quarantacinque

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Il mattino dopo me ne andai disgustata. Da me stessa. Da tutta quella situazione. Da quelle persone. Da quella villa. Dal sesso. Andai via senza nemmeno salutare V.

Dopo che mi alzai dal letto trovai il mio vestito incartato dalla lavanderia e provai fastidio a indossarlo di nuovo. Mi sentivo una schifezza. Mi disgustava anche solo il pensiero di averlo indossato per quel porco. Per quel gioco perverso.

Me ne andai accompagnata dal solito autista.

L'aereo mi riportò a Lugano e, in poco più di mezz'ora, fui di nuovo a Como.

Quando scesi dall'auto potei finalmente tirare un sospiro di sollievo. Per l'ennesima volta giurai a me stessa che non mi sarei più fatta trascinare in un'esperienza del genere. E ne ero davvero convinta.



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