Canada, 27 luglio 2010
Il sole tramonta fuori dalla finestra e nella stanza si diffonde un caldo color arancio.
La tempesta è passata ormai e le temperature, già da questa mattina, sono tornate ad essere nella media stagionale.
L'infermiera se n'è appena andata, dopo avermi sostituito la medicazione al catetere e portato una bombola di ossigeno di piccole dimensioni, di quelle da trasporto, da tenere a tracolla come una borsetta. Adesso posso alzarmi e posso andare in bagno da sola, dunque avere una valigetta così piccola è sicuramente una soluzione molto pratica.
Allo specchio i miei capelli sono disordinati e avrebbero bisogno di uno shampoo, ma ho il braccio ancora attaccato alla flebo e le cannule strette al naso, quindi non posso far altro che rimandare il momento della doccia.
Decido di lavarmi a pezzi. La faccia, le ascelle e dietro al collo, stando attenta a non bagnare la medicazione appena fatta. Mi cospargo il décolleté di profumo e tiro i capelli in una coda alta. Quando esco dalla toilette mi trascino di nuovo sul letto, in attesa dell'arrivo di Dylan e Steve.
Sono felice che i due si siano dati una tregua. Okay, lo hanno fatto perchè gliel'ho chiesto io, ma lo hanno pur sempre fatto! Adesso sono solo curiosa di vedere quello che ha in mente Dylan per questa sera. Se ha pensato a qualcosa inerente il film che mi ha lasciato credo proprio che debba iniziare a preoccuparmi.
"Ehi, bambina mia, va tutto bene?"
Mio padre si affaccia alla mia stanza per la cinquantesima volta in questa giornata. E io, per la cinquantesima volta lo rassicuro con un debole sorriso: "Tutto okay"
"E' arrivato Dylan, ti aspetta di sotto..."
Solo a sentir pronunciare questo nome, il mio cuore si ferma per un breve istante.
"Sei pronta? Ti aiuto a scendere" dice il mio vecchio.
Mi faccio legare le scarpe da ginnastica e poi mi faccio dare una mano a spingere l'asta della flebo fino alle scale. Quando arrivo sul pianerottolo vedo Dylan. E' in fondo alla gradinata e mi attende in piedi. Le mani nelle tasche dei jeans e lo sguardo rivolto verso l'alto. I miei occhi non possono fare a meno di passare in rassegna ogni centimetro del suo corpo. La camicia nera morbida sui pantaloni, i capelli arruffati e le labbra lievemente contratte.
Scendo con cautela, sempre scortata da mio padre. Sento il mio respiro crescere e tornare regolare e poi crescere di nuovo.
"Ciao" sussurro.
Lo sguardo di Dylan si ferma sui tubicini infilati dentro al mio naso, poi si sposta alle mie guance e infine ai miei stessi occhi.
"Ciao" dice.
La sua voce mi arriva dentro al petto, fa vibrare ogni muscolo e ogni singolo nervo. La mia testa non può scordare quello che Dylan ha fatto per me. La sua attesa sulla sedia, il suo volto spaventato e le sue calde lacrime sulla mia maglietta. Tutto questo è silente, ma enormemente ingombrante tra noi.
Un semplice ciao, in realtà, racchiude un mondo di parole. Parole non dette. Parole espresse in un linguaggio sottile, che solo i nostri cuori conoscono.
Il campanello suona e mio padre si allontana da me per andare ad aprire.
Steve entra in casa chiedendo il permesso. Attraversa il salotto e ci nota in fondo alle scale. I suoi occhi passano da me a Dylan e di nuovo a me. "Ehi, ragazza, vedo che stai meglio..." si avvicina, fino a portarsi al mio fianco.
"Me la cavo..." annuisco.
Mio padre torna da noi. "Vi lascio casa libera per questa sera, mi raccomando non combinate guai!" La sua attenzione si sposta da Steve a Dylan e viceversa. "Affido a voi due la mia bambina, trattatela bene!"
STAI LEGGENDO
L'AMORE NON ESISTE
ChickLit[COMPLETA] IN TUTTE LE LIBRERIE. VINCITORE di Concorsiamo 2k17 terza classificata sezione romantici. Dylan Prince e Iris Sanders sono due poli opposti, ma paralleli. Lui è uno studente della NYU, che vive per un unico sogno: quello di sfondare co...
