Capitolo 33.

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Ci volle un po' di tempo affinché Jungwon tornasse in sesto. Per quasi due mesi stette nella disperazione più nera; faticava persino ad alzarsi dal letto e non mangiava quasi niente. Il suo rendimento scolastico ne risentì terribilmente; in classe non prendeva appunti, né seguiva le lezioni e non partecipava attivamente come prima; era completamente assente, tutto un altro ragazzo. A volte non veniva proprio a scuola, perché non se la sentiva ed era stanco. La spossatezza gli impediva di uscire con gli amici e di fare qualunque attività che di solito lo dilettava.

"Forse ho bisogno di una campana di vetro per sopravvivere..."
"Forse mi sto lasciando andare un po' troppo..."
"Forse non sono così forte..." Questi pensieri lo facevano stare male, molto male; gli davano un motivo in più per lasciarsi morire, poiché tutti gli avevano detto il contrario e Jungwon non riusciva proprio a capire il motivo; la corrente degli eventi lo stava trascinando a fondo e lui non stava facendo niente per impedirglielo. Non si riconosceva più e si vergognava di questo; voleva tornare ad essere il Jungwon irascibile, esuberante e intraprendente di un tempo. Invece era come un palloncino sgonfio.

Heeseung e Jaeyun cercavano di non farlo mai stare da solo; venivano a casa sua di continuo, per tenergli compagnia, poiché temevano che lo avrebbero perso, se non lo avessero tenuto sotto controllo. Avevano incominciato dopo che Jungwon aveva preso in considerazione l'idea di togliersi la vita. Lo avevano sentito blaterare su quale metodo per uccidersi sarebbe stato più indolore e da quel momento i due amici avevano iniziato ad avere paura.

La scuola non lo aiutava a distrarsi. Quel dolore lo tormentava ovunque e in qualunque momento.
Un pomeriggio, dopo pranzo, ebbe l'idea di andare dall' unica persona che poteva aiutarlo, di cui ancora conservava gelosamente il disegno incorniciato, sulla scrivania.

La trovò con qualche studente. Stava insegnando a loro le tecniche per dipingere a olio. La sua camicia si mostrava macchiata in più punti da tinture di ogni tipo; era la sua preferita, tutti i segni del duro lavoro con le tempere e i pennelli si vedevano su quella stoffa, che lei portava con orgoglio.

"Yang Jungwon, che sorpresa!" Esclamò lei.

"N-non pensavo che fosse occupata... Ripasso dopo." Mormorò il ragazzo, sperando che gli altri studenti non si curassero di lui.

"No. Resta, ti prego. Non ti vedo da tempo... Come stai?"

"Ho visto giorni migliori..." Si sforzò di sorridere, per non allarmarla e per non fare la vittima davanti a tutti quegli studenti. "Ma ne ho visti di peggiori... Lei?"

La professoressa fece spallucce.
"Idem per me." Lo guardò attentamente, da capo a piedi. Si accorse che le spalle larghe erano diventate più spigolose, sotto la felpa, la stessa cosa per i gomiti. Esaminò la sua espressione, come se fosse dipinta su tela; non le sfuggiva neanche un dettaglio: gli occhi un poco arrossati, le labbra serrate, la pelle pallida, le pupille dilatate...
Il sorriso sul volto della donna scomparve pian piano, prima di ricominciare a parlare, dopo più di un minuto di riflessione.
"Andiamo un attimo in corridoio. Ti va?"

Già Jungwon sentiva i sussurri degli altri studenti.
"Ci mancava solo questa." Pensò.
I pettegolezzi facevano in fretta a prendere vita. Lui li odiava, soprattutto se lo riguardavano, poiché molto spesso portavano informazioni false o storpiate.
Ricacciò la stizza dentro e annuì col capo.

Lei gli fece cenno di uscire dalla classe, per poi rivolgersi a tutti gli altri ragazzi.
"Tornerò tra qualche minuto. Non distruggete la classe in mia assenza, soprattutto tu, signorino Hwang! Da te c'è da aspettarsi di tutto!"

Il ragazzo in questione abbozzò un sorrisino angelico. La sua falsa innocenza innervosì ancora di più Jungwon. Conosceva quel tale; una volta gli diede un pugno in faccia come monito per non infastidirlo più, ciò gli procurò una nota disciplinare e anche un occhio nero.

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora