5 anni prima
SiriaCiro mi aveva accompagnata a casa, come faceva spesso, anche quella sera. Il motore del suo Liberty ronzava piano mentre rallentava davanti al mio portone.
Mi tenevo ancora stretta alle sue spalle, quasi non volessi lasciarlo andare, ma alla fine le mie mani scivolarono via lentamente. Scendevo dal motorino con un gesto automatico, sistemando la gonna del vestito che si era arricciata per il vento.
Lui mi guardava con quel sorriso sornione che conoscevo bene. Gli consegnai il casco, quello che indossavo sempre io, perché lui preferiva stare senza, come se niente al mondo potesse fargli del male.
Lo prese e se lo mise sotto il braccio, sempre con quel suo modo tranquillo, come se avesse tutto il tempo del mondo.
«C vrimm riman?» chiese, quasi sperando in una mia risposta positiva.
«Sì, Cì.» risposi con un sorriso, e prima che potesse dire altro, mi avvicinai per baciarlo.
Le sue labbra erano calde, il bacio dolce e breve, ma sufficiente a farmi sentire quel piccolo tuffo al cuore che provavo ogni volta.
«Buonanotte» gli dissi piano, ancora con il sapore di lui sulle labbra.
«Buonanotte, Piccrè,» mi rispose con quella voce morbida che mi faceva sempre sorridere.
Aspettò che fossi entrata nel portone prima di partire. Il rumore del motorino che si allontanava riempiva la strada deserta, sfrecciando via veloce nella notte.
Mi appoggiai alla porta per un attimo, cercando di controllare il battito del mio cuore.
Ci stavamo frequentando, o forse eravamo già fidanzati, non lo avevo capito davvero, ma non mi importava.
Sapevo solo che ero felice, e in quel momento, sembrava che fosse tutto ciò che contava.
Appena chiusi la porta, pensai solo a infilarmi sotto la doccia per rilassarmi. Ma prima che potessi fare un passo, la voce di mia madre mi fermò.
«Siria, vieni qui un momento,» disse, con quel tono che mi faceva capire subito che non si trattava di una chiacchierata qualunque.
Mi girai verso di lei, che mi aspettava seduta sul divano, le braccia incrociate e uno sguardo che parlava da solo.
«Che c'è, mamma?» chiesi, cercando di mantenere la voce tranquilla, anche se sapevo già dove voleva andare a parare.
«Ti ho vista,» iniziò lei, con il suo solito tono severo. «Con quel ragazzo, Ciro. È da un po' che vi vedo insieme. Sempre in motorino, sempre lui che ti riporta a casa.»
Sentii una stretta allo stomaco. Non ero pronta a questa conversazione. «Sì, ci stiamo vedendo» risposi cercando di minimizzare.
«Lo so.» Fece una pausa, come se volesse scegliere bene le parole. «Non mi piace.»
Non ero sorpresa, ma sentirlo detto così chiaramente mi fece male. «Perché no, mamma? Non lo conosci nemmeno.»
«Non mi serve conoscerlo.» Il tono della sua voce si fece più fermo. «Non sono cieca, Siria. So chi è. È quel tipo di ragazzo che finisce sempre nei guai, che porta con sé problemi e basta. E tu... tu non ti rendi conto di quanto sia pericoloso.»
Mi girai verso di lei, cercando di tenere a bada l'irritazione. «Non è come pensi. Ciro non è pericoloso, non mi farebbe mai del male. Non è giusto giudicarlo senza conoscerlo.»
«Non si tratta solo di te,» mi interruppe lei, scuotendo la testa. «Si tratta del tipo di vita che sta facendo. La sua famiglia, le voci che circolano su di lui... Siria, non puoi ignorare queste cose. So che ti senti invincibile adesso, ma a volte le persone trascinano chi gli sta vicino verso il fondo, anche senza volerlo.»
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Partenope
ChickLitCiro Ricci, figlio devoto e predestinato erede del clan Ricci, ha sempre avuto un posto chiaro nel mondo: il potere, la violenza e la lealtà verso la sua famiglia. Ma quattro anni fa, qualcosa è andato storto. Siria, la ragazza che credeva di amare...