XIII Dylan: IL SEGNO DI VENERE

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Canada, 27 giugno 2010

"Questa è la zona degli ambulatori, dove i pazienti vengono a fare le loro visite periodiche, e da qui si accede alla palestra..."

Il signor Cox mi fa da Cicerone lungo i corridoi del suo centro di cura.
E' una struttura piuttosto moderna.
Non credevo che in un paese sperduto tra i monti potesse esistere qualcosa di così all'avanguardia.

" Lavorano con noi due fisioterapisti molto in gamba! Io ne usufruisco spesso, se ti va puoi farlo anche tu!" mi strizza l'occhio, " anche se, sei talmente giovane che non credo tu abbia problemi con la cervicale!" si passa una mano dietro al collo.

Storco appena le labbra. Quello che ne esce sembra più una smorfia che un sorriso.
Ho gli occhi ancora incollati dal sonno e i piedi che si trascinano con svogliatezza.

Il signor Cox prosegue entusiasta, "Questo invece è lo spazio dedito alla terapia" apre una porta dipinta di azzurro, accedendo a una stanza anch'essa azzurra.

Le ipotesi sono due: o gli abitanti di Banff conoscono esclusivamente il colore dei puffi o Bill Cox ha avuto un buono sconto per comprare questa orribile vernice celeste.
Da quando sono arrivato non ho visto pareti di altri colori!

" I pazienti si accomodano nelle poltrone e gli infermieri attaccano loro le rispettive flebo. Per passare il tempo hanno a disposizione dei giornali e anche della musica!" indica le casse ai lati delle pareti.

Mi guardo intorno. La stanza è arieggiata.
Il sole filtra da un paio di grandi vetrate, ma è comunque una stanza triste.
Le poltrone sono disposte a file, ognuna ha un asta di metallo vicino.
Mi imbambolo a guardarle.
Sembra di essere al cinema.
Un cinema desolante.

Il mio stomaco si stringe involontariamente.

" Bene!" dice Cox, risvegliandomi dal torpore, "adesso seguimi, voglio presentarti Anastasia!"
***

La responsabile dell'associazione di volontariato è una donna sulla trentina.
E' alta quasi quanto me, con i capelli che scendono a onde morbide fino alle spalle e una forma fisica alquanto prosperosa.
A giudicare da come le aderisce il camice addosso direi che porta una quarta di reggiseno.

" Piacere di conoscerti, Dylan!" mi stringe la mano.

La sua presa è morbida, quasi rammollita, da donna.

" Sarà Anastasia a spiegarti tutto quello che devi fare, ti affido a lei, mi raccomando!"

La tipa sorride. I suoi denti sono perfetti e anche le labbra. Ha un viso molto particolare. Un volto che mi ricorda...

" Il segno di Venere!" esclamo, puntandole un dito contro, " Sofia Loren! Sembri proprio lei in quel film!"

Anastasia continua a sorridere, ma la sua espressione rimane neutra. A quanto pare non ha la minima idea di cosa e di chi io stia parlando.

"Bene" dice Cox, " vi lascio alle vostre conoscenze! Una pila di pratiche mi aspetta" allarga le braccia in un sospiro, " Dylan, ci vediamo alle due nel mio ufficio per firmare la tua uscita"

Mi limito a fare un leggero segno di assenso con la testa.

Anastasia smette di sorridere e mi prende a braccetto, " Vieni, ti faccio vedere in cosa consiste il nostro lavoro!"

Anche se non volessi seguirla, sono costretto a farlo. Si è presa il mio braccio praticamente in ostaggio!
***

" Leggere libri ai pazienti più piccoli durante le cure, e anche a quelli che non riescono a farlo da soli, dare una mano ai fisioterapisti per gli spostamenti dei malati, aiutare gli infermieri a ordinare le scorte dei farmaci..."

Anastasia è un fiume di parole e la mia testa inesorabilmente si stacca, incapace di starle dietro. Mi concentro sulla forma delle sue labbra. E' davvero molto simile a quella della Loren.

" Dylan, mi stai ascoltando?"

Porto gli occhi sui suoi, " Certo!"

La ragazza sbuffa e lascia cadere sulla scrivania il foglio che stava leggendo, " Fare volontariato significa anche ascoltare gli altri. Impegnati a farlo, altrimenti non andrai da nessuna parte!" mi rimprovera, " non è facile stare qui, incontrerai persone malate, molto malate! Dovrai essere in grado di relazionarti con loro, far capire che sei qui per aiutarle, ma senza oltrepassare i limiti. Sopravviverai a questo posto solo se sarai capace di creare una tua barriera di protezione. Dovrai ascoltare i problemi degli altri, senza però farli tuoi. Per nessuna ragione al mondo!" dice.

" Altrimenti?" Tento di mascherare un sorriso, che mi esce in modo quasi automatico.

" Altrimenti la tua vita diventerà un inferno!"

Forse crede di farmi paura, ma si sbaglia.

Vorrei farle sapere che creare un muro di protezione per me non è difficile.
Non ho mai fatto mio niente degli altri, figuriamoci i loro problemi!

Per un ragazzo che non ama, tutto è possibile!

Mi alzo in piedi e sostengo il suo sguardo a testa alta. " Quando posso iniziare?"

Anastasia mi studia. Per quanto somigli alla famosa attrice italiana, credo che debba lavorare molto sulla mimica facciale.
La sua espressione è pressappoco insignificante. " Vado a prenderti un camice" dice, " non puoi lavorare in quelle condizioni!"

Lancio uno sguardo alla camicia, perfettamente stirata da mia madre, alla giacca blu scuro e ai jeans stretti che indosso.
Non so a cosa si riferisca, non mi sembra certo di essere vestito male!

"Ecco, mettilo sopra" mi porge la veste bianca, " domani vieni con una maglietta o qualcosa del genere. Giacca e camicia non sono il massimo della comodità!"

Cosa?
Una maglietta?
Non credo di averne mai avuta una!
Se escludo quella che metto per la notte, ovviamente.

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora