20 "NIENTE", Liberato

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5 anni prima
Siria

La serata era fresca, l'aria umida di pioggia sembrava appesantire ogni passo che facevamo.

Camminavamo verso la macchina, ma il silenzio tra di noi era teso. Ogni secondo che passava, sentivo crescere una distanza che non sapevo come colmare. Sapevo che qualcosa lo stava tormentando, lo capivo dal modo in cui stringeva i pugni e dalla sua mascella serrata.

Avevo solo paura di scoprire cosa.

Quando finalmente parlò, la sua voce tagliò il silenzio come una lama.

«Nun può continuà a t cumpurtà accussi, Siria.»

Mi fermai, sorpresa dall'intensità delle sue parole. Mi girai lentamente verso di lui, incrociando il suo sguardo accusatorio. «Così come?»

«Fredda, distante,» disse, il tono duro. «Aier e ser nun me rat a buonanott, quand stamm nsiem par ca staij a nata part, ch succer?»

Inspirai profondamente, cercando di restare calma. Non volevo far esplodere la situazione.

«Cì, non è vero. Sono stressata a causa della scuola, ho tanti pensieri in testa e...»

«Sempre le stesse scuse.» Mi interruppe lui, la sua voce piena di rabbia trattenuta. «Stressata, impegnata... E io? Ch cazz signific p te sta relazion?»

Sentii un nodo alla gola. Non volevo litigare, non volevo discutere con lui. Non oggi.

«Non tutto riguarda te, Ciro. Teng ati cos p cap mo.»

Ma le mie parole non fecero che peggiorare la situazione. Lui fece un passo verso di me, invadendo il mio spazio personale. Sentivo la sua presenza, opprimente, e il cuore iniziò a battermi più forte.

«Ah, agg capit» disse, con un sarcasmo tagliente. «Tien ati cos p cap, natu guaglion, Siria?»

Sbattei le palpebre, incredula. «Di che cazzo parli, Ciro?»

«Dimmelo tu, Siria» Il suo sguardo era duro, quasi accusatorio. «E cunusciut a nat?»

Sentii la rabbia salire lentamente dentro di me. Come osava accusarmi così? «Ecco perché io e te non funzioniamo. La tua gelosia è tossica.»

«Gelosia?» sbottò lui, stringendo i pugni ai lati del corpo. «Ah mo foss colpa mij?»

«Si è colpa tua!» urlai, finalmente perdendo la calma.

«È che tu non riesci a vedere oltre la tua gelosia. Mi soffochi, Ciro. Ti arrabbi per ogni piccola cosa, come se ogni uomo che mi parla fosse una minaccia per te!» La mia voce tremava, ma non riuscivo a fermarmi.

La frustrazione e la rabbia avevano preso il sopravvento.

Ciro si allontanò di un passo, il volto teso in un'espressione di incredulità. «Quindi è per questo che ti comporti così con me?»

«No! Sto solo dicendo che voglio il mio spazio, come è giusto che tu abbia il tuo. Ciò non vuol dire che io non ti amo più.»

Ciro sbuffò, il suo sguardo rabbioso non accennava a calmarsi. «Bho, ossaije ca ij teng bisogn di attenzioni.»

Lo fissai, sentendo il peso delle sue parole. «Più di quelle che ti do?»

Lui si girò e iniziò a camminare avanti e indietro, come se cercasse di sfogare la sua frustrazione. «Nun sacc chiu chell c'aggia pnzà, Siria.»

«Mi sento chiusa in una gabbia.» affermai.

Ciro si fermò, le spalle curve. Il silenzio tra di noi era denso e pesante. Mi girai verso la macchina, sentendo la tensione crescere.

Avevo bisogno di prendere un respiro profondo, di calmarmi. La rabbia e il dolore si mescolavano in un groviglio confuso, e non riuscivo a trovare le parole giuste per spiegare.

«Forse hai ragione» disse infine Ciro, la voce più calma ma intrisa di stanchezza. «Forse sono io a sbagliare, forse so tropp glus, forse m facc troppi paranoij, fors nun è over ca sij fredd cu me.»

Guardai il suo volto stanco e deluso e sentii il mio cuore spezzarsi. Non volevo che finisse così, ma sapevo che avevamo bisogno di tempo per chiarire tutto.

«Ho bisogno di tempo, Ciro. Per capire cosa voglio e cosa siamo davvero. Non posso continuare a vivere in questo caos.»

Ciro mi guardò con occhi stanchi e delusi, e per un attimo sembrò comprendere la mia angoscia. «Va bene,» rispose infine, con una nota di rassegnazione. «Fa comm vuo tu.»

Mi girai verso di lui, il cuore pesante e confuso. Non sapevo se questa pausa fosse la soluzione o solo una misura temporanea.

Ma sapevo che avevo bisogno di riflettere seriamente su tutto quello che Antonio aveva detto.

Avevo bisogno di capire se le preoccupazioni che mi aveva sollevato avessero un fondamento reale e cosa significassero per me e per Ciro.

Mentre mi allontanavo, l'umidità della sera sembrava rispecchiare il peso delle mie riflessioni.

Il conflitto con Ciro mi aveva messo di fronte a una verità scomoda, e la voce di Antonio sembrava aver trovato una risonanza inquietante dentro di me.

Forse era il momento di fare una pausa e riflettere su quello che era davvero importante, per capire se il nostro futuro insieme era possibile o se era meglio prendere strade separate.

Ogni passo che facevo verso la macchina era accompagnato da pensieri e dubbi che non riuscivo a scacciare, e l'unica certezza che avevo era che avevo bisogno di chiarire le mie idee e i miei sentimenti, per il bene mio e di Ciro.

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