CapitoloVentinove- Call Away

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xx

E' più lungo degli altri, ma mi sono proibita di dividerlo per non creare caos.
Vi dico solo che io ho pianto mentre lo scrivevo, pretendo le vostre reazioni nei commenti.
Enjoy the story yay

All the love, xx H







POV'S HARRY

Non pioveva così da mesi, penso guardandomi intorno. Il parchetto dove mi trovo è terribilmente familiare, ma non riesco ad associarlo a nulla, sembra un ricordo lontano anni luce. Nonostante la pioggia insistente mi appesantisca i vestiti leggeri e le gocce mi cadano dai capelli direttamente lungo la spina dorsale, non sento davvero freddo. So che dovrei provare la sensazione di congelare, ma non è così. E' come se stessi aspettando qualcosa, o qualcuno, ma non ricordo chi.

Poi lo vedo. Un'ombra più scura vicino ad un albero spoglio, forse cerca un riparo che quel tronco privo di foglie non riesce a dargli. Mi guardo prima intorno per vedere se ci sia qualcun altro oltre a noi due, ma il posto è desolato e non mi resta che avvicinarmi a quel corpo rannicchiato sulla coperta spessa di foglie che si è formata alla base dell'albero. Ha i capelli del mio stesso colore, ma più corti, gli si sono azzeccati sulla fronte che è illuminata dal telefono che stringe tra le dita. Lo schermo è coperto da gocce della pioggia, mi meraviglio che non si sia ancora rotto.

Continuo a pensare di aver già visto questa scena, voglio che il ragazzo d'avanti a me alzi la testa e mi mostri la sua faccia, non so come, ma so che se lo farà mi sarà tutto più chiaro. Sventolo una mano tra lo spazio che divide il suo viso del telefono e cerco di richiamare la sua attenzione, ma è come se non mi vedesse. Poi, quando finalmente poggia la testa contro il tronco per tirare su con il naso, sento l'istinto di urlare assalirmi.

Abbiamo le stesse labbra, lo stesso naso, gli stessi occhi, ma i suoi sono arrossati dalle lacrime che si confondono con la pioggia sulle sue guance, forse lui ha qualche tratto più giovane e i capelli più corti.

Sono io, anni fa, improvvisamente ricordo il perché sono là.

Sul display del telefono si illumina un tweet : Always in my heart...

Non ho bisogno di leggere il resto, ricordo tutto.

Mi sveglio con il fiatone e il collo umido per il sudore. Ci metto poco a capire che sono ancora nella stanza di Niall, che non sta piovendo e che non c'è nessuna versione di me ringiovanita.

E' stato solo un sogno, mi dico, niente di più. Quante volte negli ultimi anni ho ripetuto questa frase? Fin troppe. Mi stropiccio gli occhi con l'indice e mi guardo intorno, aspettando di veder andar via anche le ultime immagini del sogno. I miei occhi, o quelli del ragazzo sotto l'albero, sono gli ultimi ad andarsene, restano nell'angolo della porta, quello più buio. Non brillano, sembrano inespressivi, e so che non è colpa del sonno. Erano veramente così, forse lo sono ancora.

Esausto, mi ristendo sul letto con l'intento di dormire, ma passano pochi secondi prima che un telefono prenda a squillare, non mi importa nemmeno se è il mio, anche se riconosco la suoneria, ho voglia di lanciarlo contro il muro, probabilmente sarà qualche deficiente della Modest! o qualcuno della crew. E nonostante il mio istinto distruttivo contro il piccolo affare nero che stringo tra le dita, rispondo senza nemmeno guardare il mittente e porto il telefono all'orecchio. Dall'altro lato si sente un casino assurdo e la luce del display mi fa lacrimare gli occhi, sono costretto ad aspettare qualche secondo prima di parlare.

-Pronto?- chiedo con voce roca. Non sono neanche le cinque meno un quarto, che cazzo.

-Harry?- la voce dall'altro capo mi fa passare improvvisamente tutto il sonno e mi alzo di un po' dal letto facendo leva con il gomito sul materasso.

I Found Love in your Laugh [N.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora