trentasei

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Passai più di un'ora in bagno a prepararmi. Feci una lunga doccia, mi profumai e indossai un vestitino bianco di cotone morbido. Non indossavo biancheria intima.

Stetti cosi a gironzolare per casa, aspettando che Giulio tornasse dal lavoro. Proprio quella sera, però, fece tardi. Per cena avevo preso polpettone pronto dalla rosticceria. Misi in fresco una bottiglia di vino bianco. Apparecchiai il tavolo sul terrazzo con tutti i fronzoli, facendo in modo di cenare a lume di candela.

Poi finalmente Giulio arrivò. La prima cosa che disse fu che era stanco e ci mise troppo ad accorgersi dell'atmosfera che avevo cercato di creare.

«Wow. Che festeggiamo stasera tesoro?»

«Noi due».

La carica che mi aveva spinta a organizzare quella cenetta stava sfumando. Non so se per colpa del suo atteggiamento reticente o se per colpa mia. Quello che so è che, al contrario di quello che mi ero immaginata, stavo facendo tanta, troppa fatica. Volevo incanalare la serata su un binario ma sapevo che non ci sarei riuscita. Lo capii nel momento in cui vidi Giulio.

Ci sedemmo al tavolo. Era sceso il crepuscolo e le candele ci illuminavano con la loro luce tenue. Giulio era di poche parole nonostante il vino. Io, malgrado tutto, non avevo nessuna intenzione di demordere e continuavo a pensare alla prossima mossa da fare per condurlo fuori dal torpore.

Mentre cenavamo, dal momento che, quasi sicuramente, non se n'era ancora accorto, feci in modo che potesse vedere che non portavo gli slip.

Mi alzai in piedi. Mi avvicinai a lui e, nella luce ombrosa delle candele, afferrai un lembo della gonna tra le dita e iniziai a spostarlo lentamente verso l'alto. A mano a mano che il vestito si alzava il volto di Giulio cambiava espressione. Da uomo annoiato che cerca di fare il simpatico, a pesce lesso imbalsamato.

Il cotone saliva, scoprendo le cosce. E poi saliva, scoprendo un po' per volta la mia intimità. E poi andava sempre più su, scoprendo il ciuffo di peli sul monte di venere e saliva lungo il ventre, fino a raggiungere l'ombelico. I suoi occhi si attaccarono al mio sesso nudo come se non ci fosse stato nient'altro al mondo. Come se non l'avesse mai visto. Come se fosse la prima volta che vedeva una donna nuda.

In pochi attimi si eccitò. Anch'io mi sentivo improvvisamente su di giri.

Avevo voglia di fare l'amore. Volevo che mi prendesse con violenza, e volevo che lo facesse lì, sul terrazzo. Desideravo che mi afferrasse il sedere, che mi sculacciasse. Speravo che mi obbligasse a soddisfare le sue voglie più represse. Che mi sottomettesse. Che mi strappasse il vestito di dosso e mi scopasse senza riguardi.

E invece non ci volle molto per rendermi conto che era ben diverso condurre il gioco con un giocatore novello, dall'essere condotta da un giocatore esperto.

Giulio mi saltò addosso un attimo dopo avermi vista nuda. Mi portò in camera da letto senza nemmeno finire la cena, e in pochi attimi di furore, trattandomi con cura, come fossi una bambola di porcellana, mi fece raggiungere l'orgasmo. Subito dopo lo raggiuse anche lui.

Fu una delusione bruciante accettare il fatto che non era possibile provare, con lui, le sensazioni che provavo con V.

Certo, avrei potuto parlare con Giulio e spiegargli come si sarebbe dovuto comportare per saziare la mia fame, ma non ero sicura che il mio uomo fosse in grado di recepirlo. E poi, temevo che parlare improvvisamente di certe cose avrebbe potuto insospettirlo.

Ero sdraiata sul letto, pensierosa. Ancora affamata nonostante avessi appena finito di fare l'amore.

Nel silenzio, interrotto solo dal russare di Giulio, sola, nonostante fossi di fianco al mio uomo.

Decisi di accettare l'invito di V.


V.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora