VIII Iris: GRIGIO

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Canada, 16 Giugno 2010

La << stanza grigia >> è quel posto dove io, Steve e molti altri pazienti siamo costretti a stare qualche ora al giorno per fare le nostre terapie.

Il grigio è un colore neutro. Non è bianco e non è nero. E' grigio. E' indefinito.

In realtà la << stanza grigia >> non è oggettivamente dipinta di grigio.
E' un luogo luminoso, con grandi finestre che danno sul cortile e pareti pittate di azzurro come il cielo, ma nonostante tutti questi accorgimenti per me e Steve rimane la stanza più noiosa al mondo. La stanza indefinita. Quella dove siamo costretti a trovarci un qualcosa da fare, leggere, disegnare o scrivere, pur di non pensare.

Anche se a volte pensare è inevitabile!

Penso alla mia malattia fin da bambina.
In realtà all'inizio non la vivevo come tale.
Ho iniziato a intuire che la mia vita non rientrava affatto nei canoni della normalità quando ho preso ad andare a scuola.
Nessuno faceva esercizi respiratori con una maschera più volte al giorno, nessuno aveva tanta tosse quanta ne avevo io, e nessuno prima di mangiare doveva prendere una medicina.
I miei compagni non capivano e io non capivo loro. Cosa poteva esserci di strano nel fare tutte queste cose? Le avevo sempre fatte!

Poi ho conosciuto Steve.
Anche lui era come me.
Anche lui aveva la fibrosi cistica.

E allora è stato tutto diverso.
Insieme abbiamo affrontato le domande, gli sguardi curiosi e quelli sdegnati.
Insieme ci siamo fatti forti.

" Iris, hai finito per oggi, puoi andare!" L'infermiera mi riporta al mondo reale.

Neanche mi sono accorta che ha già tolto il tubicino della flebo e chiuso il mio catetere.

" A domani!" dice la donna, aiutandomi a scendere dalla poltrona.

Tiro fino al polso la manica della maglietta e indosso il giacchetto. Lancio uno sguardo a Steve. Deve ancora concludere la sua terapia.
E' qualche fila di distanza da me, intento a leggere una rivista ittica.
Lo saluto appena con un cenno della mano. Sono infastidita con lui dall'episodio di poco fa.
Steve è un bravo ragazzo. E' come un faro in mezzo al mare per me, ma il fatto che debba mettersi in mezzo a cose che non lo riguardano non mi va molto a genio!

Accedo alla sala di attesa.
La signora Molly sta uscendo dalla palestra, sorretta dal marito. Il suo tremore sembra essere diminuito rispetto a questa mattina.
Evidentemente la ginnastica le è davvero di grande aiuto!

Sto per andarle incontro, quando la mano del dottor Cox mi blocca una spalla.
Mi volto.
L'uomo è fermo al mio fianco e i suoi occhi cangianti cercano i miei, " Iris, devo parlarti, puoi venire nel mio studio?"

" C'è qualche problema con l'assicurazione? " domando, " Io credo di essere in regola con tutti i pagamenti..."

" Non si tratta dei soldi, per favore, Iris, preferisco parlarne da soli..."

La faccia del dottore non preannuncia niente di buono. Lo seguo, senza aggiungere un'altra parola.
***

" Ho ritirato stamani le tue analisi " dice il dottor Cox, sedendosi di fronte alla sua scrivania, " non ci sono buone notizie. Lo Pseudomonas è ancora presente nelle tue secrezioni bronchiali"

" Dunque?"

" Dovremo irrobustire la cura. Aggiungere ancora un antibiotico, anche se la carica batterica è così alta che non credo questa volta riusciremo a eradicarlo del tutto!"

Il dottor Cox mi conosce fin da bambina.
Lui e il suo centro sono il mio appiglio, la mia seconda casa. Mi fido di quest'uomo e qualsiasi cosa ci sarà da fare, la farò. Anche incrementare il mio piano terapeutico, se necessario!

" Prendi tutti i farmaci che ti ho segnato?" mi chiede.

Annuisco.

" E fai la ginnastica respiratoria in modo regolare?"

Annuisco ancora. Non accenno agli orari sballati, causati dal lavoro alla taverna.

" E ti vedi ancora spesso con mio figlio? Girano voci che siete molto vicini..."

Arriccio le labbra e piego la testa in modo affermativo. L'infermiera che ci ha visti stamani in sala di attesa deve aver spifferato piuttosto rapidamente del nostro pudico bacio.

" So che vi volete molto bene e so anche che non posso impedirvi di essere amici, ma preferirei se limitaste le vostre frequentazioni. Uscite in luoghi aperti e mantenete sempre una certa distanza fisica. Steve non ha mai avuto una infezione da Pseudomonas e tu potresti contagiarlo! "

Le parole del dottor Cox sono chiare e semplici. Sono giuste, ma fanno un gran male.
So che lo fa per il bene del figlio, tuttavia è davvero orribile essere additate come una contagiatrice sociale.

" Cercherò di stare il più possibile alla larga da Steve" mi sforzo di sorridere.

L'uomo si allunga a prendermi le mani nelle sue, " Grazie Iris! Sapevo avresti capito!"

" Voglio bene a Steve, è quasi un fratello per me" dico, " farei qualsiasi cosa per non vederlo star male"

" Anche Steve ti vuole bene, sarà dura convincerlo a limitare le sue uscite con te!"

Mi lascio sfuggire un sospiro.
Altro che difficile, direi esattamente impossibile!
Se solo Bill Cox sapesse che il figlio vuole scortarmi fino a casa anche alle tre di notte, sono sicura avrebbe un mancamento!

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora