quarantatre

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«Numero uno, prego» disse Kasia.

Martina, con un sussulto e la faccia contratta in una smorfia di tensione, si alzò dallo sgabello e si mise in piedi di fianco allo scranno.

«Fatti vedere di nuovo alla nostra platea» la incalzò Kasia, mentre Martina prese a girare lentamente su se stessa, in modo che tutti potessero vedere il suo corpo. La situazione era davvero assurda. Da malati di mente. Mi sentivo in imbarazzo per lei.

«Possiamo iniziare con le offerte. La base d'asta per la numero uno è fissata a diecimila euro» annunciò Kasia.

Nella sala ci fu un lungo momento di silenzio. Strabuzzai gli occhi nel sentire la cifra dal quale sarebbero partite le offerte per Martina. Mi voltai verso V, che non mi degnò neanche di uno sguardo.

«Quindicimila» disse un uomo in terza fila.

«Ventimila» fece un altro, non molto distante da dov'ero seduta io.

Quello che stavano compiendo dentro quella stanza mi sconvolgeva. Mi sembrava una cosa di un tale squallore. Immorale. Sbagliata.

Anche se, allo stesso tempo, non posso negare che continuavo a essere incuriosita dalla situazione. Volevo vedere fine a che punto sarebbero arrivati.

Mentre mi sentivo infastidita dall'atteggiamento di Paolo, il compagno di Martina, che non fece una piega e nemmeno un'offerta per lei, V avvicinò il suo volto al mio e iniziò a parlarmi sottovoce: «Non farti impressionare, guarda che sono tutti consenzienti» disse. Ma era proprio quello che mi sconvolgeva. Vedere fino a che punto ci si poteva spingere una volta oltrepassato il blocco mentale iniziale.

«Chi fa l'offerta più alta» continuò V «vince il corpo della persona in offerta e può decidere di fargli fare qualsiasi cosa desideri. Ma solo durante la serata e solo all'interno di questa stanza, di fronte a questa platea. Dopo aver ricevuto l'offerta, la vittima può decidere di accettare ma può anche decidere di rifiutare. Nessuno qui è obbligato a fere niente. E' un gioco pensato per il divertimento di tutti. Anche e soprattutto direi, per le vittime. Comunque, se la vittima accetta, metà della cifra offerta andrà dritta nelle sue tasche mentre l'altra metà andrà in beneficenza a diverse associazioni. Se invece dovesse rifiutare l'offerta, allora non andrà niente nelle sue tasche e nemmeno in beneficenza».

Rimanevo in silenzio ad ascoltarlo, esterrefatta.

«Se l'offerta viene accettata» proseguì V, «e solo dopo che viene accettata, l'offerente, che da quel momento diventa il padrone della vittima, al termine dell'asta potrà comunicare in privato, alla regina, in questo caso a Kasia, la prestazione che pretenderà dalla vittima sua schiava e nello stesso tempo dovrà versare la cifra offerta. La vittima dopo aver accettato l'offerta non può più tirarsi indietro. Se dovesse farlo, e l'unico modo che ha per fermare il gioco è dire la parolina magica, Amore, ma se così dovese capitare, oltre a perdere i soldi offerti, verrebbe esclusa per sempre dal nostro club. Naturalmente, in quel caso, la metà della cifra offerta verrà data comunque in beneficenza».

Ascoltavo le parole di V in una sorta di stato confusionale, come fossi ipnotizzata dalla sua voce, ma incredula. Come al solito, ero combattuta. Una parte di me avrebbe voluto dargli uno schiaffo e fuggire via da quella bolgia infernale, mentre la parte che proprio lui mi aveva tirato fuori, era soggiogata da quella situazione e bramava di vedere cosa sarebbe successo.

In ogni caso, ora sapevo che si trattava anche di beneficenza, quindi non era proprio una serata completamente votata al male.

Forse la beneficenza serviva solo per alleviare il senso di colpa nelle coscienze degli ospiti. O forse, era così soltanto per me.

V.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora