26 "NUN CE PENZÀ", Liberato

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5 anni prima
Siria

Ero appena tornata a casa dopo aver trascorso la giornata a casa di Ciro.

Ero serena, ma il pensiero di rientrare nella mia casa, dove l'argomento "Ciro" era stato accuratamente evitato dall'ultima cena, mi creava una certa inquietudine.

Da quel giorno, non si era più parlato di lui.

Ogni volta che entravo in cucina, il silenzio pesante mi ricordava le parole di Antonio, il compagno di mia madre, e il suo sguardo preoccupato.

Mentre camminavo verso la cucina, cercai di prepararmi per quello che sapevo sarebbe stato un altro confronto scomodo.

«Ciao, Siria,» disse mia madre con un sorriso nervoso, cercando di apparire rilassata.

Ma il suo sguardo tradiva la tensione che aleggiava nell'aria.

Antonio era seduto al tavolo, le braccia incrociate, e il suo atteggiamento serio non prometteva nulla di buono.

Non viveva qui, ma si comportava come se fosse a casa sua.

«Ciao,» risposi, cercando di mascherare l'ansia che cresceva dentro di me.

Antonio si alzò, avvicinandosi con un'espressione seria. «Dobbiamo parlare,» disse, la voce carica di gravità.

Il mio cuore cominciò a battere più forte.

Non volevo affrontare di nuovo il tema di Ciro.

«Cosa c'è?» chiesi, cercando di mantenere la calma.

«Volevamo sapere se hai riflettuto su Ciro e sulla tua situazione,» iniziò Antonio, il suo sguardo penetrante.

Deglutii, cercando di trovare le parole giuste.

«Ho già detto che Ciro è una brava persona. Non voglio parlarne di nuovo.»

Antonio scosse la testa. «Non stiamo discutendo il suo valore come persona. Ma la vita che conduce è complicata, e devi considerare i rischi.»

«Rischi?» esplosi. «Ciro è il mio ragazzo! Non potete semplicemente ridurlo a un problema!»

Mia madre si fece avanti, visibilmente preoccupata.

«Siria, ti vogliamo bene. Non vogliamo che tu soffra. Ho visto troppe ragazze coinvolte con persone sbagliate. Ti prego, ascolta Antonio.»

Sentii il mio cuore stringersi. «Non posso allontanarmi da Ciro! È l'unica cosa bella che ho!»

Antonio alzò un sopracciglio, la sua determinazione rimaneva ferma.

«A volte, chi ci fa sentire vivi è anche chi ci può mettere in pericolo. È un rischio che non possiamo ignorare.»

In quel momento, la frustrazione esplose.

«Mamma, perché non lo fai stare zitto? Non è neanche mio padre!»

Le parole uscirono dalla mia bocca come un colpo. Mia madre si fermò, sorpresa e ferita.

«Siria, non dire così. Stiamo solo cercando di aiutarti.»

«Aiutarmi? Così? Non avete idea di quanto sia importante Ciro per me! Non capite nulla!»

Antonio fece un passo indietro, come se stesse valutando la mia reazione.

«Siria, ti prego. Stai con i piedi per terra. Non vogliamo controllarti, ma dobbiamo essere realisti. Se Ciro è coinvolto in questioni pericolose, tu potresti essere coinvolta, anche senza volerlo.»

«Cosa volete che faccia?» urlai, la frustrazione montando. «Lasciarlo senza nemmeno parlarci? Non posso! Non posso semplicemente dimenticarlo!»

«Non stiamo dicendo questo,» disse Antonio, cercando di mantenere la calma.

«Ma forse dovresti prendere un po' di distanza. Riflettere su ciò che è meglio per te.»

In un impeto di rabbia, afferrai un piatto e lo scagliai contro il muro.

Il fragore del vetro che si frantumava riempì la cucina, mentre mia madre indietreggiava, incredula.

«Basta!» urlai, le lacrime scendendo. «Non voglio più ascoltarvi!»

Mia madre si avvicinò, il viso pallido. «Siria, stiamo solo parlando.»

«Non ho nulla di cui parlare, fatevi gli affari vostri.»

Antonio scosse la testa. «Siria, quel ragazzo è solo una cottarella.»

«No!» dissi «Non parlare se non sai le cose. Io a Ciro lo amo.»

Mia madre aggiunse «Adesso non te ne rendi conto, ma se magari lo lasciassi andare non soffriresti neanche così tanto.»

Era seria?

«Non voglio sentire una parola di più!» li ammonì «siete due stronzi.»

Senza pensarci due volte, mi diressi verso la mia stanza e sbattei la porta con tutta la forza.

Il suono rimbombò, segnando il confine tra il mio mondo e quello che cercava di proteggermi.

Crollai sul letto, il cuore in tumulto.

Sapevo che dovevo affrontare le mie paure, ma le parole di Antonio continuavano a martellarmi nella testa.

Mi sentivo intrappolata tra l'amore per Ciro e il timore di ciò che significava.

La mia vita sembrava un campo di battaglia, e non sapevo se avrei trovato la forza per affrontare ciò che stava per arrivare.

Ma una cosa era certa: non avrei permesso che nessuno decidesse per me.

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