XLVI Iris: UNA FAVOLA MODERNA

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Canada, 6 luglio 2010

Dylan mantiene la sua parola.
Alle tre e dieci della domenica pomeriggio mi attende fuori dal mio giardino. È al volante di una vecchia auto e, non appena mi vede, mi saluta con un cenno della mano penzoloni dal finestrino.

"Ecco qua! Un regalo del signor Cox. Si dice che io sia un ottimo allievo!" sorride compiaciuto del mezzo sul quale è seduto. " Potrò usare questa berlina per tutta la mia permanenza!"

Guardo meglio la vettura. Si vede che appartiene al dottor Cox. E' tenuta bene.
Un pò datata, ma bella.

Dylan scende e viene ad aprirmi la portiera.
Resto frastornata. E' la prima volta che qualcuno si preoccupa di una simile galanteria.

"Dove andiamo?" chiedo curiosa.

Dylan ingrana la marcia e parte.

"Sarà una sorpresa!" dice.

L'auto si immette sulla strada singhiozzando un po'. Non deve essere stata utilizzata molto nell'ultimo periodo.

"Hai visto il film che ti ho regalato?"

Annuisco.

"Ti è piaciuto?"

Annuisco di nuovo.

Dylan si volta appena a guardarmi, poi torna con gli occhi sulla strada.

"Ecco...Pretty Woman non è stato come Mary Poppins. E' stato più...più...più travolgente!" porto le mani al petto. "La storia di Vivian è così triste e felice allo stesso tempo!" sospiro.

"Pretty Woman è una favola moderna" Dylan non scolla gli occhi dalla strada. Stiamo procedendo verso sud, allontanandoci dalla città. "Vivian, la sua vita da prostituta sostituita da quella di donna di classe grazie all'incontro del miliardario Edward. Quale ragazza non vorrebbe vivere qualcosa del genere?"

Sospiro e guardo fuori.
È ovvio. Tutte vorrebbero vivere una storia d'amore così, o perlomeno sognarla.
Anche io.
****

Una ventina di minuti dopo Dylan ferma l'auto in un grande parcheggio asfaltato.
Tira il freno a mano e spegne il motore.

"Eccoci arrivati!"

Non vedo niente intorno a noi, se non un grande edificio in cemento.

"Dove siamo?"

Dylan viene ad aprirmi la portiera. Mi prende sotto al braccio e mi conduce verso l'entrata.

"Questo pomeriggio sarai la mia Vivian." dice semplicemente.

"La tua cosa?"

Non ricevo risposta. Dylan mi trascina dentro l'edificio, chiedendomi solo di fare silenzio.
Mi guardo intorno disorientata.
Le pareti e i pavimenti sono bianchi e lucidi.
Sembra un posto molto elegante.
Il corridoio è immenso e ai lati ci sono grandi vetrine con manichini, abiti, gioelli e accessori di ogni genere. Tutto scintilla. Tutto sembra brillare.

Mi aggrappo ancora di più al braccio di Dylan. Non riesco a dire niente. Le parole mi sono rimaste tutte impigliate in gola.

"Dove vuoi entrare?" chiede il mio accompagnatore, guardandosi intorno. "Prada? Gucci? Hermes? Louis Vuitton?"

I miei occhi non riescono a staccarsi dalle luci e dai colori che ci circondano. Ci sono persone che camminano nella galleria nel senso opposto al nostro e altre immobili di fronte alle vetrine.

"Io..." boccheggio.

"Entriamo qua!" indica uno dei tanti negozi.

Poi fa scivolare il suo braccio dal mio e mi prende per mano. Il contatto dei nostri palmi mi da una grande scarica di energia.

Un commesso ci viene incontro.
E' vestito con giacca, cravatta e camicia rosa.

"Salve. Posso aiutarvi?"

Dylan lascia andare la mia mano.
Un paio di passi e si porta di fronte all'uomo.

"Vede quella signorina lì, avete qualcosa in questo negozio che sia bello come lei?"

L'uomo si allenta leggermente il nodo della cravatta e improvvisa un sorriso. "Abbiamo molte cose per la signorina" dice.

Dylan passa una mano tra i capelli. " In realtà...sa di cosa avremo bisogno? Avremo bisogno di avere molta gente a nostra dispozione. E le spiego perchè. Noi spenderemo una sfacciata somma di denaro e abbiamo bisogno di gente che si spacchi in quattro perchè ci teniamo. Ha capito?"

Queste parole non mi sono nuove. Affatto.
Improvvisamente mi rendo conto che si tratta della stessa frase usata dal protagonista di Pretty Woman quando conduce Vivian alla boutique. La boutique.
Qui siamo in una boutique!
C'è un commesso, esattamente come in quel film. C'è Dylan che, vestito elegante, mi guarda e sorride. Ci sono abiti firmati.
Tanti abiti firmati.

Il mio cuore prende a battere veloce.
Non posso credere a quello che sta succedendo.
E' come se improvvisamente fossi piombata all'interno del set cinematografico.
Io uguale a Vivian e Dylan a Edward.

E mentre i miei pensieri cercano di dare un senso a questa assurda situazione, il commesso chiama in aiuto le due ragazze che sono dietro al bancone. Mi ritrovo dentro ad uno dei camerini, nelle mani di due donne esageratamente agguerrite.

Le commesse mi portano una serie esagerata di vestiti e nominano stilisti a me ignoti.
In meno di venti minuti indosso, tolgo, rimetto, sfilo e infilo capi di ogni genere.
Abiti da sera e da giorno.
Un paio di camicie di seta, una giacca con le frange e una gonna con le pieghe.

Dylan resta in disparte, appoggiato con la schiena contro il muro e le mani in tasca.
Mi guarda ogni qual volta che esco dal camerino. Sorride per approvare o fa una smorfia quando non gli piacciono gli abbinamenti.

Le due donne sono gentili con me.
Mi fanno complimenti sul mio fisico asciutto e sul colore dei miei capelli.
Rido, mi diverto, sono felice, immersa e beata nel grande mondo della moda.

E quando le prove d'abito finiscono, mi ritrovo con due grandi buste tra le mani contenenti capi di ogni genere.

Dylan passa il bancomat al commesso del negozio. Digita il codice e rimette la carta nel portafoglio.

Quando usciamo dal centro commerciale è quasi sera.

"Non posso accettare tutto questo" indico le buste. "Avrai speso una fortuna..."

Dylan recupera le chiavi dell'auto dalle tasche della giacca. "Non dire una sola parola. E' un mio regalo. Anche Vivian ha accettato quello di Edward" mi ricorda.

Non riesco a replicare niente, neanche un semplice grazie, perché so che tanto Dylan non vorrebbe sentirlo.

Mi accomodo sul sedile con un esagerato sorriso sulle labbra e, con la coda dell'occhio, guardo Dylan.

Mi sento forte e invincibile. Mi sento felice.
Felice come non lo sono mai stata in vita mia.
Al centro di una sorpresa che mai avrei creduto possibile.

Nessuno prima di adesso era riuscito a farmi dimenticare per un pomeriggio intero la mia malattia.
Nessuno prima di adesso era riuscito a farmi sentire una ragazza come tutte le altre.

L'AMORE NON ESISTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora