Erano passate due settimane, dal trasloco. Ma io mi sentivo ancora addosso la parola: inadatto.
Ero inadatto a quella situazione. Odiavo stare in quella casa, dove tutti cercavano di essere ciò che in realtà non saremmo mai stati, una famiglia.
Era il primo giorno di scuola e come al solito ero in ritardo. L'avevo fatto di proposito, così non avrei dovuto incontrare nessuno in casa e avrei potuto finalmente gustarmi la colazione.
Scesi di corsa le scale e arrivai in salotto. Silenzio.
Squadrai l'intera stanza, ma non c'era nessuno.
Andai tranquillo verso la cucina, quando vidi venirmi in contro lei.
«Cosa diavolo ci fai ancora qua? Sei in ritardo!» esclamai tutto d'un fiato.
«Lo so! Ehi... anche tu lo sei!» mi rispose lei con voce assonnata, di chi ha fatto tutto tranne che dormire, ma nel suo caso di chi ha dormito troppo.
Avevo quello che mio padre definiva un "occhi clinico". Silenzioso, schivo, mi bastava osservare per poco le persone e capivo al volo come fossero. Lei era una brava ragazza, di quelle che alla sera se ne stanno a casa a leggere un libro e che quando escono non tornano tardi.
Mi schivò e andò verso la porta d'ingresso. Tirò su la cartella viola dall'angolo in cui l'aveva lasciata e uscì dalla porta, senza dire nulla.
Sentii il rumore di una macchina. Mi avvicinai alla finestra che dava sulla strada e spostai un po' la tenda, color menta.
Vidi la macchina fermarsi. Era una Golf grigio metallizzato, nuovissima. Luna aprì il cancello e corse verso la macchina, aprii la portiera e salì. La vidi allungarsi verso il guidatore, ma avevo ancora gli occhi appannati di sonno. Me li strofinai per mettere a fuoco, ma la macchina partì.
Sentii qualcosa. Non so spiegarmi se fu curiosità o qualcos'altro, ma una cosa era certa, provai qualcosa.
Presi la cartella ed il casco. Scesi in fretta gli scalini e mi fermai davanti alla mia Honda nera CBR 1000.
Anche se fra poco avrebbe compiuto il secondo anno di vita, profumava ancora di concessionaria. Faceva parte di uno dei tanti regali fatti da mio padre, per cercare di comprare il mio affetto. Ma i miei sentimenti non erano in vendita.Poco dopo mi ritrovai davanti alla scuola.
Il cancello era ancora chiuso, ma il parcheggio era già pieno di ragazzi, che continuavano a sbucare da tutte le parti.
Osservai un ragazzino in piedi a pochi metri da me. I segni freschi dell'acne in viso e lo sguardo smarrito mi suggerirono che quel giorno non ero l'unico ad essere nuovo. Sicuramente per lui, che era certamente quello che si classifica come "primino", non sarebbe stato facile. Lo capivo dai suoi occhi che si aspettava di tutto da quella scuola, da quella nuova esperienza. Come non ammetterlo, nel bene o nel male passerà cinque lunghi anni tra quelle mura. Sembrava quasi emozionato.
Io non sapevo che fare, avevo calcolato male i tempi. Ero abituato al traffico in centro città, non a un paese di periferia.
Odio aspettare.
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Ad ogni costo
RomanceLuna e' all'apparenza una brava ragazza come tante, con un carattere forte. Daniel sembra invece il solito ragazzaccio maleducato da tenere alla larga. Ma le cose non sono mai come appaiono. Due giovani sconosciuti costretti a convivere, una fami...