CapitoloCinquantuno- Twilight

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Blue- Troye Sivan (non uccidetemi, non sono riuscita a correggere il capitolo, mi scuso in anticipo per eventuali errori)

Apro e chiudo il pugno contenta, abbassando un dito alla volta e roteando il polso, non vedevo l'ora che mi levassero quello stupido gesso. Per fortuna la mia frattura si è saldata nel modo giusto e non ho riportato danni a qualcosa bla bla bla. Diciamo che non ho ascoltato troppo il discorso, mi sono limitata a prendere un lecca lecca all'arancia dalla scrivania del dottore e a perdere tempo per scartarlo. Mi hanno accompagnato Niall e Greg, nell'ambulatorio più vicino, visto che i famosi dieci giorni sono passati e non avrei sopportato un minuto di più con quell'affare al braccio. Tornati a casa ho festeggiato facendo una partita a billiardino con loro, dove ho perso palesemente, e mangiando cupcake. Ma c'è qualcosa che non va in Nialler.

Apro lo sportello della macchina ansiosamente, sedendomi sul sediolino di pelle e aspettando che metta in moto. Ha uno strano sorriso sul viso, di quelli misteriosi, come se stesse morendo dalla voglia di dirmi qualcosa ma non lo fa perché è una sorpresa. Mi mordo la guancia la guancia per non chiedergli per l'ennesima volta dove vuole portarmi e stringo al petto lo skate che ho trovato nel suo garage stamattina, mentre aiutavo Maura e posare gli album di famiglia che mi aveva fatto vedere. E' consumato e tutto graffiato, ma le rotelle sono stabili e appena l'ho visto ho dato i numeri. L'ultima volta che ho usato una roba del genere avevo quattordici anni e ricordo di essermi schiantata contro un ragazzo prima di imparare ad andarci bene, mi ha riportato ad un piccolo pezzetto d'infanzia e mi ricorda casa. Niall infatti non mi ha chiesto nemmeno se volessi portarlo con me, mi ha fatto un cenno con la testa e l'ho preso.

E' da stamattina che sorride e ammicca nella mia direzione, alludendo e facendo frasi senza senso che mi confondono, e ho dovuto aspettare quasi il crepuscolo prima che si muovesse per farmi capire cosa gli ronza per quella testolina ossigenata. 

Gira la chiave nel quadro e fa partire l'auto, svoltando sul vicoletto desertico. E' domenica pomeriggio, non è che mi aspetti di vedere qualcuno per strada, ma qui è solitario sempre, non credo di aver mai visto un bambino giocare a palla su questi marciapiedi.

-Quindi...- inizio, grattando l'unghia sulla superficie ruvida dello skate.

-Tanto non ti dico nulla finché non arriviamo- sentenzia ridacchiando. Alzo gli occhi al cielo e poso la testa sul finestrino, guardando delle nuvole grigiastre che stonano con l'azzurro tenue dell'atmosfera. Spero soltanto che domani non piova, non credo sia divertente fare una festa in spiaggia con il diluvio universale.

Ferma l'auto in un vialetto stretto e con tante case a tre piani e solo cemento. Alzo un sopracciglio guardandolo male. -Ugh, se volevi stuprarmi potevi anche aspettare che i tuoi andassero via di casa, ma qui no dai- scherzo. Mi scimmiotta slacciandosi la cintura e scende, incitandomi a seguirlo. -Perché siamo qui?-

-Perché continui a farmi domande se sai che non ti risponderò?- ribatte infilandosi le mani nel cappotto pesante. Alzo le spalle e lo spintono a mento alto.

-Beh, perché io sono io e sto ancora aspettando che tu faccia un'eccezione visto che mi adori- dico velocemente, piazzo lo skate per terra e mi do una spina per salirci, interrompendo la discussione prima che possa smentirmi. Mi sento instabile e il cemento sotto i miei piedi non è adatto, infatti tremo tutta, a cerco di non darlo a vedere e mi tengo dritta nelle spalle per sembrare più sicura di quanto non sono. Lo sento correre alle mie spalle, mi supera e svolta l'angolo, seguito a ruota da me. -Credo che tu ora debba scendere!- urla entusiasta. Si è fermato davanti a delle scale che portano sotto terra.

-La metropolitana?- chiedo scettica sistemandomi meglio lo zaino sulle spalle, sento una parte della polaroid che mi ha regalato urtarmi contro le scapole.

I Found Love in your Laugh [N.H] #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora