51.Gabriel

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Rimasi a fissarla, perso nei miei pensieri. Non riuscivo a credere che quella donna, quella ragazza che un tempo avevo quasi detestato per il suo carattere arrogante e pungente, fosse diventata la mia vita intera. Chi l'avrebbe mai detto? Lei, Sofia, sarebbe diventata la mia futura moglie, la madre dei miei figli. Era più di un semplice amore: era la mia ancora, la mia pace, la mia casa.
Il tempo aveva cambiato entrambi. Avevamo imparato a capirci, ad accettare i nostri difetti, a crescere insieme. E io? Non ero più quel ragazzo arrogante e strafottente che flirtava con ogni ragazza che incontrava. Lei mi aveva cambiato. O forse, mi aveva fatto tornare il vero Gabriel. Il Gabriel di prima dell'incidente.
Per anni mi ero ripromesso di non amare più nessuno, di non lasciare che il mio cuore si legasse a un'altra persona per paura di perderla. Ma poi... poi sono arrivati quegli occhi. Quei maledetti occhi verdi che mi avevano disarmato, le sue lentiggini che sembravano disegnate per farmi impazzire, e tutto il mio piano di restare distaccato era andato in frantumi.
"Che c'è?" Disse Sofia, interrompendo i miei pensieri. Mi sorrise dolcemente, il suo viso illuminato da una luce che sembrava solo sua.
"Nulla." risposi piano, senza smettere di guardarla. "Stavo solo pensando a quanto sei bella."
Il suo viso si tinse di rosso, e abbassò lo sguardo, imbarazzata. Era proprio questo che amavo di lei: la sua timidezza, il suo modo di fare sincero, autentico. Amavo ogni piccolo gesto che faceva, dalla risata leggera che scappava quando si divertiva, al modo in cui si commuoveva per un film romantico.
Anche quando litigavamo, non riuscivo a smettere di amarla. Persino allora, nei nostri momenti più difficili, trovavo in lei qualcosa di meraviglioso. Era la persona con cui volevo passare ogni singolo giorno della mia vita, nel bene e nel male, e non c'era niente che potesse cambiare tutto questo.
"Vado a lavarmi," disse Sofia, alzandosi dal divano con quel suo modo di fare elegante e allo stesso tempo disarmante.
"Vengo con te?" domandai, un sorriso malizioso sul volto mentre i miei occhi seguivano ogni suo movimento.
"Riusciresti a resistere? Non credo," rispose, lanciandomi uno sguardo provocatorio. "Abbiamo già dato per stasera, non credi?" aggiunse con quel sorriso malizioso che riusciva sempre a farmi perdere la testa.
"Non fare quella faccia, che mi fai tornare la voglia di scoparti nuovamente su questo divano," dissi ridendo, portandomi una mano sul viso per coprire l'espressione che evidentemente tradiva i miei pensieri.
"Sai di essere un porco?" replicò lei ridendo, scuotendo la testa mentre si dirigeva verso le scale.
Osservai mentre saliva, e ogni passo sembrava una tortura lenta e deliziosa. Quando la porta del bagno si chiuse alle sue spalle, feci un respiro profondo, cercando di calmare i pensieri che avevano preso il sopravvento. Quella donna aveva il potere di farmi impazzire come nessun'altra.

Dopo essermi lavato, indossai i pantaloni della tuta e mi infilai sotto le coperte, aspettandola. Sentivo il letto freddo senza di lei, ma sapevo che non sarebbe durata a lungo.
Quando la vidi entrare nella stanza, il tempo sembrò fermarsi per un momento. Indossava un pantalone lungo di seta nera abbinato a una camicetta che lasciava intravedere il suo pancino. Sembrava così semplice eppure incredibilmente bella. Aveva il capo basso mentre si legava i capelli in una lunga coda, e ogni gesto che faceva sembrava avere un'eleganza naturale che mi incantava.
"Che c'è? Perché mi guardi così?" chiese Sofia, sorridendo e alzando lo sguardo per incrociare il mio.
"Sei uno spettacolo," risposi piano, senza riuscire a distogliere gli occhi da lei.
Arrossì, mordendosi il labbro in quel modo che mi faceva sempre impazzire. Si avvicinò al letto, infilando le gambe sotto le coperte e sistemandosi accanto a me. Sentii il suo calore invadere il letto e una sensazione di pace mi attraversò il corpo.
"Smettila di dire certe cose,mi fai arrossire." disse, abbassando lo sguardo con un sorriso timido.
"Non posso farne a meno." le risposi, avvicinandomi per baciarla piano sulla fronte. "È la verità."
La feci stendere sul mio petto, stringendola a me con delicatezza. Sentivo il battito del suo cuore che si mescolava al mio, un ritmo tranquillo che ci avvolgeva entrambi.
"Buonanotte, amore," disse, baciandomi piano sulla guancia, il suo respiro già più lento.
"Buonanotte, Rapunzel," risposi sorridendo, accarezzandole dolcemente i capelli.
Sentii il suo corpo rilassarsi contro il mio mentre entrambi lasciavamo che la stanchezza della giornata svanisse lentamente. Era strano, ma proprio in quel momento, abbracciandola, sentivo di essere nel posto giusto. Dopo tutto quello che avevamo passato, finalmente avevo trovato la mia pace, tra le sue braccia.
E così, tra parole sussurrate e il silenzio che ci circondava, entrammo nel mondo dei sogni, entrambi certi che quel legame tra noi sarebbe stato più forte di qualsiasi cosa.

La mattina dopo mi svegliai a causa di una chiamata, e quando vidi il nome di Marcus sullo schermo, mi misi seduto, pronto a rispondere.
"Hey, cosa succede?" chiesi, cercando di svegliarmi del tutto.
"È arrivato il fascicolo di quello stronzo," disse Marcus. Il suo tono era serio, ma l'eccitazione che percepivo nelle sue parole mi fece capire che stavamo finalmente ottenendo qualcosa di concreto. Avevamo in mano il caso di Alex, riguardo l'omicidio dei genitori di Sofia e del suo rapimento. Mi avrebbero affidato il caso? Mi restava solo da scoprirlo.
"Arrivo subito," risposi, alzandomi dal letto. Decisi di non svegliare Sofia subito, volevo lasciarla riposare ancora un po'. Mi vestii velocemente con il mio completo e scesi in cucina. Nonostante la fretta, decisi che dovevo fare qualcosa di speciale per lei, per farla sorridere al mattino. Preparami la colazione e, con attenzione, sistemai il vassoio con tutto il necessario per una mattina tranquilla.
Portai il vassoio al piano di sopra e lo lasciai sul mio lato del letto, accompagnato da un piccolo biglietto: "Buongiorno amore mio, dormivi ancora e ho deciso di portarti la colazione a letto. Ti amo."
Poi scesi velocemente, il pensiero che stavo per affrontare il caso di Alex mi faceva scorrere un po' di adrenalina nelle vene.
Uscendo di casa, per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo tranquillo nel lasciarla da sola. Un senso di tranquillità mi avvolgeva, sapendo che ormai nessuno le avrebbe fatto più del male. Sofia non sarebbe stata più in pericolo, e quella consapevolezza mi dava un'incredibile pace.
Sorrisi piano guardando la porta d'ingresso chiudersi dietro di me. Il rumore della chiave che girava nel chiavistello mi dava la sensazione di aver finalmente messo una barriera tra lei e il passato che ci aveva tormentati. Entrai nella mia auto, sentendo il motore rombare e la strada che si apriva davanti a me. Il mio compito era chiaro: occuparmi di Alex, risolvere il caso e assicurarmi che nessun altro potesse minacciare la sua sicurezza.

Mentre guidavo verso l'ufficio, la mia mente correva ai prossimi passi. Il caso di Alex era qualcosa che non avrei potuto ignorare, e ora che avevamo finalmente tra le mani quel fascicolo, la strada per la verità era tutta in discesa. Ma la verità, come sempre, non sarebbe stata semplice. Alex era una persona difficile da affrontare, e con quello che sapevamo del suo coinvolgimento nell'omicidio dei genitori di Sofia e nel suo rapimento, sapevo che non sarebbe stato facile incastrarlo.
Mi fermai al semaforo rosso e guardai il retrovisore, il riflesso della mia faccia appariva serio, quasi impassibile. Un altro passo in avanti. Mi sentivo pronto. Dopo averlo arrestato, sarebbe stata finalmente la fine di quel capitolo oscuro della nostra vita. Ma sapevo anche che non sarebbe stato l'inizio di un periodo di tranquillità. Non finché Alex non avrebbe pagato per tutto il male che aveva causato.
Arrivai al parcheggio dell'ufficio e parcheggiai l'auto. Il tempo di fare un respiro profondo e di prepararmi mentalmente per quello che ci aspettava, poi mi diressi verso l'ingresso. Sapevo che oggi sarebbe stata una giornata lunga.

Entrai nell'edificio e mi diressi subito verso la sala conferenze, dove Marcus e il resto della squadra mi stavano aspettando. I volti seri dei miei colleghi erano un chiaro segno che anche loro sapevano che questo caso avrebbe richiesto molta attenzione.

"Finalmente il fascicolo," disse Marcus, mentre mi porgeva il documento con le mani. "Ci sono alcune prove che potrebbero essere decisive, ma dobbiamo stare attenti. Alex è intelligente, non lascerà nulla al caso."

Nell'aprire il fascicolo, mi resi conto che le pagine erano piene di dettagli: registrazioni delle telefonate, testimonianze, tracce fisiche, e tutto ciò che avevamo raccolto durante le indagini. Il caso di Alex era complicato, ma c'era qualcosa di inquietante nel modo in cui tutti i tasselli sembravano combaciare. Più leggevo, più mi rendevo conto che ci trovavamo di fronte a un nemico astuto e spietato.

"Dobbiamo essere cauti," continuò Marcus. "Ma se riusciamo a metterlo alle corde, potrebbe crollare."
"Dici che mi affideranno il caso ? Non so se mi faranno fare l'avvocato di Sofia." Iniziai a preoccuparmi,
"Lo spero perché sei il migliore." Sorrisi piano in segno di ringraziamento.
Poggiai il fascicolo sul tavolo, guardando i miei colleghi. "Ci dobbiamo preparare per ogni possibile reazione. Non sarà facile, ma è ora di chiudere questo caso."
Con un segno di assenso, il gruppo iniziò a prepararsi per il nostro incontro con il giudice. Non sapevo cosa sarebbe successo nei prossimi giorni, ma una cosa era certa: non avremmo smesso finché Alex non fosse stato fermato.
Mentre mi alzavo per uscire dalla sala, pensai a Sofia. L'idea di vederla stasera mi dava una strana sensazione di calma, come se, nonostante tutto, ci fosse ancora una parte di serenità che riusciva a farmi sentire in pace. Anche se il mondo intorno a me stava crollando, lei era il mio punto di riferimento.

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