Sabato mattina mi alzai piuttosto tardi e, se avessi potuto, avrei anche fatto a meno di tirarmi su dal letto.
Il sole splendeva nel cielo limpido di fine giugno. Sarebbe certamente stata una giornata calda.
Giulio era già uscito. Il sabato mattina lui andava in centro a comprare i giornali e a prendere il pane.
Io, nonostante la svogliatezza, mi vidi con Sara e Chiara per bere un caffè in centro e fare un po' di spesa in rosticceria. Non vedevo l'ora di passare un po' di tempo con mio figlio e mi chiesi se non fosse il caso di organizzare una gita sul lago per la settimana successiva, in modo da "costringere" i miei uomini a passare un po' di tempo insieme. Ma non appena vidi Sara al caffè, seduta con Chiara ad aspettarmi, mi prese di nuovo una sgradevole sensazione di rimorso e mi ritornò in mente la bocca di V che si avvicinava alle mie labbra.
Naturalmente, durante quella colazione, né io, né Sara, dicemmo una parola a riguardo (se non altro per la presenza di Chiara) e da un certo punto di vista quella fu una benedizione.
L'ora in compagnia delle mie amiche trascorse veloce, tra una chiacchera e l'altra. Il tema più caldo di quella mattina erano i colori che avrebbero fatto tendenza quell'estate. Ognuna di noi aveva la sua idea per il vestito adatto da mettere in spiaggia.
Ad un certo punto Chiara ci salutò. Era in ritardo per il pranzo e suo marito era un tipo scorbutico. Io e Sara, invece, andammo insieme verso la rosticceria. Come capitava sempre eravamo in ritardo e ci saremmo dovute accontentare di quello ch'era avanzato.
Mentre camminavamo una di fianco all'altra Sara mi chiese della sera prima: «Allora? Tutto bene? Ammetto che sono stupita di vederti. Dalla faccia che avevi ieri credevo che ti saresti buttata giù dalla finestra questa notte».
«Sei molto gentile» risposi. «Comunque è andata bene. Contando che non ho detto niente a Giulio e che sono riuscita ad prendere sonno solo dopo aver deciso di non andare a quella presentazione».
«Stai scherzando, spero» esclamò Sara, preoccupata.
«In realtà... non lo so. Non so più cosa devo fare».
«Dada, se non vuoi correre rischi e nemmeno rinunciare a vivere, devi pianificare una strategia e attenerti a quella a qualsiasi costo. Tanto ormai il danno è fatto. Sarebbe stupido rinunciare, soprattutto sapendo di avere al tuo fianco un mastino come me. Ti prometto che non ti succederà niente».
«A dirti la verità è proprio questo che mi preoccupa». Sorridemmo entrambe.
«Se vuoi un consiglio da amica non rinunciare alla presentazione. E' sempre sbagliato rinunciare a qualcosa in nome del proprio uomo. Si rischia di portare rancore e, alla lunga, potresti rovinare il rapporto con Giulio solo per esserti sentita costretta a rinunciare a qualcosa cui tieni molto».
«Senti senti che saggezza. Comunque grazie ma lo so bene che funziona così. Da una parte mi sento una stupida e dall'altra mi sento in colpa. E poi non so se muoio più dalla voglia di vedere V o di partecipare alla presentazione del mio gioiello».
«Qui c'è bisogno di fare un po' di chiarezza nella tua testa, Dada. Secondo me è meglio che cerchi di comportarti come se quel bacio non ci fosse mai stato. Quello che devi chiederti è se saresti andata alla presentazione in caso non ti avesse baciata».
«Certo. Senza esitare».
«E allora devi andare Dada. Non devi comportarti in modo innaturale. Devi fare come se niente fosse».
«Come se fosse facile».
«No, come se niente fosse». Ribadì Sara.
«Mmmmm».
«Ma dai, sarà divertente...».
«Forse hai ragione. Anzi, credo che tu abbia davvero ragione». Ammisi.
Entrammo in rosticceria e prendemmo da mangiare.
«Domani finalmente vedo Michele».
«Sono contenta per te. A me tocca passare tutto il giorno con quell'orso di mio marito che guarda le partite. Una noia mortale».
«Stasera che fai?» chiesi, cambiando argomento per non urtare la sua sensibilità. In fondo lei non aveva potuto avere figli e, ogni volta, temevo che l'argomento potesse farla soffrire.
«Spero che l'orso abbia voglia di portarmi fuori dalla caverna».
«Dai, che cretina»
«Bè, mica tanto. Antonio non ha mai voglia di uscire ma ho intenzione di ricattarlo. Se non mi porta fuori a cena non gliela do, punto».
«Mi sembra giusto».
«Certo che è giusto, ma spero che non ci siano partite in tv, perché ormai siamo arrivati al punto in cui nemmeno il ricatto sessuale è in grado di smuoverlo se gioca l'Inter».
«Che ci vuoi fare» dissi.
Salutai Sara e mi avviai verso casa con i sacchetti della rosticceria in mano. Mentre camminavo in mezzo alla miriade di persone che si riversava nel centro di Como, pensai che Sara avesse pienamente ragione nel dire che è sempre sbagliato rinunciare a qualcosa (a meno che non si trattasse di corna) per far piacere al proprio uomo. Era un comportamento che, alla lunga, avrebbe sicuramente deteriorato il rapporto. Certamente era anche un ragionamento che, in quel momento, mi faceva comodo.
In ogni caso, finalmente, presi una decisione che avevo tutta l'intenzione di rispettare. L'unico sforzo che dovevo fare era fingere che il bacio con V non ci fosse mai stato.
Semplice.
Per il resto, mi sarebbe bastato fare come avevo sempre fatto. Certo, forse sarebbe stato più prudente inventare una scusa in modo da evitare che Giulio decidesse di venire con me. Ma era una possibilità remota, praticamente impossibile. In più era una serata organizzata durante la settimana ed era una modalità totalmente off-limits per mio marito.
Improvvisamente mi sentivo molto più tranquilla.
Quella sera, mentre eravamo a cena al ristorante, parlai con Giulio dell'invito alla serata di presentazione dell'Yhrao. Lui, ignaro dei risvolti che c'erano stati e dei pericoli che avrebbero potuto esserci, ne fu visibilmente contento. Era orgoglioso di me.
Addirittura mi porse le sue scuse perché non sarebbe potuto venire, dal momento che aveva un altro impegno. Anche lui era stato invitato a partecipare a una riunione a Cernobbio, e proprio di giovedì. Proprio quando V aveva organizzato la serata.
Tornammo a casa brilli, come capitava sempre il sabato sera e andammo a letto senza fare l'amore. Eravamo troppo stanchi.
Quando vidi Michele il giorno dopo, il senso di colpa venne di nuovo a bussare alla mia coscienza. Ma lo respinsi. Ormai mi ero ripetuta talmente tante volte che non era successo niente con V che mi sembrava quasi che non fosse successo niente.
Michele a tavola parlò per la prima volta della sua ragazza riuscendo a rapire i miei pensieri. Scoprii di essere gelosa e gli chiesi di portarla a pranzo la domenica seguente. «Non sarai mica matta mamma?» reagì lui.
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V.
RandomUn viaggio sconvolgente, oltre i limiti. Giada Ferreri conduce una vita tranquilla e appagante e si riscoprirà presto una donna sorprendente. Appassionata di moda e di stile, disegna gioielli e gestisce una gioielleria a Como, dove vive con il mar...