Jungwon tornò a casa che era pomeriggio inoltrato. Non si perdeva mai, ma quel giorno era stato un' eccezione; forse tornare a studiare così prematuramente era stata una pessima idea, siccome stava ancora piuttosto male, ma non poteva continuare a stare rinchiuso in quattro mura e lo sapeva perfettamente, soprattutto perché ormai i ricordi, che quell' abitacolo celava, erano diventati il suo tormento.
Appena varcò la soglia, gli saltò all' occhio subito una grande rosa nerissima, più nera dell' Erebo. La riconobbe subito: era proprio quella che aveva buttato; lo sapeva perché era convinto che non ne esistesse nessun'altra di quel colore corvino così intenso, che gli ricordava i capelli di Jongseong. Inoltre il gambo era scheggiato, nella parte inferiore, a seguito di un piccolo incidente per rimuovere qualche spina, per permettere di prenderla meglio in mano. L'esito di quell'operazione aveva portato al una lacerazione sia del gambo, sia della pelle di Jungwon, che aveva dovuto portare delle bende sulla mano destra per un bel po'.
Il fiore era adagiato sullo stesso foglio di carta, che era stato stracciato dal professore. Riconobbe la sua grafia e anche la sua stessa poesia: le parole che il suo cuore teneva dentro da giorni. Pensò che ci fosse lo zampino di Jongseong, anzi ne era certo. Chi altri avrebbe potuto riportare in vita quella rosa e la sua poesia altrimenti? Si avvicinò ancora e prese quella carta color panna e notò che, in fondo alla pagina, c'era scritto qualcosa:
"Amore, perdonami, ti prego. Se fosse dipeso da me, non ti avrei mai lasciato. Sappi che ti penso sempre e che la tua poesia è meravigliosa. Ti auguro di dimenticarmi, un giorno, e di tornare a essere felice, anche senza di me, come meriti. Con amore, il tuo Jay<3"
Successivamente Jungwon accartocciò il foglio e lo scagliò contro al frigorifero. Sentiva di nuovo la rabbia nascere in lui, con la quale cercava di rinsanare le ferite della sua anima e di ricostruire la vecchia fortezza di pietra, che proteggeva il suo cuore. Afferrò la rosa e la buttò sul pavimento, prese un fiammifero e ci diede fuoco. Jungwon la guardò trasformarsi in un mucchio di cenere. Portò la mano al collo, dove trovò la conchiglia che gli era stata regalata, il giorno del suo compleanno, come pegno di amore e protezione. Meditò di frantumarla in piccoli pezzettini, ma poi si ricordò che era pur sempre il preziosissimo gioiello di una dea: di colei che era stata così clemente con lui e che lo avrebbe reso immortale, pur andando contro il volere di Zeus. Allontanò la mano dalla catenina e si coricò sul letto.
***
Nel mentre Jaeyun passeggiava con Layla al guinzaglio. Il sole riempiva ancora l'aria della sua calura e gli arrossava la pelle delle spalle. Le cicale intanto intonavano l'ennesimo canto della giornata, creando una gracchiante ed estiva sinfonia.
"Layla, ti prego, smetti di tirare!" Continuava a dire, ma la cagnolina non sembrava dargli ascolto; quel giorno era particolarmente iperattiva e desiderosa di seguire alla rinfusa qualsiasi nuovo odore che sentiva, anche a costo di trascinarsi il padrone a dietro.
A Jaeyun ormai facevano male le braccia e avvertiva un caldo insopportabile.
Ad un certo punto Layla si mise ad abbaiare gioiosamente e a scodinzolare, poiché aveva trovato uno dei suoi amici di vecchia data umani, seduto sui gradini della veranda, che fissava il vuoto. Quel chiasso lo destò dai suoi pensieri e Jaeyun lo vide trasalire.
La cagnolina tirò, saltellò e abbaiò più forte, per festeggiare."Hey, ciao, Layla." La salutò Heeseung, accennando a un sorriso.
La cagnolina obbligò Jaeyun ad avvicinarsi. Quando fu abbastanza vicina, si mise ad annusare in giro, più insistentemente il suo amico, uggiolò sommessamente e gli diede una leccatina sulla guancia. Heeseung ricambiò con una carezza e con qualche parolina dolce.
Dopodiché lei si scrollò e il suo sguardo si spostò lesto sul padrone. Uggiolò e abbaiò di nuovo, come se lo stesse incalzando a fare qualcosa e Jaeyun aveva già capito di che cosa si trattava.
Si sedette sui gradini, accanto a Heeseung."Ciao, Hee." Pensò che quello fosse un ottimo modo per iniziare la conversazione.
"Ciao."
"C-come stai?"
"Come vuoi che stia? Oggi ho fallito per l'ennesima volta l'esame di chirurgia."
"Chirurgia non è mica una disciplina da poco. Abbi pazienza."
"Sì... Pazienza..." Heeseung sospirò. "Non so se continuerò gli studi."
"Per poi finire disoccupato e deprimerti ancora di più? Non ne vale la pena; sei intelligente e sono sicuro che, perseverando, potrai..."
"Taci, cos' è ora tutta questa premura da parte tua?!" Lo interruppe, alzando la voce. "Dopo che mi hai trattato di merda e che non mi hai parlato per mesi, vieni qui, come se nulla fosse successo, a fare la parte del grande amico: quello che si preoccupa sempre per tutti e cazzate così? Vattene via, ché la tua ipocrisia non la tollero."
"Hee, ti prego ascoltami..."
"È tutta colpa tua!" Sbottò Heeseung. Non aveva mai alzato la voce con nessuno nella sua vita, ma doveva pur certo sfogare la sua rabbia contro qualcuno. "È colpa tua, se continuo a fallire gli esami, se sto così ed è stata colpa tua, se ho chiesto a Sunghoon di essere il mio amante! Ora Sunghoon se n'è andato, malgrado mi abbia detto che aveva cambiato idea, per stare con me; erano tutte stronzate, per prendermi per il culo. E ora sto peggio di prima, grazie tante, Jaeyun, grazie. Grazie per aver reso la mia vita un inferno! Ma forse sono io il problema, ché stupidamente mi sono innamorato di te e ho provato invano a dimenticarti, facendomi ancora più del male."
Jaeyun, mosso dall' amarezza di quelle parole e dal rimorso che provava per ciò che aveva fatto, lo abbracciò, senza dire una parola. In quegli ultimi tempi aveva riflettuto molto, così tanto che non riusciva a fare altro, ed era arrivato finalmente alla conclusione che era stato veramente una testa di cazzo, stavolta anche con Heeseung, non solo con Jungwon, il quale lo aveva perdonato già da un po'.
Prima di staccarsi, mormorò: "mi dispiace. Vorrei che quella freccia mi avesse colpito, quel giorno, così non avrei fatto quello che ho fatto."
"Io invece sono contento che non sia successo, così ho avuto l'opportunità di capire che persona di merda sei." Quelle parole uscirono taglienti dalla bocca di Heeseung. Lo allontanò da sé e si alzò. Il suo sguardo era inespressivo, i suoi occhi tristi e segnati dal pianto. "Ti amo ancora, malgrado tutto..." Si interruppe, per asciugarsi una lacrima. "Ma ti chiedo di non rivolgermi più la parola."
Infine corse in casa, lasciando Jaeyun da solo con Layla nel vialetto.
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
Fiksi PenggemarJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...