Capitolo 21 - Dan

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Sentii chiudere la porta d'ingresso.

Immaginai Luna salire sulla Golf e allungarsi verso di lui per baciarlo. Quelle labbra che si erano posate sulle mie solo il giorno prima ed ora erano sulla bocca di un altro.

Iniziai a sentire caldo. Sentii il cuore accelerare, le mani iniziarono a formicolarmi. Stavo fremendo di rabbia e le mura intorno a me mi stavano soffocando.

Presi il cellulare e le chiavi della moto. Scesi le scale di casa e afferrai il giubbotto di pelle e un casco.

Vidi un ombra alle mie spalle, ma avevo la vista appannata. Non volevo vedere nessuno, non volevo parlare con nessuno. Avevo solo bisogno di stare un po da solo.

Pochi minuti dopo mi ritrovai in superstrada.

L'aria calda di metà settembre, in moto diventava pungente.

Amavo guidare di sera, soprattutto in estate.

Il buio mi accoglieva e le luci delle poche macchine in autostrada formavano una sorte di scia luminosa verso la meta.

Conoscevo a memoria quella strada, ogni sua uscita e ogni curva. Eppure ogni volta mi meravigliavo come nel giro di poco lo scenario cambiasse e si passasse dal cemento della città ai mattoni delle villette che portavano al Lago.

Bastavano venticinque minuti e sembrava di essere lontano anni luce da casa.

Rallentai quando arrivai nella via principale che portava dritto al Lago di Como.

Como era una bella città caratteristica, conosciuta per lo più per il famoso attore americano che ci abitava qualche mese all'anno. Ma era molto di più. L'avevo sempre considerata magica.

La piazza principale si affacciava su una meravigliosa Cattedrale, che si riversava su antiche viette. Non era difficile perdersi, anzi mi capitava spesso se non ci stavo attento.

Quella sera però la mia attenzione era tutta per lui. Il Lago ne era padrone e di sera era ancora più emozionante.

Sfilai il casco e l'appoggiai sulla moto.

Mi sdraiai su un'aiuola d'erba e infilai le braccia incrociate sotto la testa, per sostenerla.

Guardai il cielo. Osservai le stelle apparentemente assenti. Più le cercavo e più loro si nascondevano. Riuscii a contarne tre, quando la mia attenzione fu rapita da una striscia che attraversò il cielo alla sinistra del Lago, proprio dalla parte opposta del centro.

Una stella cadente? No.

Cercai di mettere a fuoco, ma non vedevo nulla. Proprio mentre stavo per perdere ogni speranza, vidi qualcosa sfrecciare nel cielo. Cioè no, sul lago.

Mi alzai di scatto e mi avvicinai alla sponda. Vidi dei riflessi che mettevano in mostra un filo d'acciaio che attraversava il Lago. Ma cosa diavolo era?

Il filo si mosse, lo seguii fin su per la montagna e poi vidi qualcosa sfrecciare giù ad una velocità spaventosa.

Non potevo credere ai miei occhi. Avevo letto su qualche blog americano di questo nuovo sport, ma non mi sarei mai immaginato che sarebbe arrivato in Italia e soprattutto che l'avrei scoperto qui, sul Lago.

Zip Line. Consisteva nel buttarsi attaccati a un filo da una vetta all'altra. Ma questo era molto di più.

Osservai un'altra persona attraversare il Lago e cercai di capire dove terminasse la discesa.

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