Fissavo il cancello e cercavo di mandare via il pensiero del diavoletto, sulla mia spalla destra, che cercava di convincermi di fuggire il più in fretta possibile da quel posto.
Prima di decidermi a restare, accesi il motore varie volte.
Poi vidi lei.
Luna veniva verso di me con passo deciso. Rieccola.
Forse mi aveva visto solo e stava venendo per farmi compagnia. Ma io non la volevo, la sua compagnia.
Quando fu più vicina, mi accorsi che accanto a lei c'era un'altra ragazza, con una buffa frangetta che le copriva gli occhi.
Proprio mentre stavo per salutarla, loro mi passarono accanto e Luna non mi degnò nemmeno di uno sguardo.
La sua amica mi guardò sorridendo, per poco dopo, scomparire entrambe nella folla.
Che imbecille che sono. Mi aveva dichiarato guerra e allora che guerra sia!
Ci misi più di mezz'ora a trovare l'aula giusta. Tra bidelle senza senso dell'orientamento e professori bizzarri, grazie alle indicazioni di una ragazza gentile, fin troppo, riuscì a trovare la classe.
«Questa è la quinta erre» esclamò la gentile ragazza dagli occhi blu. La osservai attentamente. Non doveva avere più di sedici anni. I capelli castani, lunghi e ricci.
«ok...» risposi guardando la porta della classe, poi mi girai verso di lei.
Abbassò la testa e una ciocca di capelli le cadde davanti agli occhi. Lei se la tirò indietro delicatamente.
«Comunque io sono Giada...»
Allungò una mano verso di me, ma io non tirai fuori le mani dalle tasche. Ci restò male. Lasciò cadere la mano.
«Io sono Dan!» esclamai veloce.
«Allora ci vediamo... Dan»
La osservai andarsene e poi bussai sulla porta.
Il resto è roba vecchia.
Dopo essermi presentato alla classe, mi sedetti ad un banco vuoto.
Il professore Ba... qualcosa era tra i peggiori che avessi mai incontrato. Questa era la terza scuola superiore che cambiavo. Non facevo in tempo ad ambientarmi che ci trasferivamo. Ero rimasto in contatto con un unico amico. Andrea, ma io lo chiamo con le iniziali A.F..
La lezione era così monotona, che non sapevo neanche qual'era l'argomento.
Mi sfuggì un grosso sbadiglio.
Non l'avessi mai fatto. Metà classe si girò a guardarmi sorridendo. Il prof. mi fissò.
«Ha qualcosa da dire Valli?» mi domandò sarcastico.
«No... » affermai io annoiato.
«Allora non apra bocca!»
E no, non ci siamo proprio, mi guardai attorno e decisi di non trattenermi. In fondo, questo era il mio ultimo anno, quindi tanto meglio chiuderlo in bellezza.
«anzi... sa una cosa Prof., lei è il peggiore che abbia mai incontrato!»
Mi bastò quella frase, per ritrovarmi pochi minuti dopo in vice presidenza, con il registro in mano.
Ero seduto sul divanetto rosso ad aspettare. Guardare le segretarie, con le gambe nude, fare avanti e indietro era più gratificante che ascoltare quel vecchio.
«Ma che ci fai qua?»
Mi girai di scatto e la vidi.
Luna era davanti a me, con le mani appoggiate sui fianchi, come a fare le veci di una mamma arrabbiata.
Scoppiai a ridere.
«Secondo te?» gli risposi.
Rimase perplessa, poi mi rispose.
«Cosa hai fatto?» mi domandò seria.
Ma perché devo sempre essere io ad aver fatto qualcosa? Sin da bambino la colpa veniva data a me per tutto. Come quando sparì il nostro gatto. Avevo cinque anni e mi diedero la colpa. Va bene in quel caso avevano ragione. Povero gatto.
«Io nulla... è quello che è un coglio... Ahia!»
Stavo per finire la frase, indicando il Prof. appena uscito dalla presidenza, ma lei mi schiacciò un piede e mi interruppe.
«Tu sei proprio un cretino!» esclamò a voce bassa. Mi si avvicinò e per la prima volta fui rapito letteralmente da quei suoi occhi magnetici. Gialli. Un colore inimitabile. Credo, anzi sono convinto che sia più raro degli occhi neri.
«Il preside è bravo, se ti comporti bene te la caverai con una nota... »
Rimasi incantato dalle sue parole. L'avevo trattata di merda e ora lei cercava di darmi consigli.
Che limite ha la bontà?
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Ad ogni costo
Roman d'amourLuna e' all'apparenza una brava ragazza come tante, con un carattere forte. Daniel sembra invece il solito ragazzaccio maleducato da tenere alla larga. Ma le cose non sono mai come appaiono. Due giovani sconosciuti costretti a convivere, una fami...