49.Gabriel

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Era ormai sera, e la casa era immersa in un silenzio che sembrava volerci avvolgere. La festa era finita da un bel po', e il pensiero di lei, di quello che aveva passato in questi giorni, non mi dava pace. Decisi che dovevo fare qualcosa per alleggerire il peso che portava dentro. Una cena speciale, solo per noi. Aveva bisogno di sentirsi amata, di dimenticare per un attimo tutto il resto.
Mi alzai dal letto con cautela per non svegliarla e scesi al piano di sotto. Entrai in cucina e, senza perdere tempo, iniziai a preparare il suo piatto preferito: fettine di carne accompagnate dal purè di patate che tanto adorava. Prima di tutto controllai rapidamente su Internet se poteva mangiare tutto quello che avevo in mente. Una volta sicuro, mi misi all'opera.
Mentre le fettine rosolavano dolcemente in padella, mescolai il purè fino a ottenere la consistenza perfetta. Ogni dettaglio contava, volevo che tutto fosse impeccabile. Finita la parte in cucina, mi dedicai al salone. Sistemai il tavolo con cura, stendendo una tovaglia bordeaux e posizionando delle candele profumate qua e là, lasciando che la loro luce calda illuminasse l'ambiente. Come tocco finale, aggiunsi delle rose gialle, finte ma eleganti, dentro piccoli vasetti di cristallo sottile.
Guardai il risultato, soddisfatto. Era semplice, ma intimo. Perfetto per regalarle un momento di serenità. Speravo solo che, per una sera, potesse dimenticare tutto il dolore e ritrovare un po' di pace, almeno tra le mie braccia.
Tornai al piano di sopra con passi leggeri, entrando nella stanza immersa nella penombra. Lei era ancora distesa, il respiro lento e regolare. Mi avvicinai al letto e mi sedetti accanto, accarezzandole dolcemente il viso.
"Amore, ti ho preparato una piccola sorpresa, vestiti elegante." sussurrai al suo orecchio, cercando di non spaventarla. La vidi muoversi piano, le palpebre tremare mentre cercava di svegliarsi. Le baciai delicatamente la guancia, lasciandole il tempo di riprendersi. "Vieni giù quando sei pronta." aggiunsi con un sorriso prima di alzarmi e tornare al piano di sotto.
Mentre scendevo, il cuore iniziò a battermi più forte. Mi diressi in cucina, verso il mobile accanto al frigorifero. Aprii con cura un cassetto che avevo sempre tenuto chiuso, dove avevo nascosto l'anello che le avevo comprato settimane fa. Lo tirai fuori dalla sua piccola scatolina di velluto blu, guardandolo per un momento. Era semplice, ma elegante, proprio come lei.
Avevo riflettuto a lungo su quando sarebbe stato il momento giusto per chiederle di sposarmi. Ora, dopo tutto quello che aveva affrontato, sapevo che non volevo più aspettare. Volevo darle qualcosa di bello, qualcosa che potesse ricordarle che, nonostante tutto, c'era ancora speranza, c'era ancora amore. E, soprattutto, c'ero io, pronto a costruire con lei un futuro.
Con l'anello in mano, tornai nel salone, sistemando un'ultima volta i dettagli sul tavolo. La luce delle candele illuminava dolcemente l'ambiente, creando un'atmosfera perfetta. Inspirai profondamente, cercando di calmare l'ansia. Era tutto pronto. Ora dovevo solo aspettarla.
Spensi le luci del salone, lasciando che le candele fossero le uniche a illuminare la stanza. La luce tremolante creava un'atmosfera intima e calda, perfetta per il momento che stavo per vivere. Poi mi diressi in camera per prepararmi, scegliendo con cura una giacca nera elegante e una camicia bianca immacolata. Mi aggiustai il colletto davanti allo specchio, inspirai profondamente e tornai al piano di sotto.
Mi fermai vicino alle scale, aspettandola con il cuore che batteva all'impazzata. Quando la vidi scendere, il fiato mi si bloccò in gola. Era bellissima, come sempre, ma quel piccolo pancino la rendeva ancora più radiosa. Non potevo smettere di guardarla, il sorriso mi si allargò sul viso senza che potessi controllarlo.
Era lì, davanti a me, la madre dei miei figli. La donna che mi aveva fatto innamorare in modi che non credevo possibili. Ogni ricordo con lei mi tornò alla mente, uno dopo l'altro. Dal primo giorno in cui i miei occhi marroni si erano persi nei suoi occhi verdi. Dal primo bacio rubato sopra il bancone della cucina. Dal primo momento in cui avevo capito che lei era la donna della mia vita.
Non c'era stato un attimo di dubbio, mai. E ora, mentre scendeva quei gradini con il suo sorriso dolce e leggermente stanco, sapevo con certezza che il momento era arrivato. Le avrei chiesto di essere mia per sempre.
Le presi delicatamente la mano, intrecciando le dita con le sue, e la guidai verso il tavolo che avevo preparato con cura. La aiutai a sedersi, osservando con soddisfazione l'espressione di sorpresa e gioia sul suo viso.
"Amore, è bellissimo... Hai fatto tutto questo per me?" chiese, con gli occhi lucidi di commozione.
"Sì, amore mio. Voglio che ti senta speciale, perché lo sei," risposi, cercando di contenere l'emozione. Lei mi prese il viso tra le mani e mi baciò dolcemente, lasciandomi senza fiato per un istante.
La cena fu piena di risate e sguardi complici. La vidi rilassarsi, almeno per un momento, e il suo sorriso illuminò tutta la stanza. Arrivati alla fine del pasto, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata: il momento tanto atteso era finalmente arrivato. L'ansia mi divorava, un turbine di domande mi attraversava la mente. E se dicesse di no? Quel pensiero mi aveva tormentato per giorni.
Feci un respiro profondo per calmarmi, spostai la mia sedia davanti a lei e le presi le mani.
"Sofia," iniziai con la voce tremante, "sono anni che ci amiamo incondizionatamente. Tra alti e bassi, incomprensioni, litigi e rotture, siamo ancora qui, più forti di prima. Ma c'è qualcosa che non ti ho mai detto, e oggi voglio dirtelo. Ti ricordi quando ci siamo dati il nostro primo bacio?"
Lei annuì, con gli occhi che brillavano di emozione.
"È stato in quel momento che ho iniziato a provare qualcosa per te. Il mio cuore ha iniziato a battere all'impazzata, e da allora non si è mai fermato. Quando ho scoperto della bambina... sì, avevo una paura folle, ma non ho mai, mai pensato di abbandonarti. Il mio sogno è sempre stato quello di costruire una famiglia con te, e ci stiamo riuscendo."
Mi fermai un attimo, guardandola negli occhi. "Ti ricordi cosa ti ho chiesto quando ci siamo fidanzati?"
"Se volevo essere la parte migliore di te," rispose, con la voce rotta dall'emozione.
"Esatto. Oggi ti chiedo qualcosa di ancora più importante." Mi inginocchiai davanti a lei, tirando fuori la scatolina con l'anello. La aprii, rivelando il gioiello che avevo scelto con tanta cura.
"Sofia Luna García, vuoi essere la parte migliore di me, per sempre?"
La vidi tremare leggermente, incredula per ciò che stava accadendo. Poi, senza pensarci due volte, mi saltò addosso, stringendomi forte.
"Sì, amore mio, per sempre sì." Disse con la voce piena di gioia, prendendomi il viso e baciandomi intensamente.
In quel momento, il mondo sembrò fermarsi. Era lei, la mia vita, il mio tutto. E ora sarebbe stata  mia, per sempre.
Rimasi inginocchiato per un attimo ancora, con le braccia strette intorno a lei, assaporando il momento. La sentivo tremare leggermente tra le mie braccia, ma era un tremito di gioia, di emozione pura. Quando ci staccammo dal bacio, la guardai dritta negli occhi.
"Ti prometto che farò di tutto per renderti felice, ogni giorno della nostra vita." Le dissi con voce decisa.
Sofia annuì, con le lacrime che le rigavano il viso. "Tu lo fai già, Gabriel. Sempre."
Mi alzai e la aiutai a sedersi di nuovo, poi presi l'anello dalla scatolina e glielo infilai al dito. Era perfetto, esattamente come l'avevo immaginato: semplice, elegante, ma con quel tocco di unicità che la rappresentava. Lei lo osservò per un istante, poi alzò lo sguardo verso di me con un sorriso che illuminò tutta la stanza.
"È bellissimo," sussurrò, stringendomi di nuovo le mani.
"Non è niente in confronto a te," risposi, appoggiando la fronte alla sua.

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