due

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«Non sai quello che mi è appena successo» dissi a Sara non appena varcò la soglia dello studio.

«C'è odore di fumo qui dentro» fece lei storpiando il naso.

«Si bè, qualcuno ha fumato».

«Un bell'uomo sulla trentina?» Chiese.

«A parte che sulla trentina, un maschio, potrebbe essere al massimo un bel ragazzo, ma no, niente uomini. Si tratta di una donna». Dissi.

«Una donna?» Chiese perplessa Sara.

«Una donna» ribadii.

Come sai, Sara Bianchi è una delle mie migliori amiche, da sempre. Abbiamo frequentato il liceo insieme e, fin da quando eravamo giovani, lei è sempre stata più scaltra di me in fatto di uomini.

Sara ha trascorso l'adolescenza a passare da un fidanzatino all'altro. Io dovevo costantemente combattere contro la mia timidezza e con una famiglia che mi controllava in ogni momento, soffocando sul nascere la mia voglia di ribellione.

Quando mi fidanzai con Giulio avevo diciotto anni, stavo facendo le prime esperienza sessuali e già sentivo la responsabilità di un rapporto serio, dal momento che lui aveva quindici anni più di me.

Sara, al contrario, scoprì le potenzialità del corpo femminile e iniziò a divertirsi con i ragazzi più carini della scuola. Credo che non lasciò scampo a nessuno. Il suo massimo, in quel periodo, lo raggiunse portandosi a letto il professore di matematica durante la gita a Bormio.

Sara conosceva perfettamente i segreti del mio rapporto con Giulio. Non che si trattasse di chissà quale segreti; credo che riguardi tutte le coppie: fa parte del pacchetto completo.

Segreti come calzini da lavare e camicie da stirare.

Sara non mancava mai di prendermi in giro, invitandomi di continuo a uscire insieme a lei per mettergli le corna e porre fine alla mia forzata castità perpetua, come diceva lei.

Effettivamente, a volte, mi sentivo un po' ingenua quando mi raccontava delle sue avventure sessuali, ma in fondo, pensavo che tendesse a esagerare per cercare di impressionarmi.

Comunque fosse, non avevo nessuna intenzione di stravolgere l'equilibrio del mio matrimonio. In fondo, non mi dispiaceva fare l'amore praticamente una volta al mese. E, anche se era molto probabile che fossi sessualmente insoddisfatta, avevo smesso da tempo di vederlo come un problema.

Me n'ero fatta una ragione.

Dopotutto la quantità di sesso è di ben poco conto all'interno di una vita coniugale. Ciò che conta veramente, in fatto di sesso, è la qualità.

Avere rapporti sporadici non significa avere una vita sessuale scadente.

Naturalmente Sara la pensava diversamente e non si faceva sfuggire occasione per ricordarmelo, alludendo che stessi vivendo la storia d'amore più noiosa di tutti i tempi.

Per quanto mi riguardava, sapevo bene che il sesso poteva raggiungere ben altri livelli rispetto a quelli praticati da me e mio marito. In fondo, però, mi sentivo felice e appagata, o almeno, credevo di esserlo. Non avevo bisogno di farlo spesso e in chissà quale modo per sentirmi donna e non avevo nessuna intenzione di fare le corna a Giulio, rischiando di rovinare il nostro matrimonio.

«Credo che oggi chiuderò prima del previsto» annunciai a Sara, mentre stava guardando una coppia di rubini montati su una ragnatela di platino.

«Come mai tutto questo bisogno di festeggiare? Non ti sarai mica fatta l'amante?»

Le ricordai che sabato sarebbe stato il mio anniversario di matrimonio ed ero intenzionata a passare una bellissima serata.

Poi le raccontai dell'appuntamento con Cadina e, non appena le mostrai il disegno sul dossier di mister V, scoppiò a ridere.

«Ma dai. Non ci posso credere. Secondo me quella si sta facendo fare un vibratore d'oro tutto per lei. Tu sei troppo ingenua per questo mondo Dada, non esistono religioni che adorano un dio di forma fallica. Sarebbe una religione del cazzo». Disse ridendo.

«E poi che razza di nome è V?»

«Ah, non chiederlo a me. Non ne ho idea».

«Dai, andiamo».

«Prego, prima le signore». Fece lei, mentre uscivamo dallo studio.

Non succedeva spesso ma, di tanto in tanto, mi capitava di chiudere in anticipo lo studio. Non aveva ripercussioni negative sul mio lavoro e sinceramente, anche se le avesse avute, non mi sarebbe importato molto. In qualunque caso, non si può resistere di fronte alla scusa per un nuovo paio di scarpe, men che meno se arrivano dalla boutique di Laura.


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