LX Iris: IL GIOCO NON È FINITO

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Canada, 19 luglio 2010

"Mamma ieri mi ha portata a Gastown! Abbiamo preso un ascensore enorme e pieno di vetri e siamo arrivate in cima all'Harbour Centre !" La voce di Rose è esageratamente eccitata al telefono. "Il Lookout è una torre panoramica fantastica! Da lassù abbiamo visto l'intera città!"

"Grandioso!"

Anche se non sono dell'umore adatto, mi sforzo di sembrare entusiasta delle avventure di mia sorella. Ai suoi occhi una città come Vancouver deve apparire tale e quale al Paradiso in carne e ossa.

"Nel pomeriggio andremo al Vancouver Acquarium nello Stanley Park" continua lei sempre più euforica. "Vedrò i delfini e anche le foche!"

La vitalità di Rose è quasi irritante mentre cerca di spiegarmi le specie ittiche con le quali si troverà ad avere a che fare.

Per fortuna Eva si fa passare l'apparecchio, mettendo un freno alla sua verve.

"Iris" mi chiama la mia matrigna, "scusala, è talmente euforica che non riesco neanche a farla dormire la notte!"

Sorrido, emettendo uno sbuffo dentro la cornetta. Vorrei avere anche io la sua vitalità e la sua spensieratezza. Infondo è ancora una bambina. E' giusto così!

"Come procedono le cose a Banff?" mi chiede Eva.

Le racconto del mio stato d'animo in attesa della chiamata per il trapianto.
Evito di entrare in argomento <<Dylan>>, anche perchè la vicenda sarebbe troppo dolorosa e lunga da spiegare.
Eva non sa chi sia il ragazzo venuto da New York e, anche se mio padre le ha per certo spifferato qualcosa, adesso io non ho assolutamente alcuna voglia di entrare in merito.

"Mi ha detto Mike che hai sospeso la terapia al centro. Sono felice che le tue analisi siano in miglioramento. Credo che sia qualcosa di positivo anche per l'eventualità del trapianto"

"Sì, è così..." annuisco. "Sto prendendo gli antibiotici per bocca adesso. Mi sento meglio"

Vorrei aggiungere fisicamente, perchè il mio umore non è certo dei migliori.

"Salutami tuo padre e digli che chiameremo di nuovo domani"

Il fischio del bollitore mi richiama in cucina. Mi congedo con Eva e vado a spegnere il gas.
Verso l'acqua calda in una tazza e vi imbevo la bustina di the alla vaniglia.

Prendo gli integratori dal cassetto e anche gli enzimi. Dopo la colazione e una doccia di una buona mezzora, esco in giardino.
Oggi l'aria non è calda come ieri. Deve esserci qualche perturbazione non lontano da qui.
Il cielo è sereno, ma effettivamente delle nubi sono in avvicinamento da nord.

Mio padre prima di andare a lavoro ha annaffiato il giardino.
L'odore di rugiada ed erba è decisamente piacevole. Vedo la cassetta delle lettere socchiusa. Questa mattina il postino deve essere passato piuttosto presto.
Percorro il sentiero fino al grande cancello.
Mi sporgo e recupero il materiale dentro la buca.

Tiro su un pacchetto fasciato di carta rossa a cuori e il mio di cuore si ferma improvvisamente. Le gambe tremano e lo stomaco si strizza come uno straccio.

Istintivamente lascio andare il pacco, che finisce di nuovo nella cassetta.

"Dylan..." mi esce in un sussurro.

Con i battiti accelerati riprendo tra le mani quello che suppongo sia un altro dei suoi film.
Lo giro e lo rigiro e alla fine decido di portarlo dentro.

Mi siedo sul divano. Poso il pacchettino ancora chiuso al mio fianco e lo guardo.
Devo aprirlo? Oppure è solo un grande errore?
Se lo apro verrò meno ai miei principi, ma se non lo apro non saprò mai cosa contiene.

Le mie dita lisciano la carta e il piccolo fiocco che vi è adeso sopra. Nonostante siano passati alcuni giorni e nonostante abbia dato retta a mio padre e abbia accettato i soldi di Dylan, la sua menzogna brucia ancora come il fuoco.

La mia voce interiore mi dice che questo è il primo passo di Dylan nella mia direzione.
Quindi cosa devo fare?

Mi alzo e giro attorno al divano, come se il pacco fosse un magico oggetto votivo e io una conturbante danzatrice!

A quanto pare per Dylan il gioco non è finito, nonostante tutto. E per me?

Posso passare sopra al suo errore? Posso di nuovo tronare a sognare tra un film e l'altro?

Mi lascio andare sul divano a peso morto.
Sono completamente in balia delle mie emozioni contrastanti, quando sento suonare alla porta.

Scatto in piedi come una molla e corro a vedere dallo spioncino.

I capelli biondi e la pelle chiara e lentigginosa di Steve fanno calare a picco ogni mia attesa.
In punta di piedi torno nell'altra stanza.
Mi sento cafona e pure un po' egoista.
Steve è gentile e buono con me.
Non è passato giorno senza venirmi a trovare, ma in questo momento non sono in vena di visite. Sono agitata e confusa e la presenza del pacco lasciato in salotto è più viva che mai.

Il campanello suona ancora una volta.
Lo lascio fare, prima o poi Steve si arrenderà e se ne andrà. Lo chiamerò nel pomeriggio e gli dirò che ero sotto la doccia.

Mi siedo, prendo il pacchetto tra le braccia e chiudo gli occhi.

In mente le note di Bed of roses, l'odore buono di Dylan, il suo sorriso e i suoi gesti avventati.
Sorrido e stringo più forte al petto il regalo.
Non so quanto resisterò prima di aprirlo.
Tutto quello che ho passato in questi giorni con Dylan è così bello, da non poter essere dimenticato.

Ho perdonato mio padre. Ho chiesto a Steve di dire a suo padre che posso perdonare il suo silenzio nei miei confronti.
Con molta probabilità sarò in grado di perdonare pure il responsabile della vicenda.
A meno che, dentro di me, non lo abbia già fatto...

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora