ventotto

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Quando mi svegliai, il giorno dopo, ero sconvolta.

Non potevo credere di essermi spinta cosi oltre.

Avevo oltrepassato ogni limite di decenza, di moralità, di etica.

Mi sentivo sporca. Terribilmente in colpa.

Quello che avevo fatto era ancora peggio di un tradimento. Mi ero comportata come la peggiore delle persone. Come una di quelle che avevo sempre detestato.

Non riuscivo a credere di essere stata io.

Non riuscivo a sopportare di essere stata io.

Io.

Ero stata io a togliermi le mutande in un ristorante. Ero stata io a farlo di fronte a uno, ch'era pur sempre uno sconosciuto.

Merda.

Ero stata io e io soltanto.

Mi ero sfregata un acino d'uva sulla vagina prima di offrirlo a un uomo. Non potevo crederci. E quello che mi disgustava di più era che mi era piaciuto.

Avevo fatto un gesto di cui non mi capacitavo.

Un gesto che andava ben oltre la mia immaginazione. Avevo accettato di partecipare a un gioco infantile per pervertiti.

Per qualche ora continuai a vergognarmi di me stessa ma poi, senza una spiegazione, quella stessa repulsione iniziò a sgretolarsi, lasciando spazio al desiderio.

Nei giorni che seguirono il pranzo di Parigi il mio umore sbalzava senza logica da alti a bassi. Passavo dall'eccitazione alla depressione, da un morboso desiderio di oltrepassare di nuovo il limite, ai sensi di colpa per quello che avevo fatto, e che desideravo fare.

In alcuni momenti mi sentivo sbagliata. Mi detestavo.

Poi tornavo a pensare a V, al suo sguardo di ghiaccio, al suo gioco perverso e non desideravo altro che rifarlo.

Forse, il suo, era solo un atteggiamento, un modo di fare, una strategia pensata per intrappolare nella sua rete perversa donne che, come me, non conoscevano tutte le sfaccettature del sesso.

Quando raccontai a Sara quello ch'ero arrivata a fare (e credimi, non fu nemmeno semplice raccontarlo a lei) fece strabuzzare gli occhi come una che non crede a quello che dici.

Poi però, si lasciò andare a un grande sorriso: «Finalmente Dada, sono contenta per te». Disse. «Goditi la vita e divertiti. Cavoli, questo V deve essere davvero in gamba se è riuscito a farti arrivare fino a quel punto».

«Non so più cosa pensare. Forse è meglio lasciar stare. Ho paura di perdere la testa».

«Questo non deve accadere» esclamò Sara. «Comunque stai tranquilla, uomini del genere non si innamorano. Il loro unico scopo è quello di scopare. E tu vedi di stare al gioco almeno fino a quando non ti porterà a letto. Ascolta una stupida. Il sesso extraconiugale migliora il rapporto».

Di quello ne ero ormai consapevole. Ormai era passata una settimana dal fatidico pranzo di Parigi e in soli cinque giorni avevo fatto l'amore con Giulio per ben due volte. Certo, fantasticavo sul fatto che al suo posto, dentro di me, ci fosse stato V, ma quella era una cosa di ben poco conto. In fondo, mi era capitato altre volte di pensare ad altri uomini mentre facevo l'amore con mio marito. Era una cosa normale.

Chi può dire di non aver mai fantasticato su qualcun altro mentre fa sesso col partner? A te non è mai capitato?

«Stai attenta a non esagerare» mi ammonì di nuovo Sara. «Ricorda che non devi cambiare le tua abitudini in famiglia Dada, potresti insospettire Giulio».

«Lo so. Ma ci sono momenti che mi sembra di impazzire. E subito dopo mi vergogno di me stessa e mi sento in colpa».

«Tranquilla, è tutto normale. Sei un essere umano con un cuore e dei sentimenti ma, a volte, bisogna diventare egoisti e fregarsene della nostra coscienza. E' l'unico modo per tornare ad essere altruisti. Se non sei appagata dalla vita non puoi nemmeno donare te stessa alla tua famiglia come vorresti. Ormai sei caduta nella rete di quel diavolo cara mia, non puoi far altro che lasciarti trascinare all'inferno».

«Certo che sei davvero rassicurante».

«La mia è solo invidia».  


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