Capitolo 17 - Dan

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Mi svegliai con un gran mal di testa. Mi guardai intorno. Ero sdraiato sul divano, con una coperta sulle gambe. Il rosso della coperta mi accecava, dovevo essere messo proprio male. Chiusi gli occhi perché non riuscivo a tenerli aperti. La luce del sole, che filtrava dalla tapparella mi dava la nausea.

«Dany cazzo ti svegli!» urlò una voce familiare.

Era Andrea. Si esattamente lo stesso Andrea Franceschini che dopo il fallimento del mio compleanno, fu l'unico a guardarmi ancora in faccia. Non posso dire che eravamo migliori amici, perché eravamo più simili a due fratelli. Lui quello maggiore, che si prendeva cura di me ed io la testa calda.

«Cazzo Drea non urlare!!!» esclamai contenendo il tono della voce, al minimo.

Drea, buffo soprannome che gli affiliai da bambini. Mi piaceva, perché non ce ne erano di molti in giro, con quel soprannome.

«Devi andare a scuola e anch'io!» esclamò sincero.

Aveva ragione.

Nella mente mi riaffiorò il pensiero della sera prima, quando dopo essere uscito di casa mia mi fiondai qua, da lui. Il padre di Andrea era un avvocato e aveva un casino di soldi. Come regalo, per i suoi diciotto anni gli chiese semplicemente un appartamento tutto suo e ammobiliato. Desiderio espresso. Ed ora mi trovavo li.

Passammo la serata a bere birra davanti alla tv. Guardammo le corse di macchine su uno strano canale e a quanto pare mi addormentai sul divano.

Poco dopo uscimmo di casa insieme.

«Allora cosa pensi di fare?»

«In che senso?»

«Intendi nasconderti a casa mia per molto, sai tanto per saperlo... » disse Andrea tra il serio e il comico.

«Non ti preoccupare non ti darò fastidio stanotte!»

Mi tirò un pugno sul braccio. Sapevo bene che non gli davo fastidio, ma mi divertiva stuzzicarlo.

«Stanotte?» mi domandò curioso, passandosi la mano sulla testa rasata.

«Penso di dormire sotto un ponte...»

«Devi affrontarla»

Ok. A chi si riferiva? Poteva riferirsi solo a lei. Chissà cosa aveva raccontato questa bocca! Ma perché io non ricordavo e lui si? Era sempre così... che palle!

«Perché?»

« per te, per nessun altro, fallo solo per te!»

Lo so. Ecco, come al solito aveva ragione. Dovevo farlo per me e solo per me. E se non avessi avuto il coraggio di affrontarla? Affrontare lei, sembrava impossibile. Faceva male, troppo male.

Arrivai a scuola. Il cancello era ancora chiuso. Il parcheggio si stava iniziando ad affollare, la cercai svelto tra la folla, ma non la vidi. Riguardai più lentamente, ma nulla. Perché non c'era? E se l'avesse accompagnata lui? Non so se sarei riuscito a reggere la scena. Solo pensarla con lui mi dava la nausea. Cazzo che nervi!

«Ciao Daniel» esclamò una voce alle mie spalle.

Per un millesimo di secondo l'immaginazione andò oltre quel saluto. In un flash mi comparve davanti Luna.

Mi voltai svelto, quando il nome non si fermò a Dan.

Era una ragazza. La riconobbi, mi aveva aiutato a trovare la classe. Cercai con tutte le mie forze di ricordarmi il suo nome, ma proprio non riuscii.

«Ciao... » risposi imbarazzato. Bhe, non è obbligatorio dire il suo nome, magari non ci fa caso.

«...Giada!» rispose lei malinconica.

Ecco, appunto!

«Sai ho una memoria di merda!» risposi serio.

Girò gli occhi verso la scuola e annuii.

Ferita in pieno!

«Allora che ci fai qua, tutto solo?» mi domandò con il sorriso sulle labbra.

Schietta la tipa!

La squadrai dalla testa ai piedi. Jeans a vita bassa, magliettina a maniche corte verde e ballerine dello stesso colore.

Mi accorsi che non mi piaceva, per niente. Cioè fisicamente era apposto, ma io ero come bloccato. Era la prima volta che mi succedeva. Di solito, davanti ad una bella ragazza come lei, ci avrei provato spudoratamente. Invece no. Era cambiato qualcosa? Si, Dan.

Come era potuto succedere? Come potevo sentirmi così, solo dopo un bacio? Potevo sottomettermi a questo cambiamento?

Sono certo che fu per la paura del cambiamento o forse la paura di ammettere che per una volta nella vita, sarei potuto essere veramente felice, che presi una decisione.

«Ti va di andare a fare un giro?» gli domandai il più in fretta possibile.

Mi guardò stupita e non ci pensò su due volte.

«Certo!» esclamò allegra.

Salii dietro e si aggrappò forte alla mia schiena. Strano come quell'abbraccio non desse di niente.

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