Ad ogni costo

Capitolo 3 - Luna

Ridi, ridi, cretino.
Daniel mi aiutò a riempire il nuovo scatolone, ma per tutto il tempo non mi degnò neanche di una parola.
Ormai ero abituata a subire quel trattamento, ma ciò non voleva dire che mi andasse bene.
In tutte le occasioni in cui le nostre famiglie si erano incontrate, lui non mi aveva degnato di uno sguardo, figuriamoci di una parola. Era come se fosse in continua lotta contro tutto e tutti.
Questa situazione poteva starmi bene fino ad un certo punto, non era giusto che una persona con la quale avrei dovuto vivere, non mi degnasse neanche di uno sguardo.
Dovevo chiarire questa situazione. Così mi convinsi ad affrontarlo. Alzai lo sguardo e con grande sorpresa scoprì che lui mi stava fissando.
Riabbassai svelta lo sguardo.
«Ho qualcosa in faccia?» gli domandai ad occhi bassi attendendo una sua risposta, che non arrivò.
Quando alzai lo sguardo, lui non c'era più. Era svanito nel nulla.
Certo che era proprio strano.
Sistemai le mie cose, nella grande camera che mi avevano riservato, o meglio per la quale avevo lottato.
La camera si affacciava sul grande giardino posteriore, che ospitava una degna piscina. Il bagno era in camera, ma l'avrei condiviso con Marta, la mia sorellina di nove anni. Aveva due porte. Una si apriva sulla mia stanza, mentre l'altra dava sulla sua.
Aprii la porta del bagno e me la ritrovai davanti.
«Ciao sitter» mi sorrise lei, richiamando l'attenzione su quel vocabolo inglese sbagliato, forse di proposito.
«Ciao scimmietta!» risposi io.
«Vieni a vedere la mia cameretta!» esclamò lei, tirandomi da un braccio.
Quanto gli volevo bene, come avrei potuto dirle di no? Era la mia dolce ancora di salvataggio, l'unica persona a cui volevo realmente bene.
Attraversammo il bagno e aprimmo la porta scorrevole che dava sulla sua camera.
Certo che rispecchiava veramente il suo essere. Tutta Barbie e Winx.
Marta si sdraiò sul letto nuovo, che profumava di naftalina ed iniziai a farle le coccole. Socchiuse lentamente gli occhi e crollò in un sonno profondo.