Capitolo 20.

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Passarono una decina di minuti, prima che la voce del suo professore lo facesse balzare in piedi.

"Yang Jungwon, cosa ci fa lì? Sta bene?"

Il ragazzo si asciugò le lacrime al meglio che potè, ma erano il suo naso rosso e le guance ancora bagnate a tradirlo.

"Certo, prof, sto bene... Ho solo mal di testa." Era la scusa più inverosimile che potesse trovare.
Si rimise lo zaino sulle spalle.
"È meglio che vada adesso, o faccio tardi a chimica. A domani." E corse via, non lasciandogli nemmeno il tempo per rispondere. Non voleva esser compatito in quel momento, specialmente da un professore, così si inventò quella scusa per essere lasciato in pace. Andò invece all' armadietto, per prendere due cose, poiché voleva uscire da quel posto il prima possibile, sebbene avesse altre attività extra scolastiche.

Questa volta non vi trovò una rosa e per un attimo ci rimase persino male. Poi però si era ricordato che non sapeva più dove mettere tanti fiori. Prese un paio di libri e lo richiuse.
Successivamente sentì una mano toccargli la spalla e quasi trasalì.

"Jongs..." Mormorò, ma si ammutolì, appena si girò e si accorse che era Riki.

"Speravi che fossi lui?"

"No no..." Rispose, con tono esitante. Effettivamente non ne era sicuro.

"Dove stai andando? Non fai il doposcuola?"

"Oggi no. Non sto bene."

"È per quello che è successo a mensa, vero?"

"Sì... E tu sei qui per parlare di quello che è accaduto, vero?"

"Non proprio; volevo vedere come stessi."

"Come credi che stia?! Sono stanco di sentirmi dire con chi devo uscire, di chi mi devo fidare, senza nemmeno avere il diritto di sapere la verità." Sbottò, con la voce che si faceva man mano sempre più rotta e gli occhi sempre più lucidi.

Già in precedenza si era fidato ciecamente di una persona, che però lo aveva pugnalato alle spalle più di una volta.
Costui continuava a dire cattiverie verso le altre persone e gli impediva di frequentare la maggior parte dei ragazzi della sua età e quando lo faceva, si doveva sorbire una scenata, che quasi sempre si trasformava in litigio.
Una sera lo aveva invitato a casa sua e aveva tentato persino di baciarlo, ma Jungwon aveva rifiutato, ribadendo che lo vedeva solo come amico. Purtroppo quel ragazzo aveva continuato a insistere. Infine, dopo il quarto rifiuto, Jungwon se n'era andato da quella casa e non ci aveva più fatto ritorno. Costui non gli aveva più rivolto la parola e per il ragazzo fu un colpo duro; dopo tanti anni di amicizia, gli faceva male una rottura così brusca. Ma non è finita qui; Jungwon in seguito era venuto a sapere che tutti i suoi segreti più intimi erano stati rivelati a non poche persone, proprio da quell' infido- così lo aveva soprannominato Jungwon, dopo questo avvenimento-.

Riki in un primo momento non sapeva cosa dire per consolare l'amico; non era bravo in queste cose. Ci pensò un attimo, poi disse: "capisco come ti senti; non è corretto da parte di Jaeyun, ma questo non significa che lo stia facendo con cattiveria. Lui sa essere un buon amico, lo sai, solo a suo modo... Ricorda che nessuno è perfetto."

"La base di un' amicizia è la fiducia, Riki. Lui non si fida di me e io mi sono sempre fidato di lui."

"Di questo dovresti parlare con lui, Jungwon."

"Forse hai ragione..."

Tra i due calò il silenzio. La tensione e la rabbia che Jungwon aveva accumulato si dissolsero in un sorriso. Quando lo faceva nelle sue larghe guance si creavano profonde fossette.

"Jaeyun è ancora in mensa. Vuoi che te lo vada a chiamare?" Chiese Riki.

"Adesso no, grazie."

"Come vuoi... Sei sicuro di non voler fare il doposcuola? Oggi c'è il corso di pittura, se ti vuoi aggregare a noi..."

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora