Lunedì.
Il primo giorno della settimana.
Come ogni volta, entrambi, saremmo dovuti tornare alla nostra routine. Mentre facevamo colazione sul tavolo in cucina non potei fare a meno di notare che il volto di Giulio era tutt'altro che rilassato. Dava l'idea di un uomo oberato dalle preoccupazioni, che non ha la minima voglia di andare a lavorare. Era vestito di tutto punto con un completo scuro: pantalone, camicia e cravatta. Gli mancava solo la giacca.
Io ero ancora in vestaglia e avevo i capelli arruffati. Ormai non era rimasto niente dell'acconciatura di Sabato. Ero assonnata e non avevo niente da dire che potesse essergli di conforto. Mi dispiaceva per il suo stato d'animo ma, in fondo, non potevo farci proprio nulla. Sorseggiammo il caffè in silenzio e, dopo un bacio sfuggente, ci salutammo: «Buona giornata amore» dissi.
«Ci vediamo stasera» fece lui prima di uscire.
Come ogni altro giorno, escluso il week-end, non sarei potuta andare in centro fin quando non fosse arrivata Olga. Una donna ucraina davvero tanto cara, dolce e infaticabile che ormai, da oltre quattro anni, veniva da noi a fare le pulizie di casa. Erano le otto e Olga sarebbe arrivata al massimo entro mezz'ora. Andai in bagno e mi feci una doccia. Volevo sentirmi in ordine, in modo da esorcizzare il Lunedì.
Nonostante ci fosse da affrontare il primo giorno della settimana ero euforica.
Sarebbe stata una settimana impegnativa, interessante. Avevo da far visionare due progetti ormai completati e sarei dovuta andare a ritirare un bracciale da Vincenzo, l'artigiano che realizzava i miei gioielli. Però, il pensiero che mi occupava la mente, era il progetto che avrei dovuto realizzare per il misterioso mister V. Non vedevo l'ora di mettermi al lavoro.
Mezz'ora più tardi ero ancora davanti allo specchio, nuda. Raccolsi la massa di capelli scuri, scoprendo il volto: gli occhi verdi brillavano incorniciati da ciglia lunghe ma anche da qualche sottile accenno di ruga; le sopracciglia nere, sottili, richiamavano forme vagamente orientali; il naso proporzionato e le labbra non troppo carnose risaltavano nella forma ovaleggiante del viso.
Mentre spalmavo una crema idratante, rimasi a osservare il mio corpo.
I miei seni; morbidi, voluttuosi; che, in fondo, non reclamavano altro che una dimostrazione di tenerezza. La mia pancia; ancora piatta, nonostante una rotondità appena pronunciata. La mia vagina, la parte di me connessa alla vita, nascosta al mondo solo da un ciuffo adorabile. Le mie gambe, mai sufficientemente lunghe ma snelle al punto da permettere al tono muscolare di affiorare. I miei fianchi, accoglienti, solo con un accenno di smagliature. Il profilo del mio sedere, rotondo, sodo, presente, la parte di me che, forse, amavo di più. Le mie caviglie, fini, fatte apposta per indossare le scarpe che adoravo. La mia pelle, liscia e luminosa come un tessuto pregiato.
A volte, guardarmi nuda, si rivelava un esercizio molto piacevole, quasi eccitante.
Non riuscii a trattenere un sorriso: e chi l'avrebbe mai detto che sarei arrivata a quarant'anni ancora così in forma?
Certo, non potevo permettermi di saltare nemmeno una lezione di pilates ma, in fondo, chi se ne fregava?
Forse aveva ragione Sara, nel dire che se avessi voluto, avrei potuto far cadere ai miei piedi tutti gli uomini che desideravo.
Quel pensiero aumentò il mio buon umore.
Mentre mettevo il fondotinta, suonò il campanello. Olga era già arrivata. Andai ad aprire la porta e tornai velocemente in bagno.
«Buongiorno signora». Fece lei dopo aver varcato la soglia di casa.
«Buongiorno Olga».
Quando uscii dal bagno la seconda volta ero pronta. Avevo deciso di tenere i capelli raccolti e, per essere più comoda, avevo indossato un paio di pantaloni grigi e una camicetta blu. Non ero riuscita a resistere e avevo indossato un paio di Manolo Blahnik, tanto belle quanto scomode. Sapevo che mi avrebbero fatto soffrire tutto il giorno e che prima di sera le avrei maledette ma non me ne importava nulla. Averle ai piedi era un piacere troppo grande.
Olga era perfettamente consapevole di quello che c'era da fare in casa e non mi preoccupai molto di lei.
«Olga, lei è a posto per oggi?» chiesi.
«Si, si, certo signora. Sta finendo l'ammoniaca ma penso di riuscire a farla durare per tutta la settimana. Ah, ecco. Stanno finendo anche i sacchi della spazzatura. Ne ho solo per oggi e per domani».
«Se resiste fino a domani è meglio. Non credo di aver tempo di andare a fare la spesa oggi».
«Non c'è problema signora».
Indossai la giacca grigia, che faceva pendant con i pantaloni e presi la Vuitton azzurra: «Salve Olga, ci vediamo domani». Salutai.
«Buona giornata signora».
Quel lunedì mattina uscii di casa ignara di quello che incombeva sulla mia vita.
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V.
RandomUn viaggio sconvolgente, oltre i limiti. Giada Ferreri conduce una vita tranquilla e appagante e si riscoprirà presto una donna sorprendente. Appassionata di moda e di stile, disegna gioielli e gestisce una gioielleria a Como, dove vive con il mar...