ventinove

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Passavano i giorni. Mi aspettavo di ricevere una telefonata da V; ma non accadde.

Più trascorreva il tempo e più la cosa mi faceva innervosire. Avevo voglia di sentirlo. Avevo voglia di vederlo. Avevo voglia di passare del tempo con lui.

Mi chiesi se si fosse già stancato di me o se avesse trovato una ragazza più giovane e bella o se avesse semplicemente deciso di stare con la sua fidanzata e di non chiamarmi più.

Pensai a un sacco di cose.

Credo che arrivai fino al punto di odiarlo, quello stronzo.

Passavo le giornate distratta, lasciando che nella mia testa si montassero fantasie impronunciabili, come se non fossi più in grado di essere me stessa.

Oppure come se finalmente stesse affiorando la vera me stessa.

Secondo te è possibile trovare se stesse a quarant'anni?

Possibile che fossi così repressa da morire dalla fame di quell'uomo?

Oppure volevo semplicemente provare ancora quella sensazione di oltrepassare il limite?

Desideravo sentirmi puttana?

Pensare e ripensare alle scuse da dire a Giulio per finire a letto con V mi portò a perdermi dentro le fantasie più oscene.

E il desiderio cresceva.

E il desiderio cresceva.

E il desiderio cresceva.

Mi sembrava di impazzire.

Una certezza ce l'avevo: quel maledetto diavolo aveva sconvolto la mia vita.


V.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora