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Monaco-Montecarlo, 19 gennaio 2025
È tardo pomeriggio, Charles dorme ed io sono stesa sul divano tentando di riposare, ma vengo svegliata dal campanello.
“Linda”
Sento il sangue ribollire nelle vene non appena vedo la figura di quel maledetto palesarsi fuori casa mia.
“Vattene via Daniel”
Sbraito chiudendo la porta, ma lui mette un piede in mezzo bloccandola.
“Ti prego, lasciami spiegare”
“Non c'è niente da spiegare”
“Ti prego”
Guardo Daniel tra la fessura della porta.
“Parla prima che cambi idea”
“Ho sbagliato, ma ero ubriaco non stavo pensando”
“Non prendiamoci in giro Daniel, non senti come ridono i muri”
“E va bene, e va bene, vuoi la verità, te la dico, ho sbagliato, si, tanto, sono un coglione, ero ubriaco, e arrabbiato, lo sai perché…perché ero invidioso, perché io ti voglio bene, ti amo, e non capivo perché una come te volesse stare con un egoista come lui.
Lui è un egoista, io ti tratterei meglio”
“Hai ragione” Dico mentre un sorriso si dipinge in volto a Daniel, ma subito si spegne.
“Sei un coglione, e con quello che hai appena detto lo fai capire ancora meglio.
Apri gli occhi Daniel, sono incinta, con un anello di fidanzamente, non puoi aspettarti che io torni correndo da te se continui a comportarti come un bambino viziato.
Ora scusa ma devo andare a prendermi cura di colui che hai ridotto ad un vegetale morente”
Dico sbattendogli la porta in faccia.
Sospiro passandomi ripetutamente le mani in viso e tornando a sedermi sul divano mentre qualche lacrima scende lungo le mie guance.
Il citofono suona ancora.
“Vattene via Daniel”
“Sono Pascale”
“Scusa, sali pure”
Premo il pulsante aprendo il portoncino.
“Ciao” Dico asciugandomi le lacrime.
“Ciao cara, spero di non averti disturbata…tutto bene?”
“Stai tranquilla, ero sveglia, non sarei riuscita a riposare lo stesso”
“Cara, non va bene, da quanto non dormi, hai una brutta faccia, sei sicura di non volere che resti ad aiutarti la notte”
“Tranquilla, ce la faccio”
“Come sta?”
“Migliora, sta meglio, le emicranie sono meno forti e le ferite si stanno rimarginando”
Pascale sospira, e sorride guardandomi in faccia.
“Tu fai troppo cara ragazza, devi riposare, non ti fa bene fare tutto da sola, né a te né ai bambini”
La nostra conversazione viene interrotta da un rumore improvviso che ci fa mettere subito sull’attenti e subito corriamo in camera dove entrando troviamo Charles a terra che tenta di rialzarsi.
“Charles che fai!?”
“Mon dieu Charles”
Con l'aiuto della madre lo rimetto sul letto.
“Volevo venire a salutarti, ma appena mi sono alzato tutto ha iniziato a girare”
“Charles, quante volte ti ho detto, che fino a quando non starai del tutto meglio, chiamami prima di alzarti”
“Non voglio farti affaticare”
Sospiro passandomi una mano fra i capelli.
Pascale mi poggia una mano sulla spalla e con sguardo dolce e amorevole mi invita a tranquillizzarmi.
“Va a riposare cara, ci penso io ora”
Provo a ribadire ma severa mi spinge fuori dalla camera mandandomi a riposare in quella degli ospiti.
“Ecco, così nessuno ti disturba, dormi, ti chiamo per ora di cena”
Dice prima di chiudere la porta.
Sospirando mi siedo ai piedi del letto reggendomi il capo fra le mani mentre calde e salate lacrime scorrono sulle mie guance, che presto mi fanno scoppiare in un pianto isterico.
“AAAAAAHHH…AAAAAAAHHH…NON CE LA FACCIO PIÙ”
Mi getto sul letto battendo i pugni sul materasso.
“STA LA CHARLES”
Pascale entra di corsa.
“Linda, Linda, oi, cosa succede?”
“NON CE LA FACCIOOOO”
“Linda, calma, tranquilla, siediti, Linda siediti”
Pascale mi fa alzare mettendomi a sedere sul bordo del letto.
“Cosa succede?”
“Io non ce la faccio più, perché capitano sempre tutte a me, sembra che Dio non voglia la mia felicità”
“No, no, non dire così, non è vero”
“E allora perché ogni volta che sembra andare bene tutto cambia verso”
“Perché pensi in negativo piccina, devi vedere le cose dal lato positivo, ora riposa bambina, vedrai che ti sentirai meglio”
Annuisco mentre Pascale, dopo avermi lasciato una carezza sulla guancia esce chiudendosi la porta alle spalle, ma non prima che Leo riesca a sgattaiolare dentro.
Lo prendo in braccio e subito inizia a leccarmi la faccia, e mentre accarezzo il suo morbido pelo mi stendo a letto tentando di riposare.

Like the TitanicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora