Al suo ritorno era notte fonda. Erano passati ben quattro giorni, i quali per Jongseong furono assolutamente i peggiori, obbligato ad essere circondato da altre divinità che detestava. Tutti quei discorsi sulla politica, gli occhi lucidi e le guance arrossate dall' alcool e le risatine alle sue spalle. Ovviamente non mancavano le solite ninfe che volevano appartarsi con lui, ma il nostro dio della seduzione non ne era in vena. Pure Afrodite aveva preferito evitare di incrociare il suo sguardo, sebbene fosse stata lei la prima ad accoglierlo tra i presenti.
Il primo pensiero che gli venne in mente fu: "e Jungwon come sta?" Perciò gli fece visita quella notte stessa.
La sua figura si celava tra le ombre della stanza, mentre il mortale dormiva, così dolce, così tranquillo, ignaro di tutto. Non lo avrebbe mai scoperto; Jongseong era un dio e poteva persino coricarsi con lui nel letto e Jungwon non se ne sarebbe mai accorto. Non gli venne nemmeno in mente di farlo; stette lì, a vegliare su di lui, anche se aveva stabilito qualche ora prima che non si sarebbe fatto coinvolgere e che non valeva la pena preoccuparsi per qualcuno, la cui vita poteva sgretolarsi sotto le sue dita in pochi secondi. Eppure eccolo lì, colui che per tutto il tempo non fece a meno di domandarsi come stesse.Si avvicinò ancora un po' per vederlo meglio. Un leggero vento fuori muoveva le fronde dell' albero davanti alla finestra. Le foglie creavano ombre sul viso di Jungwon, illuminato dalla luce lunare. Gli spostò appena una ciocca dalla fronte. Il fatto che stesse bene lo tranquillizzò; ora il suo respiro era regolare e non sembrava più spaventato.
Si chiedeva perché avesse tanto a cuore quel mortale, che per giunta lo odiava e che non si era fatto sedurre in nessun modo. Magari i sentimenti di Jongseong non erano solo legati al sesso, ma a qualcosa di molto più profondo e difficile da comprendere per un immortale come lui.
Per la prima volta gli uscì di bocca un sospiro.
Si inginocchiò e si appoggiò con le braccia al letto e col mento su di esse.
Non aveva avuto un attimo di pace fino a quel momento e menomale che il ricevimento successivo sarebbe stato un bel po' di lune dopo.Gli ritornò alla memoria tutto quello che era successo, soprattutto le battute di Sunghoon, il quale era stato capace di ubriacarsi anche col vino annacquato.
In quelle occasioni addirittura arrivava a rimpiangere il fatto di non essere un mortale; l'idea di sopportare una vita di infinita frivolezza non lo allettava affatto, vivere ogni giorno con la consapevolezza che ce ne sarebbero stati infiniti altri così, non poter dire a nessuno dei suoi amanti: "ti amerò per sempre" perché sapeva che esisteva l'amore eterno solo per i mortali e pronunciare una frase del genere sarebbe stato come mentire.
In un certo senso invidiava i mortali per il loro modo di vedere le cose, considerare ogni giorno come unico e un amore come eterno. Jongseong lo conosceva così bene questo sentimento da essergli del tutto ignoto; non lo avrebbe mai provato. Ironico che proprio il dio dell' amore passionale avesse questa visione decadente di un sentimento così puro, ma era immortale e l'immortalità rende caduco e insignificante tutto ciò che sembra durare per sempre, come una grande quercia; agli occhi di un divo come lui essa era solo un fragile arbusto.Consapevole di ciò, non poteva comunque fare a meno di ammirare quel mortale dormire davanti ai suoi occhi. Forse la freccia del suo avo lo aveva tradito.
I suoi pensieri furono interrotti dalla mano di Jungwon che lentamente si era appoggiata sulla sua. Il ragazzo subito dopo prese a muoversi nervosamente con la testa e dalla sua bocca uscirono lamenti sommessi. Jongseong gli appoggiò la mano rimasta libera sulla fronte.
"Ehy, calma... Va tutto bene." Sussurrò e così lo fece calmare. Col pollice gli lambì la pelle morbida e gli asciugò le lacrime, che gli stavano rigando le guance. La mano di Jungwon tremava e stringeva la sua, come se fosse cosciente della presenza di qualcuno che potesse rassicurarlo. Le loro dita si intrecciarono assieme come radici, suggellando un legame che andava oltre la consapevolezza e la ragione; nessuno dei due sapeva che da quel momento sarebbe iniziato tutto.Per un attimo il divo chiuse gli occhi e, sempre tenendo una mano sulla fronte del ragazzo, riuscì a vedere cosa stesse sognando e non scorse altro che acqua che lo sovrastava per molti metri, le bolle d'aria che cercavano la superficie sempre più lontana, mentre il corpo sprofondava nell' abisso. La visione durò solo per un istante, ma fu sufficiente perché la modificasse agli occhi di Jungwon.
Tolse la mano."Dovrei essere proprio impazzito per avere a cuore una miserabile vita come la tua." Pensò. "Cosa sto facendo?! Domani potrei risvegliarmi e tu potresti non esserci più e il tuo nome si perderà nell' oblio, com'è inevitabile che accada dopotutto." Gli portò la mano al petto e si liberò dalla sua presa; ormai non stava più tremando.
Si alzò.
"Spero che ti farai sedurre al più presto, così non dovrò più avere niente a che fare con te." Dopodiché se ne andò, nell' esatto momento in cui le ombre avevano fatto largo alla luce dell' aurora dalle dita di rosa.
Quello stesso giorno andò a scuola di malavoglia, però preferiva quello a restare al fiume tutto il giorno a non fare niente. Ormai la sua vita si era limitata a quello.
Come se non bastasse, nei corridoi, incrociò lo sguardo di Jaeyun. Non servirono parole, i messaggi che si scambiavano erano forti e chiari e l'ostilità tra i due si fece tangibile. Avrebbe tanto voluto strappargli gli occhi, ma ahimè aveva già provocato l'ira divina una volta; se Atena avesse saputo che il suo mortale preferito fosse anche solo stato sfiorato con un dito, non sarebbe stata clemente e non ci sarebbe stato capriccio di Afrodite che avrebbe retto."Non avvicinarti più né a me né a Jungwon." Gli ringhiò, non appena era abbastanza vicino da farsi sentire bene.
"Chi sei tu per dirmi quello che devo fare, mortale?!"
Sul viso di Jaeyun si dipinse un sorriso acido. Intanto si era fermato, così come Jongseong.
"Qualcuno che può mandare a pezzi la tua intera esistenza.""Siamo passati alle minacce vedo! Se fossi in te, terrei chiusa la bocca."
"Altrimenti?"
Dopo quella provocazione, l'aria gli si bloccò nei polmoni e la gola iniziò a bruciargli, come se avesse ingoiato delle braci. Dalla bocca gli uscì un verso di soffocamento.
"Te la farò chiudere io. Questo è un avvertimento. La prossima volta non sarò così gentile e per quanto riguarda la tua cara Atena... Beh... I peccatori di hybris non sono graditi nemmeno a lei."
Infine riprese la sua strada, lasciando la possibilità a Jaeyun di respirare normalmente e di riprendere colore in viso.
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Spazio autrice:
Rieccomi qui con un nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto, sebbene ci siano più riflessioni filosofiche, ma volevo esprimerle in qualche modo e così ho fatto.
Piccola nota:
Hybris: in italiano è la tracotanza, il ritenersi migliore degli dèi.
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
FanfictionJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...