi guardi da lassù. Farò tutto quello che devo fare, per te, per noi, per la nostra famiglia."

Quando termina, guarda il foglio con un misto di meraviglia e incredulità. «E mo? Ne cagnat nient.»

«Ma hai messo in parole ciò che provi,» dico, sentendo un legame più forte tra di noi. «Questo è importante.»

Ciro si alza, un sorriso beffardo sul volto.

«Vabbuo ja, e mo c n pienz e ber nu poc p festeggià?»

Rido, sollevata dalla sua ironia. «Non so se 'festeggiare' sia la parola giusta, ma facimml nu brindisi.»

«Un brindisi a Don Salvatore Ricci» dice, alzando un bicchiere invisibile. «E alla scrittura di lettere, ca nun ev maij pnzat e lo fa.»

Entrambi sorridiamo, il peso del dolore che si affievolisce, anche solo per un momento.

In quel frangente, non siamo più solo due ragazzi in conflitto, ma due anime che cercano di fare pace con il passato.

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