XXXI Dylan: I RAGAZZI E L'AMORE

11.6K 823 47
                                    

Canada, 2 luglio 2010

Quando entro nella taverna, l'uomo dietro il bancone mi guarda con una brutta faccia scura. "Siamo chiusi" gracchia.

"Non sono qui per un drink" mi avvicino.

Il tipo arrotola una pezza intorno alla sua mano, "Cosa sei venuto a fare, allora?" stringe i suoi piccoli occhi scuri contro i miei.

"Quella ragazza..." indico con un braccio la porta dalla quale Iris è uscita poco fa, " la tua cameriera..."

L'uomo posa le mani sui fianchi.
Sembra piuttosto scocciato della mia presenza.

"Non ti sei accorto delle sue condizioni di salute?"

Il tizio sbuffa sonoramente.

"E' malata. Non può lavorare in quel modo! Ti rendi conto di quanto sia difficile per lei? Ti rendi conto che potrebbe avere un malessere da un momento all'altro?" Il ricordo di Iris stesa sulla barella mi lampeggia nella testa come una lampadina in procinto di fulminarsi.

"Iris è una mia dipendente. La pago per lavorare" il tizio getta la pezza dentro al lavabo e mi scruta sempre con più sospetto, " tu, piuttosto, chi sei? Non ti ho mai visto da queste parti!"

"Non importa chi sono io" replico, "quello che conta è il bene di quella ragazza. Come fai ad essere così cieco e ottuso! Non ti sei accorto che tra un cliente e l'altro lei deve fermarsi per riprendere fiato? "

L'uomo si sporge dal bancone.
I suoi palmi aderiscono strettamente al piano di marmo. "L'ho visto" ammette, "lo vedo ogni santa sera, ma cosa posso farci? Iris ha bisogno di questo lavoro. "

Muovo la testa, spingendolo a proseguire.

"Conosco suo padre. E' una brava persona e ha uno stipendio accettabile, ma non può bastare per le cure della figlia!" dice. " Iris non è un buon rendimento per questo locale, ma ho un cuore e non me la sento di negarle uno stipendio"

Mi avvicino ancora di un passo. Adesso anche i miei palmi sono piazzati sopra al banco. " Licenziala" ordino, "penserò io a pagarle le cure!"

Il tipo porta una mano alla pancia. "E come vorresti farlo?" ride istericamente.

Allento i bottoni della mia giacca, mostrando la marca della camicia che porto. Armani è sempre una buona garanzia.

"Ho abbastanza soldi" dico.

Il tipo si fa più serio di quanto non lo sia già. " Ed io cosa ci guadagno?" sbuffa, "i turisti sono in aumento in questo periodo dell'anno, come faccio senza un aiuto?"

Tiro fuori dalle tasche posteriori cinque banconote da cento dollari. "Questi dovrebbero bastare per sopperire alla mancanza di una cameriera." le lascio sul piano. " Vedrai, ne troverai presto una nuova. Questo posto è un incanto!"

L'uomo guarda me e poi i soldi.

"Naturalmente dovranno bastarti anche per stare zitto. Tu non mi hai mai visto!"
lo minaccio, con la speranza che i dollari siano davvero sufficienti. Non ho altro dietro.

"D'accordo" li arraffa, riponendoli dentro la cassa. "Domani licenzierò Iris. Spero di non dovermene pentire."

"Non succederà. Quella ragazza ha bisogno di recuperare molte ore di sonno!" mi incammino verso l'uscita.

"I ragazzi e l'amore!" farfuglia l'uomo, tornando alla pulizia del suo bancone.

Mi volto.
Vorrei fargli presente che si sta sbagliando.
Primo non sono più un ragazzo da tempo ormai. Secondo, con me la parola amore non va esattamente d'accordo.
Invece non dico niente in merito.
Torno indietro, apro il frigo e afferro un paio di birre fresche. " Ti sei dimenticato il resto!"

L'uomo scuote la testa, lasciandomi fare.
Nascondo le due bottiglie sotto al giacchetto ed esco.

La campanella sulla porta tintinna.
Mi sembra che abbia un suono diverso da prima, più dolce. O forse è solo una mia impressione.
***

Quando arrivo alla dependance, la prima cosa che faccio è quella di nascondere le birre sotto al materasso, vicino a quella quasi vuota del loro fratello Whisky.

Lancio la giacca sulla sedia e mi sfilo i jeans.
Sono stretti e sopra il pigiama iniziano a darmi fastidio.

Frugo in valigia. Dentro la tasca posteriore recupero la mia carta di credito personale. Dovrei avere alcuni risparmi, se mio padre non ha pensato ad azzerare anche il mio conto bancario, oltre alla mia vita.

Apro ogni cassetto della cucina, alla ricerca di qualcosa che abbia l'aspetto di una busta.
Alla fine trovo un biglietto di auguri natalizi e decido che possa andarmi bene ugualmente.
Lo piego e scrivo sopra un solo nome e cognome: Bill Cox.

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora