cinquanta

3.9K 106 18
                                    

Varcai la porta e mi trovai di fronte al corridoio, in mezzo alle file di poltroncine. Tutti quelli nella stanza si voltarono a guardarmi. Li per lì non riconobbi nessuno. Il pubblico (non più di una ventina di anime) prese a mormorare, mentre il mio cuore iniziò a pompare battiti. Sentivo le gambe molli. Il profumo degli ospiti si mischiava nell'aria in una fragranza spiacevole, a volte dolce e a volte aspra. Mi feci coraggio, ormai non potevo più tirarmi indietro.

Iniziai a camminare, sforzandomi di mascherare la tensione. Uno dopo l'atro, cercavo di avere un passo deciso. Nella sala era calato il silenzio. C'era solo il rumore dei miei tacchi, ad ogni passo.

Tenevo lo sguardo fisso su Jasmine, che stava sul palchetto, dietro al banco da banditore. Avanzavo lentamente, cercando di pensare solo al passo successivo.

Un altro passo.

Un altro passo.

Un altro passo.

Dopo una camminata interminabile, con i polsi e le braccia legate dietro la schiena, raggiunsi finalmente i gradini. Ne oltrepassai uno alla volta.

Giunta sul palco mi trovai di fronte il volto di Jasmine, che mi guardava con un sorrisetto che sembrava dire "io lo so quello che succederà". Poi disse: «Fatti guardare.» Rivolgendosi più che altro al pubblico.

Mi voltai, girando su me stessa, fermandomi rivolta di fronte alla sala. I faretti mi colpivano con la loro luce in faccia, abbagliandomi; per un po', non fui in grado di vedere niente.

Jiasmine, che era alle mie spalle, disse: «Questa è la numero uno» e avvicinandosi, mi applicò un collare di cuoio al collo e mi fece restare per qualche attimo ferma, in piedi di fianco al banco.

Avevo il cuore che martellava e il respiro corto.

Il tempo sembrava fermo, e quei momenti divennero interminabili.

«Prego» fece Jasmine, indicandomi uno degli sgabelli di legno posti a lato del banco.

Feci fatica per riuscire a sedermi, costretta a fare a meno delle braccia, legate dietro la schiena.

Guardai nell'angolo in fondo, sforzandomi di vedere oltre la fastidiosa luce dei faretti. Quando lo intravidi provai sollievo. Il respiro si fece più lungo. V era seduto al suo posto, lo stesso dov'ero stata seduta con lui. Non aveva nessuno a fianco e fu un'altra boccata d'ossigeno.

Jasmine annunciò l'ingresso del secondo articolo.

La ragazza entrò con disinvoltura. Si fermò per un attimo all'ingresso della sala.

Era giovane.

Indossava gli stessi abiti che indossavo io.

Era splendida.

Attraversò la sala come fosse in passerella. Camminava sicura di sé. Consapevole di se stessa. Consapevole di quello che stava facendo. Oppure totalmente inconsapevole.

Il suo modo di fare mi fece innervosire.

La sua presenza mi dava fastidio.

Mi sentivo minacciata. Era così magra, così femmina, così erotica; si muoveva sinuosa e decisa ed era giovane. Terribilmente giovane, per il contesto in cui si trovava.

La detestavo.

Temevo che V scegliesse lei al mio posto, anche se non era solo quello. Forse desideravo essere riconosciuta come la più bella di tutte, e da tutti. Avevo bisogno di sfamare narciso. Dovevo accontentare il mio ego. Ma con quella ragazzina a competere, sarebbe stato tutto più difficile.

V.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora