uno. Qualche settimana prima...

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Improvvisamente il suono del campanello d'ingresso mi fece sobbalzare sulla sedia.

Guardai nel monitor della videocamera esterna e vidi una giovane donna che aspettava di entrare.

Feci scattare la serratura, oltrepassai il divisorio che separava la zona per il pubblico da quella operativa e raggiunsi la giovane cliente.

«Buongiorno» la salutai.

La ragazza sorrise: «Buongiorno».

Era una donna esile, mora, con i capelli lisci, lunghi fino alle spalle.

Era vestita in modo elegante, con un tubino nero e una camicia bianca tenuta chiusa in vita da una cintura borchiata. Nonostante avesse scarpe col tacco tipo trampolo non era molto alta; diciamo della mia stessa altezza, o forse qualche centimetro in più.

Nel guardarla da vicino mi accorsi che non era poi così tanto giovane come credevo dopo averla vista sul monitor. Era certamente più giovane di me, ma anche se aveva un viso dolce e curato nei minimi particolari da un make-up meraviglioso, non poteva fare a meno di mostrare qualche ruga intorno agli occhi.

Mi chiesi se avesse superato i trent'anni.

«Come posso esserle utile?» Domandai, facendole cenno di sedersi sul divanetto.

«Grazie». Lei sorrise di nuovo e si accomodò.

Io presi posto sul divanetto di fronte.

«Posso offrirle un caffè?» Chiesi, nel tentativo di rompere il ghiaccio.

«Certo, grazie» e così dicendo accavallò le gambe e si mise a guardarmi con uno strano sguardo. Mi rialzai e andai nella zona operativa a preparare i caffè.

«Finalmente le giornate stanno iniziando ad allungarsi» buttai lì per evitare il silenzio.

«O, sì, certo. Inizia anche a fare un po' caldo, per fortuna. Non ne potevo più di questo inverno. Soprattutto non ne potevo più di indossare il cappotto».

La raggiunsi e appoggiai il vassoio con i caffè sul tavolo in vetro che divideva le due poltroncine.

«Zucchero?»

«No grazie, niente zucchero» fece lei.

«Anch'io ho smesso di mettere lo zucchero nel caffè, parecchio tempo fa».

«Si dice che si guadagna due volte a eliminare lo zucchero lo sa?» Disse, mentre prendevamo in mano le tazzine. «Una per le calorie che si evitano e l'altra per il gusto che aumenta terribilmente».

Mentre sorseggiava il caffè, nel dire quella frase, mi guardò languidamente con i suoi occhi verdi.

«Signora...?» apostrofai.

«Mi chiamo Cadina, Elena Cadina, piacere».

«Giada Ferreri, piacere» Ci allungammo entrambe in modo da poterci stringere la mano.

«A cosa devo la sua visita signora...Cadina?»

A quella domanda seguì un lungo momento di silenzio che si protrasse per così tanto che, ad un certo punto, non seppi se riformulare la domanda o meno. Sorridevamo ancora. Come due ebeti.

«Ecco, vede signora Ferreri, il suo nome mi è stato consigliato da un caro amico. Ho visto la qualità dei gioielli che realizza e mi permetta, innanzi tutto, di farle i compimenti per il suo lavoro».

«La ringrazio, davvero». Dissi.

Ovviamente, come sicuramente capita anche a te, mi fa sempre molto piacere ricevere dei complimenti. Ancora di più se a farmeli è una donna.

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