XXXV Dylan: BUGIA

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Canada, 3 luglio 2010

"Arrivederci signore, è stato molto comprensivo!" stringo forte la mano dell'uomo.

Sto per uscire da casa Sanders, quando una voce mi fa saltare letteralmente in aria.

"Dylan, che ci fai tu qui?"

Mantengo la porta semiaperta e guardo Iris dritta negli occhi.
Socchiudo le labbra, imbambolato.
Non riesco a pronunciare una singola parola.

La ragazza mi studia senza capire.

"Sono passato per..."

In pochi secondi non è facile elaborare una bugia. Qualcosa di abbastanza sensato, che camuffi il mio vero intento di questa visita; ovvero dire a Mike Sanders che ho pagato il padrone della taverna per il licenziamento e il signor Cox per le cure della figlia.

"Ecco, sono passato per...scusarmi!"

Iris mi guarda storto, "Per quale motivo?"

"Non averti dato un passaggio a casa" improvviso, "ho visto che eri impegnata con il dottor Cox e non ho voluto interrompervi, poi mi sono pentito e così, eccomi qua..." allargo le braccia.

Iris sospira, spostandosi i capelli da un lato.
Mi incanto a osservare la parte del collo che le è rimasta scoperta.

"Okay, sei scusato. Vuoi che rimanga sulla soglia o intendi farmi entrare in casa mia?"

Lascio andare la porta, "No,no...prego!"

Iris oltrepassa l'ingresso. I suoi occhi si spostano da me a suo padre.
Sembra imbarazzata.

"Intanto che ti aspettavo per farti le mie scuse, io e tuo padre abbiamo scambiato qualche parola"

Il signor Sanders si gratta la testa.
Ha ragione Iris, è un uomo molto ospitale e loquace, ma al punto giusto. Per fortuna si limita ad acconsentire, reggendomi il gioco.
Si è mostrato comprensivo e intelligente fin da subito. Ha capito il mio unico intento: fare del bene a Iris.
Io che ne ho le possibilità economiche.
Io che non ho mai fatto niente del genere.
Io che ho voluto farlo e basta.

"Pranzi con noi?" chiede Iris, cercando con gli occhi l'approvazione del padre.

Prima che il signor Sanders possa assecondare l'invito, mi spingo fuori dalla porta." In realtà devo proprio andare. Sarà per un'altra volta."

Iris scuote la testa, consapevole della mia avversione per i pranzi di famiglia.

"Ci vediamo" alzo una mano verso la ragazza in segno di saluto.

Lei solleva appena la sua. "Ci vediamo"

Le sue parole mi raggiungono quando sono ormai prossimo al grande cancello.

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora