trentatre

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I giorni passavano corrotti dalla solita routine. Ora però, quello che prima di conoscere il demonio V sembrava un modo più che accettabile di trascorrere il tempo, era diventato noia mortale.

Cercai di buttarmi con tutta me stessa nel lavoro ma la mia mente continuava a incespicare.

I pensieri, ogni tanto, cadevano nel ricordo di quell'incontro al motel. Fotogramma dopo fotogramma si cibavano delle sensazioni deflagrate nella mia testa, mentre V mi sottometteva.

Più passava il tempo, e più quel ricordo mi faceva risvegliare.

Più passava il tempo, e più comprendevo che il piacere era una questione sofisticata.

Più passava il tempo, e più capivo che il piacere controverso è notevolmente più coinvolgente del semplice piacere sessuale.

La consapevolezza di quello che era successo mi spogliò della paura e del senso di sporco. Consapevolezza che la costrizione e il dolore amplificano il piacere. Consapevolezza che la mente riesce a produrre il piacere meglio di qualsiasi azione fisica. Consapevolezza di me stessa.

Una sera, rientrata dallo studio prima del solito, mentre aspettavo che arrivasse Giulio, non riuscii a resistere alla tentazione.

E' una di quelle cose che non si dice.

Nella mia testa era come se non l'avessi mai fatto. Era un mio segreto, del quale non ne avevo mai parlato con nessuno e mai l'avrei fatto.

Non riuscivo a distogliere il pensiero dalle immagini di V che mi osservava, nuda, bendata, inginocchiata carponi sul materasso di uno squallido letto di motel, mentre non desideravo altro che essere divorata.

Ero soggiogata dal desiderio di trovarmi di nuovo in balia di quell'uomo e della sua perversione.

Volevo cambiarmi e farmi una doccia dopo una giornata di lavoro, ma entrai in bagno furtiva, come se non volessi farmi scoprire.

Immaginavo V, nudo, col suo pene eretto puntato verso il mio sedere privo di difese. Lo immaginavo come un animale selvaggio, incapace di controllarsi.

Mi avvicinai al water e richiusi lo sportello.

Ero eccitata.

Immaginavo V mentre mi sculacciava e riassaporavo quelle sensazioni di piacere estremo. Quelle scosse elettriche che scuotevano il mio corpo toccandomi la mente.

Mi sentivo di nuovo in preda al desiderio; incapace di contrastarlo.

Mi sedetti sopra lo sportello del water.

Le immagini nella mia testa erano vivide anche se non avevo mai visto la scena. L'avevo sentita; l'avevo provata sul mio corpo; l'avevo vissuta nella mia testa.

Ora l'assaggiavo anche con gli occhi.

Vedevo V mentre mi accarezzava il sedere; potevo sentire il contatto della sua mano sulla mia pelle. Lo vedevo mentre mi sculacciava.

Seduta sullo sportello richiuso del water, alzai la gonna fino a scoprire le cosce. Con una mano iniziai a massaggiarmi, accarezzando il tessuto delle mutandine che proteggeva il mio sesso. Il piacere che provai fece crollare ogni titubanza.

Mi sentivo umida.

Nella mia mente l'immagine di V che avvicinava il suo membro turgido al mio sedere schiuso.

Afferrai un lembo del perizoma e, spostandolo da parte, scoprii il mio sesso. Allargai le gambe e iniziai a massaggiare le grandi labbra con i polpastrelli delle dita. Il piacere mi stava di nuovo controllando, anche se ero io a dettare le regole del gioco.

Nella mia mente V era alle mie spalle e mi stava penetrando con forza.

Trattenni un gemito. Il piacere mi stava avvolgendo nel suo abbraccio irresistibile.

Ero accaldata e incapace di rispondere delle mie azioni. Non riuscivo a credere di essere in grado di procurarmi da sola un piacere così intenso.

Ero io a controllare il ritmo.

Nella mente V mi scopava senza ritegno. Trattandomi come una puttana disposta a tutto. Mi fotteva come un animale, senza mai smettere di tirarmi schiaffi sul sedere. Sferzate di dolore che si trasformavano in piacere incontenibile.

Mi sentivo bagnata.

Con due dita di una mano allargai le grandi labbra, mentre con l'indice dell'altra inizia a sfiorare il clitoride. Il piacere mi attraversò il corpo come una scarica elettrica, mentre trovavo il giusto ritmo.

Godevo di effusioni perfettamente sotto controllo. Sempre più intense.

In silenzio, il mio corpo si tese, i muscoli si irrigidirono; allargai ancora di più le gambe, in preda al piacere, incontenibile, inarrestabile.

Un'ondata fece vibrare tutto il mio corpo.

Feci pressione con tutta la mano sulla vagina, senza smettere di tormentare il clitoride, lasciando che l'onda mi travolgesse.

Forte.

Intenso.

Mi lasciai cullare dagli spasmi dell'orgasmo, sforzandomi di rimanere in silenzio, assaporandone la violenza; sconvolta dall'intensità del piacere che m'inghiottiva.

Mi ritrovai seduta sul water; accaldata e sola e appagata e sfinita.

Rimasi per un attimo ferma, incredula; disorientata dall'orgasmo.

Non potevo credere che mi fossi appena masturbata.

Lentamente iniziai a ricompormi.

Mi spogliai nuda e m'infilai sotto la doccia.

Ero sbalordita.

Presi paura di me stessa. La me stessa che iniziava a crescere dentro di me e di cui non conoscevo nulla.

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I giorni trascorsero senza avere notizie da parte di V.

Giugno lasciò spazio a Luglio. In casa erano già cominciate le discussioni su dove e quando andare in vacanza.

Mio figlio aveva già sentenziato che quell'estate sarebbe andato, insieme alla sua fidanzatina e ad alcuni suoi amici, a Mikonos. Il pensiero non mi faceva per niente piacere. Dicevano che Mikonos fosse l'isola della perdizione sessuale.

Iniziai a fargli le raccomandazioni un mese prima che partisse. Forse era anche per quello che cercava di passare meno tempo possibile in famiglia.

Ma dopo aver tradito i miei doveri di moglie non avevo nessuna intenzione di tradire anche quelli di madre.



V.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora