Capitolo 28.

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"Jungwon, ti prego, mangia qualcosa!" Lo supplicò Jaeyun, appoggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.

Il ragazzo non lo degnò di uno sguardo. Continuava a giocherellare con la sua insalata scondita, totalmente assorto nei suoi pensieri.

"Jungwon, sei così da due settimane. Non vogliamo vederti così." Continuò Heeseung.

Ancora niente. Era come se fosse stato tagliato fuori da tutti, che stesse vivendo spiritualmente in una realtà parallela, che la sua anima avesse lasciato il corpo. In un certo senso Jungwon stava combattendo per la sua stessa vita ogni giorno che passava, contro i fantasmi del passato che lo tormentavano. Orribili visioni lo perseguitavano di notte e rare volte pure di giorno.

L'amico lo scosse e Jungwon si voltò di scatto, quasi spaventato. Il suo sguardo era assente e le sue mani tremavano.
"S-scusami... Dicevi?" Balbettò, cercando di ricomporsi.

Jaeyun aveva notato subito dei grandi lividi rossi sotto agli occhi. Non erano occhiaie, non erano i segni della mancanza di sonno, ma dei lunghi pianti.
"Hai l'aria spossata, Jungwon. " Fece una lunga pausa. "Da quanto tempo non mangi?"

Jungwon si strinse nelle spalle e mormorò. "Non lo so. Credo da ieri sera... O da ieri mattina."

"Allora dovresti mangiare qualcosa."

"Non ho fame." Bofonchiò, a voce strozzata. Come avrebbe potuto mangiare con quel nodo in gola? Tutte le volte che si sforzava, lo stomaco gli si rivoltava come un calzino.

I due amici si guardarono interdetti. Anche loro erano tristi. Quella perdita aveva reso tutti tristi.

"Non è venuto a scuola nemmeno oggi vero?" Chiese Jungwon, anche se temeva già di sapere la risposta.

"Chi?"

"Jongseong."

I due scossero il capo e al ragazzo venne una fitta al cuore. Le lacrime presero a scivolare lungo le guance.

"Stai bene, Jungwon?"

Si alzò da tavola.
"Me lo immaginavo che non sarebbe venuto a scuola nemmeno oggi." La sua voce tremava, come tutto il suo corpo in quel momento.
Si passò una mano sotto agli occhi, alzò lo sguardo verso gli amici e disse: "scusatemi. Non mi sento molto bene."
Senza aspettare risposta, se ne andò dalla mensa. Prima di uscire dalla porta, diede un' occhiata in giro, nella speranza che i due amici si fossero sbagliati. Jongseong non c'era quel giorno, nemmeno quello prima e nemmeno quello prima ancora. Non aveva più sue notizie da due settimane.

Le sue gambe si muovevano da sole, lungo il corridoio e chissà dove lo avrebbero portato, ma non gli importava. I suoi unici pensieri erano rivolti alle due persone che lo avevano abbandonato e, mentre il dolore consumava ogni cellula del suo corpo, lui non poté fare altro che accelerare il passo.

Non sapeva come, si ritrovò nell' aula di arte. Si fermò solo in quel momento. La classe era vuota e i cavalletti erano posizionati esattamente come li aveva trovati due settimane prima. Gli sembrava che lo stessero osservando.
Ne adocchiò uno in particolare, posizionato nell' ultima fila, davanti alla finestra. Vi si avvicinò lentamente.

Non aveva niente di diverso dagli altri; la tela era perfettamente posizionata sul cavalletto e lo sgabello ci si ergeva proprio di fronte. Tuttavia quella postazione gli sembrava spoglia ed emanava un alone di tristezza che occupava tutta la stanza.
Jungwon non aveva alcun dubbio; quella era la tela di Riki e quello era lo sgabello su cui si sedeva sempre, troppo basso per le sue gambe lunghe. A quella vista, non fece a meno di piangere.

Un raggio di sole si posò sulla carta e il suo stomaco si contorse dalla rabbia. Era stata quella luce a portarlo via. A Riki piaceva tanto il sole, così tanto da essersi fatto sedurre dalle parole di colui che sosteneva essere il discendente del dio Apollo.

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora