Capitolo 27.

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La sua figura slanciata ed elegante si palesò nel buio della stanza, brillante come un diamante. Procedeva a lunghe falcate, non sembrava nemmeno toccare il pavimento. I suoi calzari sfavillavano, muniti di piccole ali dalle piume candide, che raccoglievano i raggi lunari e si tinsero di tonalità blu e azzurre.
Aveva un sorriso compiaciuto stampato sul volto, come sempre. La pelle olivastra faceva risaltare i ricci biondissimi. I suoi occhi ambrati lo scrutavano con una certa malizia e lasciavano trasparire ai suoi occhi un certo animo sfrontato e dispettoso.

Quello non era altro che il celebre messaggero degli dèi e ladro per eccellenza: il Cillenio Ermes, figlio di Zeus e di Maia.

"Raffredda i bollenti spiriti, Nuovo Eros." Disse. "Era lui il mortale di cui tutti parlano? Ho sentito che Eros non è stato clemente nemmeno con te." Non si sforzò di trattenere una risatina acida, che fece innervosire subito Jongseong.

"Perché sei qui?"

"Perché Zeus ha indetto una riunione e tu, in quanto sei ritenuto estremamente vicino ai mortali e il più affezionato a loro, dovresti rappresentarli in assemblea."

"Ci sono molti altri dèi legati ai mortali, anche più rispettati di me."

Il Cillenio annuì lentamente e prese a camminare da una parte all' altra per la stanza. "Su questo hai ragione, ma vedi, tu sei stato scelto per parlare a loro favore. Tu non sei il più rispettato, ma il tuo carisma e la tua eloquenza sono senza eguali. Sei un perfetto Cicerone, per così dire."

Jongseong di certo non si fece scomporre da quelle lusinghe, anzi il suo cipiglio continuava a dargli un' aria alquanto stizzita.

"E non fare quella faccia! Se vuoi riferirò a quel mortale tutto quello che stai facendo per salvare sia lui sia tutti gli altri mortali. Cadrà ai tuoi piedi, vedrai."

"Non ti azzardare ad avvicinarti a lui!" Sbottò il Nuovo Eros. "Questa storia non lo riguarda."

"Invece sì. Questa riunione è decisiva per le sorti di tutti loro, lui compreso."

Anche se dava l'aria di essere assolutamente contrariato all' idea, aveva già deciso di accettare sin da subito. Però l'idea di allontanarsi da quel posto non gli garbava affatto, e chissà per quanto tempo.
"Accetto."

"Eccellente. Cambiati e recati subito alla vecchia acropoli ai piedi del monte Olimpo..." Ermes stava per aggiungere altro, ma prima prese a squadrarlo da capo a piedi, sempre mantenendo quel suo sorriso acido. "Sembri proprio un mortale come tanti, vestito così."

Effettivamente Jongseong era vestito esattamente come tanti altri adolescenti di cui sembrava avere l'età. Portava una maglia bianca senza maniche e un paio di pantaloncini neri lunghi fin sotto al ginocchio.
"E con questo? Che c'è di male?"

"Assolutamente niente, ma non credo che Zeus apprezzerebbe il tuo abbigliamento, specie se ti presentassi in assemblea così."

"Di sicuro farei intendere molto bene la mia posizione." Lo schernì, ma Ermes lo ignorò.

"Spero che tu abbia ancora delle tuniche da qualche parte." Si diresse a grandi e aggraziate falcate verso la finestra e prima di sparire disse: "spero che il tuo discorso sarà molto più convincente, rispetto a quello a cui ho assistito poco fa... Lo hai fatto proprio arrabbiare... Non ho mai visto un mortale comportarsi così con qualcuno come noi, discendente di Afrodite." C'era dell' amaro nelle sue parole, come se lo stesse schernendo. Gli sorrise e infine scomparve.

Jongseong sospirò. L'idea di andare laggiù non lo entusiasmava, tuttavia gli sembrava un buon modo per riscattarsi e guadagnare la stima di coloro che stavano dalla parte dei mortali come lui. Certo erano in numero limitato, ma non erano da sottovalutare. Tra di loro c'erano sicuramente Afrodite, Ares e Apollo.
Si infilò la tunica, del colore della madreperla e stretta in vita da una larga striscia di stoffa, legata in più giri e annodata saldamente, così stretta, che quasi Jongseong non respirava. Ornò il capo, come da consuetudine, con una corona d'alloro di dimensioni modeste e di un bel verde brillante, che faceva un netto contrasto con i suoi capelli corvini.
Infine fissò una rosa rossa sulla spallina della tunica, dettaglio che per lui non poteva mai mancare.

Quando finalmente fu pronto, non si riconobbe nemmeno; aveva passato troppo tempo nei panni di un mortale qualsiasi.

Con riluttanza uscì dalla sua casa, ma prima di dirigersi verso il luogo del comizio, deviò verso la casa di Jungwon. Dopo tutto l'accaduto, voleva assicurarsi che stesse bene. Lo ritrovò con la faccia premuta nel cuscino, che piangeva. Per quanto gli faceva tenerezza quella scena, si era imposto di non interferire. Gli posò una rosa rossa affianco e se ne andò.

Jungwon se ne accorse solo pochi minuti dopo. Afferrò la corolla del fiore e la strinse nella mano singhiozzando, finché tutti i petali, uno ad uno, si riversarono sul letto come gocce di sangue.

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Spazio autrice:

Salve a tutti! Ecco a voi un nuovo capitolo, questa volta un po' corto, ma meglio così; io amo i capitoli corti.

Ma voi vi immaginate Jay con la tunica?! Sarebbe troppo sexy, anzi divino! Sono indecisa se scrivere un capitolo dedicato a quello che accadrà durante l'assemblea, perché io non sono pratica di orazioni, quindi non saprei come renderlo accettabile, ma ci potrei provare. Ditemi voi cosa preferite e io mi adeguo.

Detto questo, vado a leggere!
Alla prossima!

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora