Capitolo 42 - Luna

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Non riuscivo neanche a guardalo. Avevo paura che dopo avermi salvata, se solo mi avesse guardata con quegli occhi bisognosi d'amore, mi sarei abbandonata a lui. Ma me ne sarei pentita. Quindi quando mi chiese di dormire insieme, mi sforzai di pensare a quella troietta stretta tra le sue braccia e non faticai a rifiutarlo. Poi Ania si intromise e mi lasciai accompagnare da lei e Angelica in stanza.

Quando entrai mi precipitai in bagno e chiusi la porta. Rimasi scioccata dal riflesso sullo specchio. L'ombretto sbavato andava ad accentuare le mio occhiaie, sembrava che non dormissi da anni. I capelli umidi, dopo il bagno inaspettato, erano un groviglio di nodi. Infine il perfetto vestito rosso si era strappato su un lato, probabilmente mentre cercavo di divincolarmi dalla stretta di quel tedesco. Mi tornò in mente l'acqua gelida del mare e quel corpo abbandonato sopra di me, un brivido mi percorse la schiena.

In tutto quel casino però, l'unica cosa a cui il mio cervello continuava a soffermarsi erano le labbra di Daniel sopra quelle di un'altra. Quelle labbra che sarebbero dovute poggiarsi per sempre solo sulle mie, si erano abbandonate alla bocca di qualcun altro. Portai inconsciamente le dita sulle mie labbra e proprio in quel momento aprì la porta Angelica.

«Hey tutto bene?» mi domandò.

La fissai qualche istante. No, nulla andava bene. Mi sentivo tradita, sporca e stanca. Inizia a piangere, prima piano poi arrivarono i singhiozzi.

«Brava amica, sfogati!» mi abbracciò, stringendomi le braccia intorno alla testa.

«La vita fa schifo!» urlai, strizzando gli occhi.

«Bella scoperta! Ed è così che la Signorina Stralunata anche quest'anno vince il premio per la miglior rivelazione!» esclamò Ania appoggiandosi allo stipite della porta.

Mi sfuggì una risata.

«Ecco, inizia già a fare meno male... vero?» mi domandò Angelica.

No. Non faceva meno male, ma con loro al mio fianco ce l'avrei fatta. Accennai un si con la testa.

«Quando quello stronzo ti ha scaraventata in acqua ci siamo prese un gran colpo. Abbiamo dato letteralmente di matto!» esclamò Angelica.

«Ci siamo buttate in acqua come vere amazzoni e abbiamo iniziato a picchiarlo e a cercare di togliertelo di dosso, quel coglione!» aggiunse Ania.

«Grazie ragazze!» risposi.

«Facciamo una promessa, ci state?» domandò Angelica.

Io ed Ania accettammo subito.

«Questa notte promettiamo di diventare sorelle per sempre! Ci prenderemo cura l'una dell'altra in ogni circostanza, anche se a dividerci ci saranno Stati. Quando una di noi avrà bisogno, noi correremo ad aiutarla. Per sempre!» aggiunse infine.

Sapeva di promessa da quinta elementare, quando poi l'anno successivo alle medie non ci si ricordava più del cognome dell'altra.

«Qua ci vuole un sigillo... aspettate!»

Ania si allontanò e andò a frugare nella sua valigia. Tirò fuori una forbicina, poi andò in bagno e tornò con del disinfettante e del cotone.

Io e Angelica ci guardammo preoccupate. Cosa aveva intenzione di fare?

«Vuoi che ti spunto i capelli per sigillare la nostra amicizia?» domandò Angelica.

«Spiritosa! Datemi le mani!»

La guardai spaventata.

«Cosa intendi fare?» le chiesi.

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