Capitolo 19 - Dan

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Quel pomeriggio riaccompagnai a casa Giada.

«Allora ci sentiamo!» esclamò lei allegra.

Non c'era stato nulla. Né un bacio, né un abbraccio. Avevamo solo parlato. E di certo non mi sentivo meglio.

«Ci vediamo domani... » esclamai accendendo la moto.

Mi guardò triste. Si aspettava un bacio, ma non ne avevo voglia.

Se ne andò senza dire nulla e rimasi ad aspettare che entrasse nel portone, poi diedi gas e me ne tornai a casa.

Aprii la porta e la prima cosa che sentii fu il suo profumo. Luna era a casa. Una cosa era certa, non avremmo dovuto fingere alcuna complicità, perché per gli altri noi non ne avevamo.

Salii le scale e senti qualcuno scendere.

Luna mi spuntò davanti, ad occhi bassi. Non mi degnò di uno sguardo, mi passò accanto e se ne andò in cucina.

Raccolsi sulle scale, i pezzi del mio cuore infranto e me ne andai in camera.

Poco più tardi cenammo tutti insieme, come una vera famiglia.

«Com'è andata a scuola oggi Daniel?» mi domandò mio padre.

Luna iniziò a tossire, le guardai gli occhi. Erano lucidi.

«Una meraviglia!» risposi allegro.

«E a te Luna?» domandò sua madre.

«...una meraviglia!» esclamò lei sorridendo.

Io conoscevo il suo sorriso e quello non c'entrava niente con lei.

«Cosa fate stasera?» domandò mio padre.

«Io esco!» puntualizzò Luna.

Con chi? Perché? Dove vai?

«Posso chiedere con chi?» gli domandò Giorgio.

Che domandona papà. Mi sarei voluto alzare e battere le mani. Complimenti!

Luna mi guardò.

«Non lo conoscete... » rispose.

Usciva con lui. L'uomo sposato.

La madre la guardò. Per qualche momento, sospettai che la madre sapesse. Forse non era vero che non sapeva nulla della figlia.

«Eh quando torni?» domandò sua madre.

«Non lo so...» rispose Luna.

Si alzò dal tavolo.

«Io ho finito, vado a prepararmi!» esclamò svelta.

Doveva prepararsi? Era bellissima anche così, struccata e con i capelli raccolti in un mollettone.

Rimasi a tavola ancora per qualche minuto, poi vidi fuori dalla finestra le luci di una macchina che si fermò, proprio davanti casa nostra.

Era arrivato.

Mi alzai e mentre salivo le scale, sentii la porta della stanza di Luna aprirsi e l'aspettai in corridoio con la schiena appoggiata alla parete della sua camera.

I capelli raccolti in una cipolla e un paio di orecchini d'argento a forma di luna, le davano un fascino sconvolgente. La sera, avevo notato che era ancora più bella.

«Divertiti!» esclamai a bassa voce.

Lei mi sentii ma al contrario di ciò che avrei pensato, non mi guardò e se ne andò.

Potevo lasciarla andare via così? No.

La rincorsi, giù per le scale e l'afferrai da un braccio.

Si girò e mi fulminò.

«Che fai? Lasciami!» esclamò a bassa voce. I nostri genitori non dovevano sentirci.

«Non andare!» gli dissi.

«Ti sei divertito con lei, oggi?» mi domandò con lo sguardo basso.

Mi aveva visto con Giada? Impossibile. Cazzo.

«Guardami!» implorai.

Alzò lo sguardo e vidi i suoi occhioni gialli, doloranti. Mi sentii una merda.

«Non ci ho fatto niente!» mi affrettai a dirle.

Gli si illuminarono gli occhi e la sua bocca accennò un sorriso involontario. Mi si scaldò il cuore.

Il suo cellulare squillò. Doveva essere lui, che anche in quel momento rompeva i coglioni.

«Non mi importa Daniel!» esclamò.

«Dormirai da lui?» le chiesi guardandola dritta negli occhi.

«Non sono affari tuoi!» gli si ruppe la voce.

La lasciai andare. Capii che non c'era molto da fare. Era arrabbiata con me. Non avrei fatto altro che peggiorare la situazione.

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