Capitolo 39 - Dan

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L'appuntamento nella Hall era alle 22.00. Erano le 22.15 e Luna e le sue amiche ancora non si vedevano. Io e Andrea c'eravamo preparati con calma ed eravamo rimasti a chiaccherare in attesa dell'orario stabilito per l'uscita.

«E' inutile sono donne!» sussurrò Andrea guardandomi. Aveva addosso una polo bianca e dei bermuda color beige, con ai piedi dei mocassini blu. Che bravo ragazzo, esattamente il mio opposto!

«A proposito di donne... ho visto come guardi Angelica!» sussurrai sicuro. Conoscevo Andrea e se si soffermava a guardare una ragazza era perché ne era interessato. Non era il tipo che andava con la prima che capitava, per questo mi ero accorto subito della simpatia per Angelica. Avevo colto quei piccoli segnali, che da bravo signore metteva in atto pronto alla conquista.

«E' una bella ragazza, molto fine. Lo sai che mi piacciono le perle rare e lei potrebbe esserlo, sto ancora cercando di capire...»

«Di capire cosa?» domandò una voce alle mie spalle.

Mi voltai e la vidi.

Luna era stretta in un vestito rosso sangue corto, che le arrivava a malapena a metà coscia. Se solo si fosse piegata non voglio immaginare cosa si sarebbe visto. Lo sentii fremere solo all'idea. La profonda scollatura sul seno lasciava ben poco all'immaginazione e il reggiseno le strizzava alla perfezione quelle meraviglie. I capelli raccolti in uno chignon lasciavano nudo il collo. La leggere abbronzatura e il mascara le facevano risaltare ancora di più il colore particolare degli occhi.

Avrei voluto prenderla in quel momento e farle tante di quelle cosine, da farle perdere il lume della ragione.

«Tu così non esci!» esclamai appena due tedeschi le passano accanto commentando. Non avevo studiato il tedesco, ma avevo capito al volo cosa avessero detto.

«Si certo...» sussurrò lei sorridendo.

«Non sto scherzando...» risposi guardandola negli occhi. Mi alzai e la presi per mano, tirandola verso l'ascensore.

«Dan lasciami! Ma che ti prende?» mi domandò nervosa.

«Ma ti sei vista? Se esci così tra cinque minuti starò facendo a botte con qualcuno! Voglio ricordarti cosa ti ha chiesto mio padre?» le chiesi alludendo alla conversazione di quella mattina.

Mi guardò titubante. Poi incrociò le braccia al petto. Non aveva intenzione d'arrendersi.

«Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Io dovrei cambiarmi perché tu potresti dare di matto se qualcuno mi guarda? Cosa farai tra un mese, mi chiederai di indossare il Burqa?»

«Ok smettila...» la interruppi. Si era incazzata.

«No, smettila tu Dan! Io esco così, che ti vada bene o no!» tuonò come una minaccia.

Se avessi ascoltato l'istinto, l'avrei dovuta prendere di peso e rinchiuderla in camera, con me ovviamente. Scattai pronto a caricarmela sulle spalle se necessario, ma qualcuno mi fermò.

«Ok amico, hai fatto la tua scenata di gelosia. Ora possiamo uscire, grazie?» domandò Andrea.

Quella stretta mi bloccò e cercai di calmarmi.

La guardavo intensamente e lei non distoglieva lo sguardo neanche un secondo.

Sei mia Luna, è meglio che tu inizi a capirlo.

Qualche minuto dopo eravamo sulla via principale in cerca di un buon Pub.

Le ragazze camminavano davanti a noi ed io dietro con Andrea stavo attento alle occhiate dei tedeschi e non solo. Ad un tratto le sentii ridere. Si bloccarono di colpo davanti ad una vetrina e indicarono qualcosa, poi si girarono a guardaci.

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