quarantotto

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Era marzo. Fine marzo.

Arrivai alla villa con i soliti eccezionali mezzi di trasporto di V. A mio marito avevo raccontato che si teneva un altro meeting (questa volta gli dissi che eravamo a Zurigo) mentre a Sara dissi che andavo da V per una cenetta intima con un preannunciato dopocena ancora più intimo. Lei ne fu contenta.

Quando varcai la soglia dell'immenso atrio d'ingresso era tardo pomeriggio ed ero ancora più agitata delle altre volte. Non avevo ricevuto indicazioni su come vestirmi e, preferendo viaggiare comoda, lontana dal destare sospetti, mi presentai in jeans, camicia e giacca da uomo. Sapevo che avrebbe pensato il padrone di casa agli abiti per la serata.

Naturalmente fu Morena a venirmi in contro. Di V, nemmeno l'ombra. In quell'occasione mi sentii sollevata dal non incontrarlo.

«Buonasera Giada» mi salutò Morena.

«Ciao». Risposi, mentre mi guardavo intorno nel tentativo di vedere qualcuno che conoscessi. Speravo di incontrare Martina o, per lo meno, qualcuna delle donne presenti all'ultima cena ma, come sempre, l'atrio era deserto. Forse era meglio così.

«Mi segua, prego» disse Morena. Lei aveva sempre un atteggiamento molto cordiale nei miei confronti e probabilmente nei confronti di chiunque altro.

Salimmo la scalinata di marmo fino al primo piano, percorremmo un corridoio e poi Morena si fermò di fronte a una porta. In quel momento il mio cuore iniziò ad accelerare i battiti. Aprì, ma non entrò: si fermò sulla soglia, facendomi cenno di entrare. «Prego» disse. Sentivo le gambe molli. Indugiai. Alla fine varcai la soglia.

Al suo interno c'era Jasmine. La dark lady aveva ancora i capelli corti e la cresta bionda e, non appena mi vide, mi sorrise.

«Bene arrivata Giada» mi salutò. «Sono contenta che tu abbia deciso di partecipare».

«Bene» dissi guardandomi intorno. La stanza era grande quasi quanto quella nella torretta dove avevo soggiornato l'estate precedente. Mi chiesi se, passato tutto quel tempo, fosse diventata lei la regina. Sentii il suono di voci femminili provenire dalla stanza accanto e guardai Jasmine con fare interrogativo.

«Sei qui per essere preparata per questa sera» iniziò a dire. «Come fanno tutti quelli che partecipano all'asta. Io, invece, sono qui solo per controllare che tutto vada per il meglio e che non ci siano problemi. V ha lasciato a me la responsabilità dei preparativi e ci tengo che tutto sia perfetto per questa sera».

Dalle sue parole dedussi che fosse lei la regina e che, quindi, avrebbe diretto l'asta. Pensare che una ragazzina punk, che avrebbe benissimo potuto avere la metà dei miei anni (più qualcuno), avrebbe diretto il gioco, mi fece sentire ancora più a disagio. Ma in fondo ero lì per quello.

Ero lì per lasciare che qualcuno mi spingesse sul filo sottile che divide l'umiliazione profonda dal piacere estremo e per restarci in bilico il più a lungo possibile.

Le sorrisi, senza dire niente. Restammo per un attimo in silenzio, finché entrò nella stanza una donna minuta, dai tratti orientali.

«Lei è Kajy e penserà alla tua preparazione.» Disse Jasmine. «Ti raccomando di seguire esattamente quello che dice, perché ti preparerà esattamente come desidera V. Io tornerò più tardi».

Non capivo a cosa potesse servire la presenza di una donna orientale ma non avevo nessuna intenzione di essere antipatica.

Kajy mi si avvicinò, chinò la testa in segno di saluto e mi prese per mano, portandomi nella stanza accanto.

Mi fece spogliare, facendomi restare in biancheria intima. Non mi sentivo in imbarazzo di fronte a lei. Aveva un atteggiamento remissivo e professionale. Si comportava come se stesse lavorando per me. Ma non avevo idea di cosa dovesse fare per prepararmi.

V.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora