quarantanove

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Quella sera, dal momento che era marzo e faceva piuttosto freddo, la cena si tenne in una sala all'interno della villa; ma non era previsto nel copione di V che io vi prendessi parte. Cenai insieme a Kajy in una stanza di fianco alle cucine.

In un primo momento la notizia che non avrei cenato con gli altri ospiti mi fece andare su tutte le furie, tanto da pensare per l'ennesima volta di andarmene in camera da letto e disertare quella che, improvvisamente, mi sembrava diventata una buffonata colossale. Una volta che il mio animo ritornò alla quiete però, iniziai ad apprezzare il fatto di non dover cenare con gli ospiti. Questo mi toglieva da molti impicci e dall'imbarazzo di dover affrontare le persone in un momento in cui, in fondo, mi sentivo di restare concentrata solamente su me stessa. Nello stesso tempo, la buffonata colossale, ritornò ad essere un pensiero estremamente eccitante.

Feci così amicizia con Kajy e rimasi tranquilla, in attesa di conoscere l'inferno delle emozioni.

Ma la tranquillità non durò per molto. Più si avvicinava il fine cena e più aumentava l'agitazione.

Kajy non era di molte parole e men che meno di aiuto; il corpetto di pelle iniziava a stringere un po' troppo e mi dava fastidio.

Ero davvero certa di volermi esporre a fare una cosa del genere? Ero davvero consapevole che fra poco il mio corpo e la mia anima sarebbero state messe all'asta?

Purtroppo sapevo bene quello che stavo facendo e subivo il solito scontro interiore. Anche se, ormai, la Giada fedele, sempre gentile e carina, ligia alle regole e pronta a caricarsi sulle spalle responsabilità e rinunce, si era allontanata dal mio io, lasciandomi sola con la me stessa più emancipata e curiosa; quella in grado di scavare nel profondo di se stessa e di raggiungere la consapevolezza necessaria per essere gioiosa; quella in grado di affrontare qualsiasi esperienza, incurante di tutto il resto, pur di fare un altro passo in direzione di quella gioia.

Non c'era modo di resistere al richiamo della parte oscura. Al richiamo dell'ignoto, così brillante, così appagante, così maledettamente irresistibile.

Non potevo smettere di bramare il veleno della lussuria.

Pensai al mio corpo nudo e glabro davanti allo specchio. Mi sentivo attraente e sicura di me. Iniziavo a eccitarmi. Mi sentivo golosa. Non vedevo l'ora di sapere quanto avrebbero offerto per avermi.

A un certo punto Jasmine irruppe nella stanza. «E' ora» disse prima di scomparire di nuovo dalla nostra vista.

Kajy, diventando rossa per l'imbarazzo, si alzò e mi fece segno di seguirla.

Andammo al piano di sotto, in una saletta buia illuminata dalle torce, dov'ero già stata in passato.

Una volta lì, vidi che c'era un'altra donna in attesa, vestita esattamente come me. Ci guardammo senza parlare, scambiandoci solo un sorriso imbarazzato. Nel vederla da vicino mi irrigidii: quella non era una donna; quella era ancora una ragazza, di parecchi anni più giovane di me e con un fisico snello, perfetto, che sprigionava erotismo. Aveva le mani legate dietro alla schiena e sembrava fremere per entrare nella sala delle offerte. Kajy le si avvicinò con qualcosa di indefinito in mano: «Devo metterti questo» disse.

La ragazza si girò e si fece mettere un laccio intorno alla testa, che Kajy chiuse con una clip. Quando si rigirò aveva una palla nera in bocca, che la costringeva a tenere le labbra schiuse, ad avvolgere i bordi di gomma.

Kajy si voltò verso di me: «Devo legarti i polsi dietro la schiena» disse, prima di imprigionarmi con una corda di pelle che non mi permetteva nemmeno di muovere la braccia.

Legata. Vestita in quel modo. Senza mutande. In balia dei desideri di gente sconosciuta e perversa, iniziai a sentire un piacere travolgente. Fui grata che non mi venne messa quell'orribile palla di gomma in bocca. Non so per quale motivo ma il fatto che fossi risparmiata dalla museruola mi fece sentire di nuovo la donna preferita da V. Fu come avere un trattamento di favore.

«Sarai tu la prima a entrare» disse Kajy rivolta a me.

Mi resi davvero conto per la prima volta che di lì a poco avrei dovuto fare il mio ingresso nella sala piena gente. Gente che non conoscevo. Gente che mi avrebbe mangiata con gli occhi. Gente che si sarebbe contesa, a suon di offerte, la proprietà del mio corpo per una sera.

Inizia a tremare. Un po' per l'imbarazzo e la tensione, un po' per la paura, e un po' per l'eccitazione che stava già iniziando a mordermi.

I sensi di colpa, ormai, erano sepolti sotto la coltre di perversione che stava prendendo possesso della mia mente.

Dopo l'avvertimento di Kajy l'attesa si fece spasmodica. Interminabile. Una guerra a colpi di cuore tra desiderio e immaginazione.

Poi, finalmente, la voce di Jasmine: «Che entri il primo articolo».

Mi venne un capogiro, secco, improvviso. Era arrivato il mio momento. Il primo articolo ero io.



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