Capitolo 50 - Dan

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Luna si addormentò esausta tra le mie braccia. Rimasi a guardarla per un po'. Il viso finalmente disteso, il respiro lento. Quella giornata sembrava interminabile. Ne aveva passate molte ed ora era qui tra le mie braccia, aveva trovato forza e protezione in me. Io che fino a poche settimane fa ero uno sconosciuto.

Dovevo portarla a letto. Mi spostai e l'appoggia sul divano, per potermi alzare e poi prenderla in braccio. Non volevo svegliarla quindi cercai di essere il più delicato possibile.

«Non lasciarmi... Dan» sussurrò Luna nel sonno.

Sorrisi. So che non mi avrebbe sentito, ma sentii di dovergli una risposta.

«Non vado da nessuna parte, amore mio».

La presi in braccio e la maglietta si alzò, scoprendo le mutandine di Luna. Scoppiai a ridere ripensando alla scenetta di poco prima, quando le avevo chiesto se aveva le mutandine per prenderla in giro, era diventata tutta rossa. Amavo metterla in imbarazzo. Era così vulnerabile con me. In quei momenti riuscivo ad abbassare le sue mura di difesa, e a vederla realmente.

L'appoggiai sul letto e mi sdraiai accanto a lei, abbracciandola. Chiusi gli occhi e crollai nel sonno.

Mi svegliai in piena notte, disturbato da alcuni rumori strani. Mi girai, sicuro di trovare Luna, ma lei non c'era. Mi alzai di scatto e ancora assonnato mi avviai verso la luce accesa del bagno. La porta era aperta. Vidi subito Luna, accucciata accanto al gabinetto, bianca in viso.

«Cos'hai?» gli domandai.

Lei si girò, sorpresa.

«Non volevo svegliarti!» esclamò appena in tempo, poi si girò e vomitò nel water.

Vederla in quello stato mi faceva male.

Mi avvicinai e le accarezzai la schiena. Lei alzò la testa e mi guardò, distrutta.

«Va a dormire. Domani mattina starò bene!» esclamò.

«Scherzi? Io non vado da nessuna parte!» risposi.

Aprii il rubinetto e presi un asciugamano. Lo bagnai con acqua fredda e glielo tamponai sul viso.

Rimasi per circa un'ora, lì accanto a lei a guardarla. Stavo male, per lei. Come era possibile che non smettesse? Scesi in cucina a riscaldare dell'acqua, poi ci spremetti dentro il limone e tornai da Luna.

Dopo aver bevuto, si girò verso il gabinetto per vomitare.

Poi mi guardò. Si alzò, debole e si sciacquò il viso.

«Sto meglio!» esclamò cercando di sorridermi.

«Sicura?» gli domandai.

«Voglio sdraiarmi!» esclamò.

La presi in braccio e la portai a letto.

La mattina sembrava non arrivare mai. Avevo sonno, ma non riuscii a dormire. Dovevo prendermi cura di Luna.

Luna rimase tutto il resto del giorno a letto. Presi qualche Dvd dalla raccolta di Andrea e guardammo insieme tutta la trilogia de Il signore degli anelli.

Non mi ero preoccupato più di tanto per quell'influenza passeggera, anche se a parte il vomito, non aveva nulla di sintomi influenzali. Non starnutì, non aveva febbre e non aveva mal di gola. Solo stanchezza.

La mattina dopo, andammo a scuola.

Il giorno prima avevo ricevuto infinite telefonate da parte di mio padre. Gli avevo risposto e detto che stavamo bene, ma Sonia voleva sapere a tutti i costi dove fossimo. Alla fine avevo spento il telefono. Quando lo accesi trovai una ventina di messaggi in segreteria di Sonia. Non capiva che doveva lasciare del tempo a Luna per metabolizzare gli ultimi avvenimenti?

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