"Jongseong! Torna qui!" Urlava Jungwon, battendo i pugni sul pavimento. Avrebbe voluto rincorrerlo, ma non si muoveva; non faceva altro che tremare e piangere; la sua paura più grande gli si era improvvisamente materializzata davanti agli occhi, era diventata reale e in un attimo era tutto finito: i giorni felici e spensierati, le giornate di sole, la loro storia, la loro utopia... Pensò che fosse normale che tutte le cose avessero una fine, che fossero mortali anche loro in un certo senso, anche se, quando stava con una divinità come Jongseong, gli risultava difficile crederci davvero. In quel momento tutto divenne così vero e soffriva per questo.
"Torna qui. Ti prego..." Ripeté, la sua voce sfumò in un sussurro strozzato. "Ti prego, torna qui..." Singhiozzò. Un altro urlo di dolore squarciò l'aria. Finì, quando il dolore gli strappò dalla gola tutto il fiato.Si tirò su solo dopo un po'. Vide il coltello abbandonato sul pavimento. Lo guardò per un po', prima di avvicinarsi e prenderlo in mano. Pensieri contrastanti lo fecero esitare. Strinse la presa sul manico e ammirò la lama lucente. Meditò di fargliela pagare in qualche modo, per averlo abbandonato, di disobbedire alle sue raccomandazioni: di porre fine alla sua vita in quel momento, ma ne sarebbe davvero valsa la pena? Avrebbe vanificato tutti gli sforzi di Jongseong. D'altronde voleva solo proteggerlo, anche se questo avrebbe potuto comportare a punizioni gravissime, per cosa poi? Per allungare di qualche anno la sua effimera vita? Cosa lo spingeva a farlo? Solo il dolore e il rimorso, che il ricordo di alcuni suoi amanti destava in lui, o anche la devozione, che provava nei confronti di quel semplice mortale?
Strinse ancora più forte il pugnale, lo rivolse verso il petto e si fermò di nuovo. Un'immagine fuggiasca si palesò come un lampo davanti ai suoi occhi, ma rimase indelebile nella sua mente, come un tatuaggio. Vide una donna, nella sua medesima posizione, piena di lividi, che indossava una veste in parte strappata e che piangeva. Il suo sguardo era rivolto verso un'alta figura femminile, celata dalle ombre. Sentiva sommessi dei pianti e distingueva qualche parola, come: "Perdonami" o "Non è stata colpa mia". Ad un certo punto gli parve di sentire pronunciare il nome del suo amante e in quel momento capì e gli si rivoltò lo stomaco. Allontanò appena il coltello e strinse di più la presa.
"E' cambiato." Si disse e questo pensiero lo fermò dal commettere l'atto estremo. Osservò meglio la lama. Gli tornarono in mente i suoi amici. Il loro rapporto era incrinato, ma ancora salvabile. I suoi pensieri si concentrarono soprattutto su Heeseung, che non sembrava nemmeno più lui, solo l'ombra di sé stesso. Lo aveva visto con Sunghoon, qualche giorno prima, e sembrava più felice del solito, anche se quell' alone di tristezza non lo lasciava mai. L'amico aveva litigato ancora con Jaeyun, ma non sapeva nient'altro. In ogni caso, se si fosse ucciso in quel momento, chissà Heeseung cosa avrebbe fatto. Rimise il coltello al suo posto, in un cassetto e si sdraiò di nuovo sul letto. Pareva così vuoto senza Jongseong, così freddo. Si rannicchiò, cercando di smettere di tremare, affondò il viso nel cuscino e pianse a dirotto fino ad addormentarsi di nuovo.
Si svegliò in tarda mattinata, quando già le lezioni, che avrebbe dovuto prendere quel giorno, erano già concluse. Appena aprì gli occhi, il suo sguardo si posò sullo spazio lasciato vuoto sul letto. Ancora sentiva quel profumo di salsedine che amava, che per un momento lo fece vivere ancora in quella utopia meravigliosa, prima che tornò violentemente a contatto con la realtà. Se n'era andato, per sempre. Per tutto il giorno rimase a letto, in uno stato quasi catatonico; non pianse, non disse una parola, né mosse un muscolo. La sua mente diventò come una prigione, un macigno che lo stava trascinando a fondo e lo sarebbe stata anche nei giorni successivi. Gli venne la febbre, a volte la nausea e non mangiava niente.
Passò una settimana e Jungwon uscì da quello stato catatonico in cui si trovava. Ancora non parlava, ma si era alzato e aveva cambiato le lenzuola; non avrebbe più sopportato quell'odore di salsedine un secondo di più. Fatto ciò, andò in cucina, per mangiare e bere qualcosa.
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
FanfictionJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...